domenica 27 maggio 2012

Caso Scazzi. Il sistema paese affetto da sindrome post traumatica?

Di Gilberto. M.

Rispondo ad alcune obiezioni al mio articolo “Sarah Scazzi. Guardando oltre il giardino (e se Michele Misseri soffrisse di amnesia dissociativa?)”


Anche se mi ero determinato a non replicare, eccomi qui a fare ammenda. Rispondo ringraziando chi ha commentato. Lo ammetto, riguardo al caso in oggetto - come giustamente è stato rilevato - non ho certezze a differenza di molti che invece sanno con sicurezza chi è per certo il colpevole o come sono andati i fatti (e questo vale per qualsiasi delitto compreso quello di esser qui a commentare). Mi ero sforzato, lo ammetto, di costruire mentalmente uno scenario plausibile (un po’ come tutti), di dare alla storia (una vicenda brutta e crudele) una sceneggiatura in cui i fatti si embricassero secondo un copione coerente, ordinato per scene e con tanto di sinossi e note di regia. Non ci sono riuscito. Ho cercato lumi nel garage, nell’appartamento, grazie ai plastici di commentatori zelanti... in graziose ricostruzioni 3D del supposto luogo del delitto, volteggiando su Avetrana con Google Maps... Nessuna traccia.

Sì, ho pensato... avranno lavato via tutto, con sapone e olio di gomito. Nell’auto? Niente. Corde, cinture e quant’altro... pulite come mamma le ha fatte. Niente sangue, niente umori... niente di niente. Testimoni? Sì, a iosa, a parlare un po’ di tutto e del niente, à la recherche du temps perdu, con un gossip logorroico a ravanare sulle quisquiglie, sui ricordi di tanti anni fa, sulle bagatelle e sulle pinzillacchere, sul sentito dire e sull’enfasi delle cose più banali e insignificanti amplificate con il megafono del si dice, si racconta, si sogna... Sui battibecchi e sulle chiacchiere, sulle pause e sulle omissioni sospette.
Il telefonino? Quello... è stato trovato, insieme a degli oggetti, e il luogo di sepoltura della povera ragazza. Bene... e poi la confessione. Una sola? No, molte, con diverse varianti. Confesso che anch’io... non ci ho capito più niente. E poi gli orari, i testimoni, le biografie... un guazzabuglio che ha confuso ancora di più. Ho cercato lumi nelle carte, nelle dichiarazioni dei personaggi (protagonisti e non) della vicenda. Lo dico senza incertezza... che di certo e di assodato non ho trovato niente, tutto plausibile e possibile e così pure improbabile e impossibile, credibile e inverosimile. Eppure molti il copione ce l’hanno in testa, preciso, inappuntabile, perfettamente in orario come un treno svizzero, embricato come le tegole di un tetto. Un puzzle con gli incastri perfettamente inseriti, un po’ a martellate a dire il vero, costruendo un bel quadro astratto, anzi una tela divisionista che dietro alla rappresentazione coerente e unitaria mostra solo una tessitura puntiforme (punti slegati e senza costrutto).

Nei commenti qualcuno ha detto che la mia analisi è bella e inverosimile. Sì, perché invece è verosimile quella di una aspirante estetista ventiduenne e del padre contadino che imbastiscono in pochi minuti dal delitto un depistaggio e una strategia di occultamento degna di un agente segreto, da fare invidia a un professionista del crimine? Verosimile che i protagonisti non abbiano non dico un’ora per pensarci e per sentirsi sconvolti, ma neppure un minuto di incertezza per decidere il da farsi? Verosimile che con tempismo da cronometro incastrino per bene le tessere, con sms inviati sul filo dei secondi in un copione da film mozzafiato? Verosimile che quasi ogni membro della famiglia sia stato parte in causa per sopprimere una ragazzina che avevano sempre trattato come una figlia e per un movente a dir poco evanescente? Verosimile che abbiano fatto transitare il cadavere senza lasciare tracce da un luogo all’altro della casa? Verosimile che per motivi di gelosia (il classico passepartout nei moventi indiscernibili) abbiano fatto camarilla per ammazzare in pieno giorno e con una gita al mare già bell’e programmata? Verosimile che il signor Misseri carichi in macchina la salma e la copra con un cartone a far da capanna, senza lasciare traccia, e con sopra una zappa per far vedere che andava in campagna e poi, fatto il lavoro, se ne vada allegramente a raccoglier fagiolini? Verosimile che riesca a scavare una buca, a spostar terra e pietre in un amen, molto più veloce dell’escavatore con la quale verrà riesumata la salma? Verosimili i sogni a supporto e riscontro dei fatti? Verosimile un palinsesto di testimonianze, filastrocche e orazioncelle senza capo né coda? Al confronto Chance Giardiniere - che nel suo intercalare di botanica viene accreditato di profonde riflessioni sulla macroeconomia - ha una sua credibilità, se non altro sul piano metaforico. Al confronto con la ricostruzione del delitto di Avetrana, il film Being There finisce per impallidire come una sorta di parodia da dilettanti.

Ho provato a partire da zero attraverso una ipotesi suggestiva, come molti giustamente l’hanno battezzata, inverosimile, basata su pregiudizi. Un’ipotesi non è detto che sia vera, è un'ipotesi, ma deve avere una sua logica intrinseca e soprattutto deve poter essere falsificata attraverso un procedimento sul modello popperiano (per congetture e confutazioni). Qualsiasi teoria (anche scientifica) si basa su pre-giudizi, su conoscenze di fondo sulle quali esercitare la razionalità (aspettative, ipotesi, conoscenze). Cioè giudizi che poi verranno messi al vaglio e dovranno reggere al processo di falsificazione (corretti e modificati alla luce delle osservazioni empiriche, controllando le congetture per tentare di confutarle). Ci sono invece asserzioni che non possono mai essere falsificate perché inverificabili e dunque sempre vere (almeno secondo chi se ne fa sostenitore) e sulle quali dunque è inutile dibattere. Le ipotesi si inventano e si elaborano proprio in ragione di un possibile procedimento di falsificazione, presupponendo fatti che le possano smentire, mostrandone fragilità e inconsistenza. Un’ipotesi è falsificabile quando esiste la possibilità di estrarre conseguenze passibili di controllo fattuale. Un sistema empirico deve poter essere confutato dall’esperienza, a differenza di uno metafisico che è sempre verificabile.
Offro dei suggerimenti per falsificare la mia ipotesi (piena di dubbi e interrogativi). Trovare tracce del delitto in qualche ambiente della casa di via Deledda. Trovare vere tracce nel garage e sull’auto. Dimostrare che almeno una delle versioni e delle testimonianze del Misseri sia coerente e concordante, lucida e articolata, precisa e convincente... e abbia soprattutto riscontri, a parte gli oggetti da lui fatti rinvenire, a parte aver fatto ritrovare il cadavere della povera ragazza (ma questo non è in discussione e la mia ipotesi ne tiene conto). Che la narrazione del signor Misseri abbia il carattere vivido e realistico di un’esperienza vissuta e non sia soltanto una accumulatio di elementi lirici e tragici accostati in modo caotico o con elementi allegorici (l’albero del fico) tratto dall’iconografia biblica e dalle suggestioni del catechismo. Che l’analessi (flashback) che riavvolge la struttura della fabula sia coerente con la prolessi (flashforward) degli eventi rivelati e narrati, ma possibilmente senza riandare ad Adamo ed Eva e al peccato originale (qualche molestia di preistorica memoria). Che il personaggio di Sabrina non risulti soltanto un’ombra su un palcoscenico onirico, che narrativamente sia credibile e stia all’impiedi. Che l’agnizione della presunta identità dell’assassino non sia solo il frutto di uno stato confusionale e dissociato. Che i racconti del protagonista non siano per caso affabulazioni o anfibologie costruite attorno a un’esperienza traumatica o a un’illusione di memoria. Che le cinghie e le corde indicate dal protagonista conservino qualche traccia del delitto. Che esista prova certa che la povera Sarah abbia raggiunto la casa dei Misseri in quel pomeriggio d’estate. Che sia stata uccisa proprio in quell’ora... 
E non stiamo qui parlando di un’amabile conversazione all’ora del tè, stiamo parlando di un delitto e di persone vere, persone che hanno lavorato tutta una vita spaccandosi la schiena per dare una casa e un’esistenza dignitosa ai loro figli e che meritano di essere condannate (o assolte) sulla base dei fatti, non dei pettegolezzi, delle illazioni o dei teoremi. Persone che hanno diritto alla disamina di quanto in prima istanza potrebbe sembrare ovvio e che invece non lo è, che potrebbe apparire reale e invece è solo apparente. Occorre chiedersi se una ricostruzione ha fondamento, o se mancano elementi logici e fattuali per tenerla in piedi. Non basta lo sdegno e la rabbia per una vita spezzata, non basta il desiderio di giustizia per rendere lucidi e sensati i giudizi. Occorre che le ricostruzioni siano sorrette da prove, riscontri, incastri non arbitrari. La mia ipotesi è sbagliata? Un’ipotesi è fatta per essere smentita in linea di principio e di fatto, ma su base argomentativa e col supporto di fatti acclarati e non supposti. Un’ipotesi non è un fatto, ma una relazione tra fatti interpretabili secondo nessi plausibili, appunto un pre-giudizio. Si può rispondere con dei fatti che ne dimostrino l’errore (confutandola mediante dati inoppugnabili) o con un’altra ipotesi più semplice e una spiegazione più economica, che faccia asserzioni più precise e dettagliate (sul modello del rasoio di Occam) ma sempre con un impianto credibile. Si può perfino considerarla in funzione puramente strumentale, come mera finzione euristica, una semplice perifrasi, un guscio vuoto per ottenere risposte più precise, per mettere a nudo incongruenze o affinare migliori strumenti di indagine. Ma per favore... non si ponga l’attenzione sul dito, un dito serve solo a indicare, che sia bello o brutto, liscio o screpolato, aristocratico o plebeo, acculturato o sgrammaticato... poco importa. Osserviamo cosa sta indicando. Se non proprio alla luna guardiamo almeno oltre il nostro orticello.

Voglio chiarire una cosa che mi sembra importante, e specificare riguardo alle prove testimoniali e al sistema informativo: Da una lettura di vari documenti sul caso Scazzi reperibili sui media non ho mai avuto l’idea che in qualche modo Misseri sia stato influenzato da avvocati, giudici e consulenti (qui vado controcorrente). Semmai sembrerebbe vero il contrario. Paradossalmente proprio lui sarebbe riuscito a condizionare e suggestionare, se la mia ipotesi fosse corretta, con false memorie e confabulazioni (e in questo caso per qualcuno non sarebbe certo facile dover ammettere di essersi sbagliato, di aver preso lucciole per lanterne). Il fatto che il signor Misseri abbia fatto trovare il cellulare e altri oggetti, e indicato il luogo dell’occultamento del cadavere, può aver indotto a credere che stesse dicendo il vero (prima riguardo alle accuse rivolte a se stesso e poi alla figlia in un palinsesto di versioni contraddittorie e, secondo chi scrive, inverosimili, prive di riscontri, antilogiche e forse confabulatorie) e che il caso fosse dunque bell’e risolto. La falsa memoria non è un fatto in sé patologico. Il testimone non è neutro, la percezione dipende da una costellazione di fattori molto complessa (di fronte a un incidente stradale in cui i testimoni la raccontano tutti esattamente allo stesso modo c’è sempre da dubitare...). Così pure lo stress postraumatico non è una cosa da folli, è una situazione il più delle volte transitoria di fronte ad eventi drammatici, un tentativo di adattamento... 
È impossibile dire come ciascuno di noi potrà reagire di fronte a situazioni di stress, non esistono test che possano far prevedere i comportamenti dei singoli di fronte ad eventi sconvolgenti. Qualche volta però può accadere che le emozioni (quelle di un testimone e non di un assassino) finiscono per travolgerci oltre un limite fisiologico creando un ingorgo, un cortocircuito mentale. Io non ho certezza che questo sia accaduto a Misseri, è una ipotesi eventualmente da falsificare su base fattuale. Se però fosse così? Se le approfondite analisi di molti opinionisti circa i deliri di gelosia di Sabrina, le dinamiche psico-familiari della famiglia di via Deledda fossero soltanto proiezioni (controtransfert in termini psicoanalitici) relative solo a confabulazioni? Sarebbe tragicomico scoprire che le dissertazioni psico-caratteriali sulla famiglia Misseri che occupano tante menti della criminologia nostrana si applicano a una commedia degli equivoci, si riferiscono solo alle false memorie e ai turbamenti provocati da un trauma emotivo. Ma sarebbe ancora più drammatico scoprire che il processo che si sta celebrando in quel di Taranto fosse senza prove, basato solo su sogni, pettegolezzi e confabulazioni.

Il mio articolo era però rivolto soprattutto al sistema informativo, l’ambiente nel quale siamo immersi (il riferimento al film Oltre il Giardino), un sistema autoreferenziale, come nel paradosso del mentitore. Cosa intendo? Che l’informazione cresce su se stessa in modo esponenziale senza che esistano criteri di falsificazione, il vero e il falso si mescolano in modo spesso indistricabile. Un labirinto nel quale ci aggiriamo senza punti di riferimento. L’informazione si attorciglia e si aggroviglia su se stessa (entangled) prolifera come nel film (Oltre il giardino), immaginando scenari sempre più complessi, delle immense tele dove diviene sempre più difficile discernere tra i fatti e i teoremi. Lo Stress postraumatico ci riguarda ormai un po’ tutti. Raggelati e confusi di fronte ad eventi che non comprendiamo, a cose che ci sovrastano, a situazioni che ci sorprendono e ci spaventano. I nostri ricordi si sovrascrivono in un palinsesto, un flusso inarrestabile di informazione che si deposita continuamente nella nostra mente rendendoci talora apatici e talora eccitati, ma il più delle volte lasciandoci confusi e disorientati. 
Il sistema informativo appare ormai come un regno dell’equivalenza, in cui tutto è plausibile, tutto è contemporaneamente vero e falso, proprio come nel paradosso del mentitore (come nella canzone di Gaber – il tutto è vero e il tutto è falso). Ci perdiamo nell’immenso database di un ipertesto, in un dedalo di link, un immenso alveare di suoni, immagini e parole. Siamo tutti dispersi, smarriti, non abbiamo più strumenti per sceverare e discernere. Gli specialisti, soprattutto quelli dell’informazione, sono perfetti conoscitori del loro orticello. Nessuno esente da un male oscuro, una sorta di autismo, come Chance Giardiniere del film che è stretto nel suo mondo fatto solo di tuberi e televisione, di talk show e di vegetali. Più cresce il sistema dell’informazione e più rimpiccioliamo nel nostro rassicurante recinto, spaventati e irretiti ci è sempre più difficile distinguere tra realtà e fantasia, tutto è vero e tutto è falso. Gli esperti sono specialisti dei loro piccoli ambiti. Qualcuno sa tutto delle carote, qualcun altro delle patate o del sedano, qualcuno pianta margherite o innesta le rose, ma fuori dal loro giardino gli specialisti sono anche loro dispersi e smarriti.

Se veramente il caso di Avetrana fosse quello di un delitto irrisolto in una gigantesca commedia degli equivoci, allora sarebbe davvero una cartina al tornasole. Molti commentatori vanno indicando il caso con supponenza e fastidio come un banale episodio di cronaca nera sul quale gli italiani imbastiscono un dibattito ozioso e inconcludente. La vicenda sarebbe invece ben più interessante di altri casi trattati con l’altezzosa seriosità e l’aulica compostezza riservata alle cose importanti. Se la mia ipotesi fosse vera, da psicoanalizzare non sarebbe la famiglia Misseri, completamente estranea al delitto, ma tutto il sistema informativo del paese che attraverso una pletora di commentatori e opinionisti avrebbe messo in piedi una gigantesca proiezione fantasmatica. Sui personaggi di una famiglia contadina si sarebbe costruita una fabula attraverso analisi improbabili e fantasiose, sulla loro casa, con dei plastici a rilevare un luogo del delitto inesistente, sul loro passato, un flashback costruito solo su un gossip sfrenato ingigantendo e deformando fatti della loro vita normali e irrilevanti. Sarebbe la prova di un sistema informativo ormai profondamente dissociato che dà corpo ai fantasmi, alle paramnesie, alle proiezioni, alle allucinazioni... con una retorica senza più reticenza e con la più totale inconsistenza argomentativa. Il caso Avetrana sarebbe un caso psichiatrico esemplare riferito a un sistema paese in una crisi di identità ormai cronica e con preoccupanti sintomi di spersonalizzazione... Gilberto M.

13 commenti:

darpi ha detto...

x max purtroppo quello che scrivi èquello che ho sempre pensato soprattutto x quello che riguarda il fatto che x essere vero quello che prospetta la procura di taranto si necessita la partecipazione di menti criminali addestrate e non di una famiglia di contadini che sempre solo fatto la raccolta dei fagiolini..complimenti x l'articolo...ciao

magica ha detto...

post interessante .
tuttavia ho ascoltato il video postato da un forumista(il primo interrogatorio di misseri) vero.. in quell'interrogatorio non trovo nessun vizio di suggestione verso misseri .. mah ! hai sentito l'interrogazione dell'incidente probatorio ?
sono cambiati i toni .. inoltre si evince come misseri sia suggestionato dalle domande . e risponde a piacimento .

anna ha detto...

io parto da quando il misseri nel campo trovo la scheda telefonica e piangendo disse ho timore che sia di mia nipote sara,lui nemmeno saprà come sono fatte le schede del telefono,poi successivamente confessò il delitto, ma ci furono delle cose che disse che mi convinsero a dire subito non è stato lui sta coprendo qualcuno,a parte il movente che non si è capito qual'è, a parte che parle che l'ha uccisa con la cinta, con la corda......si contraddice più volte ma soprattutto quando dice di averla violentata dopo morta, questo mi portò a dire che era una confessione concordata ma aveva esagerato....infatti poi si scopri che sarà non era vero che era stata violentata.............i suoi racconti si capisce che npon sono i suoi ma fatti dire da altri.....

Manlio Tummolo ha detto...

Controfirmo molte delle asserzioni di Gilberto M., non tutto: presumo che divergiamo nettamente per la parte che va dal presunto ritrovamento da parte di Michele Misseri del telefonino di Sarah (vero ? falso ? parzialmente vero ?), fino all'incidente probatorio compreso, dove appare più che evidente, e pure dichiarata, l'influenza dei SS. Inquisitori sulle risposte dell'uomo, variamente pilotate fino ad arrivare alla storiella del "cavalluccio", mai esplicitamente descritta: si suppone trattarsi di un gioco in cui Sabrina facesse da cocchiere e Sarah da "cavalluccio", appunto una cosa inverosimile con una ragazza che, a detta dei magistrati locali, mirava a farsi donna e a portare via il "moroso" alla cugina. Tutto questo tentativo di pilotaggio depistatorio è più che manifesto, dai verbali e dalle dichiarazioni degli stessi SS. inquisitori. Poi vi è stata la nuova rottura e i nuovi rovesciamenti del "doloroso percorso di ravvedimento". "Percorso" che, lungi dall'essere o almeno apparire unitario, era invece un cumulo di contraddizioni che la Corte di Cassazione segnalò come tali, considerando il tutto come "inattendibile". Resta oscura la serie di motivazioni, certo per nulla in buona fede (e che malafede vi sia, è dimostrato dalle successive manovre contro gli avvocati della difesa), di chi ha voluto distorcere la realtà, trasformandola in una grottesca descrizione di un omicidio "intrafamiliare", non si sa bene come motivato, disperatamente alla ricerca di una qualche credibilità logica e fattuale.

magica ha detto...

anche xchè se si fosse trattao di gioco al cavalluccio , penso che la sarh avrebbe potuto fare il cocchiere dato il peso di sabrina e l'esile corpo della cugina .. cose inverosimili . questo disse misseri nell'incidente probatorio .. lo pensate possibile? se credete a misseri dovete credere aquesta ipotesi .xchè questo lui disse.


.un'altra ,,il fioraio . .. dice sogno . ed è inutile dire il contrario . con i tempi non ci stiamo ..

magica ha detto...

poi quei giornalisti che postano le ultime scoperte ,, telefonate fra sabrina ed un amico .
il giornalista posta i dialoghi in modo ambiguo in modo che si possa pensare che la sabrina stia confessando all'amico e x telefono l'omicidio di sarh
ma il giornalista ci lascia con la curiosita' , xchè la telefonata si interrompe .. intanto ha messo nelle menti distorte della gente ,un tarlo ..

carla ha detto...

sono state messe troppe toppe e ha ragione quello dice l'articolo ,specialmente alla fine,che quello che deve essere psicanalizzata è la gente non i misseri....perchè de mo assurdità che si sente dire......
sarà,che parlo da esperiente,più avanti vado ,più sono convita che la vicenda puo essere più semplice di quello che si presenta,ma l'uomo deve comunque complicare...
ora esiste queste confidenze di sabrina verso al amico e come dice magica l'ho notato pure io che i giornalisti come distorge le cose,ma che vuoi la gente è tanto sveglia per capirlo.......
lei sabrina,in quel momento parlava di senso di colpa,perchè se ne sentiva responsabile per la cugina è ovvio erano sempre insieme,ma non dell'omicidio come chi vuole insinuare....le cose vanno letto fin dall'inizio ,lei inizia con dire che aveva perso dei affetti.......
poi la contradizione di michele che dice che la ragazza non l'ha nemmeno sfiorato con un dito,ma confessa di averla uccisa......mah!.....come dissi pocanzi parlo da esperiente,allora perchè all'inizio si è dovuto estorcere l'abuso,non poteva pensarci fin dall'inizio,di dire qualcos'altro,che non poteva essere una cosa cruenta come quello dell'abuso?......
è innutile puo raccontare le frottole al mondo intero,non a me....c'è chi può non credere,anche perchè non tengo lauree...è tipico di queste persone,che si disconoscono di avere questo problema......per cui dubbito che michele,voglia aiutare la figlia e la moglie,se no la verità va detta fino in fondo...è innutile che cerchi una scappatoia che dice che si amazza e non ne dubito che lui non lo faccia ...nei suoi discorsi vedo che piutosto dover di nuovo affrontare il discorso dell'abuso,si amazza.......
è qui che lui mi potrebbe dimostrare che non centri ,solo contestando che lui non ha che fare....
non basta dire ai giornalisti che non è vero,troppo facile.....dovrà dare una risposta plausibile,perchè ne parlò all'inizio?.......uno non puo venirsene fuori così e poi dire scusate mi sono sbagliato......sempre se lo affronterà l'argomento o se per lo meno qualcuno si degni di domandarlo.....saluti

Anonimo ha detto...

Se la famigliola avesse avuto più tempo per concordare una versione ufficiale, se si fosse mossa con la preparazione di un agente segreto, infatti, i vari tribunali (cassazione, riesame, gup, etc)non avrebbero avuto neanche un indizio contro le due signore. Ma non è andata così. Spiace per chi si affanna a voler il solo contadino colpevole.
Valentina

magica ha detto...

buongiorno valentina.
misseri messo alle strette dagli inquirenti confesso' il delitto .
pensa che avevano avuto 42 giorni (prima del ritrovamento ) x mettersi d'accordo . tu pensi che ne sarebbero voluti ancora di piu?
dovresti postare gli indizi , che tu pensi siano importanti . xchè tra il dire e il fare ci sta di mezzo il mare ..

daltronde ci puo' essere sempre quall'cosa che non si è compreso ..

Manlio Tummolo ha detto...

Troppi "se" messi in pentola...

Giacomo ha detto...

Premetto che l'articolo è pieno di spunti apprezzabili.
Ma purtroppo non porta a nessuna conclusione.

Laddove una ricostruzione possibile c'è ed è quella indicata dai tabulati, come più volte fatto presente.
Questa ricostruzione porta ad escludere la responsabilità di Sabrina e Cosima, per mancanza del tempo necessario alla commissione del delitto, a meno che non si voglia seguire la teoria del falso alibi, creato da Sabrina: teoria non dimostrata, né dimostrabile.
La prima confessione di Michele Misseri non sembra estorta con domande suggestive, a meno che non si voglia seguire la teoria, a mio parere molto ardua, che Misseri si sia limitato a fare da seppellitore per conto terzi. Di costoro, partendo dal presupposto plausibile che le donne di casa fossero all'oscuro di tutto, non c'è la minima traccia.
Se vogliamo credere alle poche risultanze certe dell'autopsia, sappiamo anche che la vittima fu strangolata.
Quindi i tempi del delitto, o almeno dell'aggressione, ci sono: 14,32-14,42. Il luogo c'è: il garage. L'autore c'è: il Misseri. Il movente c'è: aggressione di natura sessuale.

Considerazioni suppletive. Le donne Misseri, Valentina compresa, sono tutte convinte che il responsabile sia Michele Misseri. Non sembra verosimile che, in presenza di una possibile verità alternativa, esse abbiano questa convinzione. Come pure non si capirebbe perché il Misseri non troverebbe altro modo per scagionare le sue donne che attribuire a sé l'omicidio.

Per quanto riguarda le condizioni psichiche del Misseri, penso che le sue "amnesie", vere o presunte, siano funzionali ad allontanare da sé l'immagine odiosa del pedofilo, che oltretutto sarebbe impropria, perché, per quello che ne so, la vera pedofilia è l'attrazione, da parte di adulti, verso soggetti del tutto immaturi dal punto di vista sessuale: circostanza che non sembra ricorrere nel caso in esame.
Propendo per una sindrome della personalità multipla.

Sono d'accordo che potrebbe essere stato Misseri per primo ad indurre negl'inquirenti delle false convinzioni con i suoi comportamenti ambigui. In tal caso, ha poi trovato comodo seguire l'onda da lui stesso originariamente creata.
Come pure trovo molto acuta l'analisi sulle false convinzioni che i media hanno irresponsabilmente creato nell'opinione pubblica.

Giacomo

magica ha detto...

ciao giacomo
è quello che ho sempre pensato io..
un pedolfilo(parolaccia) è una persona ammalata che penserebbe di fare sesso con un .impubere......
quindi si sa che si è maturi sessualmente dopo l'avvenua del manarca ..

Manlio Tummolo ha detto...

Caro Giacomo,
tutte le confessioni, fino all'incidente probatorio compreso, risultano estorte con procedimenti suggestivi, per quanto dichiarato dal PM appunto ll'inizio dell'incidente provatorio, nell'illusione di pararsi le terga da intervento correlativo degli avvocati. Questo è detto a chiare lettere all'inizio della verbalizzazione di quella "disgrazia improbatoria", con la sola specificazione che ciò è lecito con gli indagati, non con gli imputati. Ma questo dimostra solo comoda ignoranza di tutti, avvocati e magistrati, che trascurano l'art. 61 CPP, dove è specificato che i diritti dell'indagato e quelli dell'imputato sono i medesimi.
Come ho più volte ribadito, anche per il comportamento successivo dei magistrati nei confronti di Michele Misseri, NULLA IN REALTA' SAPPIAMO DI QUANTO E' AVVENUTO, non potendosi individuare l'agire reale del Misseri da quanto gli è stato fatto dire con domande a risposta obbligata in condizioni materiali e psicologiche mai ben chiarite. Pure i suoi pretesi "ritrovamenti" (dal cellulare al corpo di Sarah) devono essere visti con larghissimo beneficio d'inventario. e quali possibili mistificazioni buone per la pubblica opinione e certo giornalismo acritico e ripetitivo.