giovedì 11 giugno 2015

Veronica Panarello. Se è vero che il passato c'entra sempre con quanto accade nel presente, anche il dottor Petralia potrebbe aver sbagliato indagini e colpevole...


Gli spezzoni video degli interrogatori di Veronica Panarello, mostrati da Porta a Porta con tanto di commenti unilaterali di ospiti colpevolisti e ripresi un po' ovunque, ancora una volta dimostrano che la giustizia e l'informazione italiana hanno smarrito la strada maestra, che manca il pugno duro di chi dovrebbe comandare istituzioni così delicate. Ormai pare di essere in un punto di non ritorno. E questo grazie al settore dello sciacallaggio gossip-mediatico, sempre più amato dalla pubblica opinione, spacciato per informazione e a quello privilegiato delle toghe di vari colori che senza un vero capitano sul ponte di comando non sanno che rotta prendere e stanno rischiando di schiantare la nave Giustizia sugli scogli. E mentre il ministro dell'interno coi crimini si fa propaganda elettorale, a noi italiani ci stanno spingendo in mare e nessuno si accorge che chiunque abbia conquistato un minimo di potere può fare ciò che vuole del nostro corpo e della nostra anima. Non si chiama istituzione democratica ciò che senza rispetto e senza regole permette il proliferare di processi pubblici fatti tra una pubblicità e l'altra prima ancora che in un'aula di tribunale. Da decenni stiamo assistendo al proliferare di tanti mini-capitani che comandano sul loro piccolo battello e grazie al potere politicamente scorretto, grazie ad alleanze politicamente scorrette, mostrano i pugni a Roma e si impongono senza paura alcuna proprio a causa della mancanza di un organo di comando in grado di far rispettare le regole. Ad esempio: nei video abbiamo notato lo strano modo di interrogare usato il giorno 8 dicembre con Veronica Panarello, al momento persona informata sui fatti. Se una persona viene interrogata perché informata sui fatti, il discorso deve riguardare i fatti e ciò che quella persona ha visto. Non si devono fare domande sul suo passato, perché è logico che in questo caso si sta cercando di far cedere e confessare l'imputato preferito, già debilitato da una enorme disgrazia, usando l'emotività e la rabbia che certi ricordi possono trasmettere. La legge non consente che si interroghi un indagato senza la presenza del suo avvocato.

Ma i magistrati della procura conoscono meglio dei difensori il detto: "fatta la legge trovato l'inganno". Per questo fanno sempre quel che vogliono... tanto sarà poi un giudice a decidere se accettare o meno il loro comportamento. E il giudice, che potrebbe aver frequentato la stessa classe del procuratore o aver avuto lo stesso professore, che potrebbe condividere la stessa passione politica e avere lo stesso referente ai piani alti, che potrebbe aver lavorato a sua volta in procura e addirittura col collega procuratore potrebbe essere andato spesso a cena o a fare nove buche al golf club o due tiri al circolo tennis, l'interrogatorio otto volte su dieci lo accetta... statene certi. E' un metodo consolidato che si è usato migliaia di volte, ad esempio con Sabrina Misseri e Salvatore Parolisi (per citarne due famosi), che ancora si userà. E noi saremo nuovamente qui a chiederci chi comanda e quale logica investigativa usi la procura. Perché non è possibile che un procuratore alla domanda di Veronica Panarello: "Mi spieghi una cosa, cosa c’entra il mio passato con mio figlio, adesso?", risponda con un: "C'entra, c'entra!", che lascia interdetti. Non è possibile perché i procuratori non sono psichiatri, tant'è vero che devono chiedere perizie e consulenze quando si addentrano in crimini commessi da chi ha malattie mentali.

Ma soprattutto lascia interdetto chi senza prova alcuna affermando una cosa del genere non si accorge di pestarsi i piedi. Perché se davvero il passato si intreccia sempre e comunque al presente, e c'entra quando si parla di omicidio, per logica e par condicio deve c'entrare e intrecciarsi al presente anche quando si parla di indagini. Ed allora come dar credito alle ricostruzioni del procuratore Carmelo Petralia, che nel suo passato si trova ad avere ombre su ombre? Come si fa a credere alle sue attuali indagini. Non è forse lui che fece condannare degli innocenti con testimonianze estorte dai suoi sottoposti a forza di botte e digiuni? Non è forse lui che nel luglio '95 interrogò il falso pentito Vincenzo Scarantino, dandogli quel credito che i dottori Ingroia e Boccassini, ma anche tanti altri procuratori, non gli volevano concedere? Non è forse vero che nei giorni precedenti l'interrogatorio, Vincenzo Scarantino aveva ritrattato pubblicamente la sua confessione anche telefonando in diretta a Studio Aperto, il telegiornale di Italia1? Non è forse vero che dopo aver parlato coi giornalisti e telefonato al telegiornale per ritrattare, Scarantino venne minacciato mettendogli una pistola in bocca davanti a moglie e figli e tutte le registrazioni che riguardavano la ritrattazione vennero sequestrate e infine distrutte? Chi autorizzò i sequestri e le distruzioni? Perché Scarantino non poteva ritrattare?

Non è forse vero che in una trasmissione di Santoro - intitolata "Lo Stato Criminale" e andata in onda a febbraio 2014 - Vincenzo Scarantino disse che erano i poliziotti del pool a imbeccarlo perché accusasse degli innocenti? Non è forse vero che insieme ai nomi di La Barbera e Bo, al procuratore Petralia  fece altri nomi eccellenti e lui non li ascoltò (anzi), andando avanti con le sue convinzioni fino a far condannare persone innocenti? Guardiamo la registrazione, il nome del procuratore spunta dalla bocca di Scarantino esattamente al minuto 7 e 29 secondi.


Ma c'è un qualcosa in più. Nel programma di Santoro il direttore di Panorama parla della durissima nota scritta dalla dottoressa Bocassini in cui chiaramente affermava che Scarantino era totalmente incredibile. Affermazione ribadita a gennaio 2014 nella sua deposizione al quarto processo sulla strage di via D'Amelio (link della deposizione). Se a questo aggiungiamo che il 10 ottobre '95, in un esposto consegnato alla procura di Palermo, Rosalia Basile, moglie di Scarantino, accusò i magistrati della procura di Caltanissetta, fra questi vi era Carmelo Petralia, di avere estorto al marito le confessioni... e se a questo aggiungiamo anche quanto, pressapoco nello stesso periodo, la donna disse a processo... cosa disse? Questo disse: “Gli fecero avere le carte un mese prima e lo fecero studiare. Sono qui per dire tutta la verità e anche mio marito la deve dire. A luglio mio marito voleva tornare a Palermo e ritrattare tutto. Diceva che il verbale lo aveva fatto il pm Petralia e lui aveva firmato...". (link a conferma)

Per cui la domanda che segue il video è di facile comprensione: "Ci sta che al tempo ci abbiano detto che la moglie di Scarantino cercava di screditare, ma da allora sono passati anni e si è aggiunto un signore assassino di nome Gaspare Spatuzza che ha sparigliato le bestialità raccontate dalla procura in troppi processi facendole andare a carte quaranta". Ed allora, davvero si cercava di screditare? Se non è vero, cosa ci fa il dottor Petralia in una Procura, visto che qualcuno lo accusava di aver scritto addirittura un verbale solo da far firmare? Visto che, nella migliore delle ipotesi (se non ha scritto il verbale), lasciò che i suoi colleghi si comportassero in maniera nefasta e non fu in grado di evitare l'errore macroscopico che portò a sette ergastoli, accettati anche dai giudici di cassazione (e questo fa capire come gli italiani siano poco tutelati), errore evidenziato e messo nero su bianco da altri procuratori spostati dalla Sicilia al nord Italia? Che ci fa in una procura, visto che non è stato in grado di ascoltare, approfondire con indagini e rifiutare le accuse di chi testimoniava e ritrattava continuamente, che non è stato in grado di emarginare ed evitare chi lo affiancava e lo aiutava in maniera sporca?".

E la domanda che prosegue il discorso iniziale non è difficile da capire: "Se il passato si intreccia sempre col presente, tanto che Veronica Panarello non è credibile perché nel suo passato ci sono 'stranezze' che intrecciandosi potrebbero spiegare l'omicidio del figlio, come si può credere che oggi a Ragusa si stia facendo un buon lavoro, visto quanto capitato nel passato del procuratore, passato che intrecciandosi al presente potrebbe portare agli stessi modus operandi già usati?". Poco importa se nel caso in questione, l'omicidio di Loris Stival, non si parla di mafia ma dell'assassinio di un bimbo di sette anni. Come si fa a dire che una persona c'entra e un'altra no, se la procura che dovrebbe far indagini per scoprire un assassino si muove in maniera unilaterale girando e strizzando i pochissimi indizi a proprio favore, grazie anche agli sciacalli televisivi, e lasciando che i giorni e i mesi raffreddino altre probabili e migliori piste investigative? E questo in pratica fu lo stesso metodo che il procuratore usò nel '94 quando a dispetto di ciò che pensavano i suoi colleghi decise di credere a "un pentito a ore". La dottoressa Boccassini a processo disse che grazie a un tabulato telefonico si poteva arrivare subito a Gaspare Spatuzza, il vero mafioso coinvolto nella strage che nel 2009 scoperchiò le pentole bollenti di alcuni procuratori siciliani. Se allora si fosse scelto di indagare e non di inventare, per motivi indicibili o perché convinti da non si sa cosa, la storia e la vita di tante persone avrebbero preso una piega diversa.

Chi, onestamente, dopo aver saputo di indagini inesistenti o pilotate per far ricadere la colpa su chi colpa non aveva, dopo aver assistito inerme allo spreco enorme di denaro pubblico, a tre gradi di giudizio e a tanti processi che han dimostrato la pochezza di troppi giudici, dopo aver saputo qual era il sistema investigativo avvallato anche da Petralia, può ancora fidarsi di quanto dice il procuratore di Ragusa? Certo, il territorio dove si son svolti i fatti può aver portato chi ha incastrato tante persone innocenti a fare un ragionamento contorto e a pensare: "Che ci frega se non son stati loro a mettere la bomba in via D'Amelio. Tanto qui son tutti mafiosi e in galera ci stanno bene!". Non è un gran ragionamento, ma in tante zone ad alta densità criminale c'è chi lo fa e non prova rimorsi quando si accorge di aver sbagliato... come si sbagliò in Sicilia, dove i condannati non erano tutti veri mafiosi. Dove si è condannato anche chi era incensurato e per mantenere la moglie e un bimbo appena nato si alzava alle 4.30 per andare a fare lo spazzino.

Questo essere umano, uno qualunque come uno qualunque siamo tutti noi e come lo è anche Veronica Panarello, venne non solo condannato dalla giustizia malata dello stato, ma anche seviziato per 18 anni da chi per lo stato ancora adesso lavora (e se lo stato siamo davvero noi non si capisce perché non siano partiti i licenziamenti... ma è sicuro che lo stato siamo noi?).

Mi riferisco a Gaetano Murana, che a causa di non indagini venne inserito in un contesto che non gli apparteneva in alcun modo. Ascoltiamolo mentre ci racconta i suoi anni passati in carcere e speriamo che qualcuno si vergogni.


Sopra ho scritto: speriamo che qualcuno si vergogni. L'ho scritto perché sono un idealista anche se so che la vergogna non pare esistere in certe istituzioni...  istituzioni seguite e adorate dalla pubblica opinione grazie a quei media che si appostano in uno schermo di casa nostra e alla minima debolezza ci trattano come sciacalli porgendoci le carcasse di chi è dato ormai per morto. E mentre ce le porgono ridono, come le iene, saltando e urlando a squarciagola: chi non spolpa in compagnia o è un ladro o è una spia. E tutti giù a spolpare. Oggi il menù prevede un brodo fatto con la poca carne e le poche ossa rimaste a Veronica Panarello. Domani toccherà a qualcun altro, magari a una di quelle persone che ora inneggiano a quegli opinionisti che per quattro soldi hanno venduto la dignità... loro e di chi li ascolta e li segue.

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408 commenti:

«Meno recenti   ‹Vecchi   401 – 408 di 408
Dudu' ha detto...

Kiba
condivido,se un bambino non ha mai usato le chiavi,benché l'abbia visto farlo ,non ne sarebbe in grado o sarebbe in difficoltà, non hanno dato modo di vedere quanto tempo impiega la sagoma ad aprire.

Massimo M ha detto...

Anonimo ha detto...

MassimoM dice:

"Questi margini esterni che sostengono impronte sostanziali più marcate, a cui si riferisce il Medico Legale, non descrivevano sul collo di Loris una circonferenza...
Il dottor Iuvara scrive :

[..] allo scrivente risultano compatibili in larghezza con il solco cutaneo continuo [..]

No comment

Leggi bene!!
Per "Questi margini esterni che sostengono impronte sostanziali più marcate....." si intende ed intendo le lesioni binarie provocate dai margini esterni (binari) delle fascette............che non hanno nulla a che fare con il solco cervicale che è ovviamente continuo (altrimenti come faceva ad avere la certezza della morte per strangolamento').
Il solco cervicale..............è formato da un insieme di lesioni, ecchimotiche, escoriazioni etc. etc. Nel solco cervicale MANCANO le impronte delle zigrinature e il medico spiega perchè. Non mancano, invece, lesioni binarie che non mi risultano essere definite continue da nessuna parte..............ma non in mano la relazione finale, mi baso su quella preliminare e sulle parole di QG nella puntata in cui fu introdotto il termine in limine vitae.
Sono sottigliezze e dettagli che non valgono un ironico no comment..........anzi

Massimo M ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Massimo M ha detto...

Anonimo magica ha detto...

non è interessante? abbiamo esaurito l'argomento fascette ??
il discorso è incentrato sopratutto sulle fantomatiche fascette . daltronde dicono chs sia l'arma del delitto .beh
un bambino dell'eta' di LORIS non è un bimbetto sprovveduto : sono capaci d'usare le tecnologie.. semplici.
se hanno in cartella un taGLIERINO , lo sanno che potrebbe nuocere. . . ma qua si discute di fascette .
le fascette che il bambino aveva voluto portare a scuola, le aveva volute lui :
mentendo alla madre..significa che LORIS aveva in mente qualcosa di anomalo . poi cambia idea niente piu' scuola ?e la madre lo fa scendere in mezzo alla strada ,e gli consegna un mazzo di chiavi .ecco questo fatto lo trovo piu' impegnativo per un ragazzino . avrebbe dovuto armeggiare un po' per trovare la chiave giusta.
una vicina disse che VERONICA quando i figli giocavano sotto casa li controllava sempre -
vogliono trovare tanti appigli per condannare la madre . vogliono vincere facile


Brava magica!
significa che LORIS aveva in mente qualcosa di anomalo.
Questo potrebbe apparire, a patto però che ci dobbiamo fidare delle sole esclusive parole che racconta la VP, senza riscontro alcuno assoluto. Racconta la verità o mente?
Quindi, la linea di pensiero secondo cui sarebbe stato illogico (se colpevole) consegnare le fascette alle maestre e quindi agli investigatori........è una linea di pensiero che non regge. Tanto è che l'uscita di Loris con le fascette tu, per esempio, la traduci con significa che LORIS aveva in mente qualcosa di anomalo..........io la traduco significa che chiunque può aver ucciso Loris perchè aveva a disposizione le fascette che si trovavano dentro lo zaino o in tasca del bambino........ipotesi cioè, assolutamente verosimili, che spostano nettamente il sospetto dalla VP che proprio quelle fascette le ha in casa verso altre piste. Spostano il sospetto sulla base esclusiva del suo racconto, senza riscontro visto che lo zaino non è stato ritrovato, le fascette in tasca neanche e la fascetta che aveva intorno al collo neanche.
Ma su questo punto convieni o no? Convieni che l'aver dato le fascette alle maestre............è un dato neutrale.........cioè racconta la verità o mente per spostare i sospetti con la stessa verosimilità.......
Come si può non convenire su questo punto?

Massimo M ha detto...

......sempre a magica.
Lo zaino perchè è stato fatto scomparire dall'assassino? Spiegami quale LOGICA, in una dinamica del genere, avrebbe avuto far scomparire lo zaino. Cosa poteva provare lo ZAINO in più dell'abbigliamento, per esempio, o di un pericolo di residui di impronte che già c'era visto che il corpo è stato sicuramente toccato, strangolato......trasportato?
Qualcuno mi spieghi la logica dello zaino fatto scomparire.
La VP, invece, avrebbe avuto interesse a far scomparire lo zaino.........perchè lasciare lo zaino sarebbe significato dover lasciare lo zaino che doveva essere ritrovato con dentro la merendina (o panino) che dice che gli aveva preparato motivo per cui non si era fermata al panificio.........e se la merendina non fosse stata ritrovata dentro lo zaino..........avrebbe significato che o l'assassino se l'è mangiata o un indizio molto forte sul fatto che non si fosse fermata in Via Matteotti per il panino proprio perchè non ha portato a scuola il bambino.
Ecco perchè lo zaino è stato ed è ancora oggi un elemento che avrebbe potuto chiarire molte cose.

Anonimo ha detto...

La vicenda si caratterizza ulteriormente come tragedia senza fine. L'accanimento contro questa donna, le cui conseguenze investono il figlio rimasto in vita, è sconcetante.
SfM

http://www.panorama.it/news/cronaca/omicidio-loris-fratello-diego-mamma-veronica/

magica ha detto...

x massimo m .
beh allora significa che la madre del piccolo si era tenuta lo zainetto nascosto da qualche parte? e aspettare il momento buono per disfarsene? se ormai sapeva che avrebbe detto delle brioche messe in cartella. e non di meno la testimonianza della commessa del panificio . la quale assistette al dialogo, fra V . il figlio piccolo.. d'aver messo le brioche in cartella al LORIS , percio', non occorreva aquistare dei panini .
affinchè non trovassero che le briosce non c'erano in cartella era preferibile far sparire lo zainetto?.
oppure ancora piu' furba sarebbe stata se avesse messo delle brioche e poi buttare lo zainetto da qualche parte , per avvalorare la testimonianza della commessa .
pero' una brava scrittrice di libri gialli ..la quale è tanto furba da aggirare perfino se stessa .
inoltre come avrebbe fatto a far sparire lo zainetto . la PANNARELLO VERONICA nei giorni che seguirono l'uccisione del figlio stette sempre in compagnia con qualcuno .
. avrebbero notato lo zainetto se lo avesse avuto in macchina o nascosto in casa . lo zainetto si poteva trovare lungo il canalone se lo avessero cercato subito . invece chi sapeva dove trovarlo lo distrusse .
LORIS era suo figlio . non penso chi in un momento cosi' tragico abbia avuto il sangue freddo da pensare a tutto .

Anonimo ha detto...

Per le fascette, leggo nell'Ordinanza del Riesame che non è stata un'iniziativa di Veronica darle ai carabinieri: l'idea è venuta al marito della maestra Iacono. Ha suggerito lui di consegnarle:
"II marito della signora Iacono, a questo punto, che di professione fa l'avvocato, avendo probabilmente intuito che quelle fascette potevano essere utili per le attivita investigative invitava Veronica a cederle alla di lui moglie probabilmente al fine di consegnarle, successivamente alle FF. 00. Veronica aderiva subito all'invito. Nei minuti seguenti andavamo tutti via".(pag.75)

Le maestre sono andate a casa della Panarello dietro sua sollecitazione, lei si è ricordata della strana richiesta di fascette da parte di Lorys e ne ha parlato con loro. Forse voleva saperne qualcosa di più. Era insospettita perché il bambino era stato strangolato...ma non ci vedrei nulla di più di un angoscioso dubbio. Anch'io l'avrei avuto...

Sempre nello stesso documento, leggo che è Veronica stessa a dire che il figlio si metteva sempre gli slip e la cintura. Un po' strano...avrebbe potuto mentire, dicendo che a volte non li metteva, mentre con questo diventa più difficile spiegare che ci fa a casa la sua cintura preferita e perché mancano gli slip.
Insomma, non riesco a vedere bugie, premeditazione o depistaggio nelle parole della Panarello. La sorella è troppo malfidata, l'accanimento che dimostra nel dubitare di Veronica è molto brutto (e anche un po' sospetto, a un certo punto).
Ma gli inquirenti credono più a una sorellastra gelosa che a una madre? Mah.
Nautilina

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