martedì 11 settembre 2012

11 Settembre 2001. Un'altra data che avvicina l'uomo alla distruzione finale...

Dopo l'opera dell'uomo... solo macerie
Undici anni fa accadde ciò che nessuno avrebbe mai pensato potesse accadere. Undici anni fa una parte degli uomini di questa Terra pianse disperata la morte di tremila persone, undici anni fa una parte degli uomini di questa Terra scese in piazza, sparò in aria e gioì per la morte di una parte dell'umanità. Fu un disastro immane quello che si abbatté sugli americani, un disastro immane compiuto da diciannove mussulmani convinti che vivere la morte fosse una scelta giusta, la scelta che li avrebbe portati a vivere in eterno accanto al loro Dio. Anche e soprattutto per queste convinzioni decisero di morire per vivere. E' l'ossimoro della vita che pretende ci siano tragedie simili, un ossimoro a cui l'umanità nei millenni s'è sempre adattata senza cercare di porvi rimedio. L'uomo vive nell'inciviltà, in una umanità senza cuore, un'umanità che finirà col ripiegarsi su sé stessa e bruciare nel fuoco che continuamente lancia su di sé. Non tutti sanno che la prima guerra conosciuta fu combattuta per la conquista di un territorio da due gruppi di scimmie, quando ancora l'uomo era un embrione, e questo ci fa capire meglio da quale ceppo derivi l'essere umano... che di umano ha ben poco dato che spesso perde dono della ragione. 

E' dalla sua nascita che l'uomo combatte contro l'uomo, in una escalation che lo ha svezzato e convinto la sua mente che la guerra è un fatto naturale, quasi obbligatorio. Anche le aziende produttrici di giochi hanno contribuito, ed ancora contribuiscono, affinché i bambini la intendano un fatto "normale" della loro esistenza. I soldatini, i carri armati, le battaglie a "Risiko" per la conquista del mondo, le mitragliatrici di plastica, le bombe, sono comunemente sugli scaffali dei negozi specializzati in infanzia e vengono regalati, e quindi dai bimbi recepiti, come fossero comuni giocattoli atti alla giusta crescita. Ed una volta passata l'infantilità si continua ad offrire ai nostri ragazzi lo stesso identico svago, usando il tridimensionale violento dei videogiochi. Se vuoi vivere uccidi, uccidi, uccidi! Questa è la realtà odierna che rispecchia la prima forma cavernicola, quando per poter sopravvivere l'essere, non ancora uomo, doveva combattere gli orsi delle caverne. Ma a quel tempo era una questione di vita o di morte, e gli orsi, pur animali come animali eravamo noi, avevano ben più possibilità di uscirne vincitori.

Insomma, l'uomo da sempre uccide. E' nel suo istinto. Ed è passato da cacciatore a combattente assassino fanatico con una facilità disarmante. La storia insegna che la conquista del mondo è stata una idea fissa in tutte le epoche, portata avanti da chi, dagli storici, è stato fregiato dell'etichetta di "grande condottiero". E già che questi siano stati chiamati "grandi condottieri" da l'idea di quanto sia influenzabile in negativo il nostro essere. Le guarnigioni che avanzavano per conquistare i suoli altrui portavano morte e distruzione, portavano violenza e saccheggi ed alimentavano l'odio. Negli ultimi secoli sono cambiati solo i termini. Così, mentre duemila ed oltre anni fa c'erano i "grandi condottieri", i "valorosi eroi", nel secolo passato ci siamo ritrovati ad avere piccoli uomini, baffuti o calvi, a decidere che milioni di altri uomini dovevano morire perché indegni di vivere sulla Terra. Ed altro odio si è abbattuto sugli strati d'odio che già ricoprivano il pianeta.

Certo, è anche grazie alle guerre che l'uomo è progredito velocemente (serviva di trovare armi migliori per combattere e vincere, questo ha giovato a tutto il reparto tecnologico), ma è anche grazie alla potenza altrui che il debole ha modificato la sua guerra portandola ad essere "terrorismo". E da decenni questo colpisce l'inerme solo per dimostrare che l'odio esiste ancora, che l'odio non avrà mai fine. Eppure nonostante si sapesse che al mondo vigeva l'odio, odio che alimentava ed alimenta altro odio, nonostante si sapesse che gruppi di estremisti cercavano di portare le guerre, anche solo per qualche giorno, in territorio altrui tramite attentati sempre più eclatanti, nel 2001 gli americani erano ancora convinti di vivere in un territorio sicuro. Ed anche alle 8.46 dell'undici settembre, quando un aereo di linea si conficcò come una freccia sulla torre nord del "World Trade Center", il loro pensiero li portò a credere ad un incidente. Solo quando alle 9.03 un secondo aereo tranciò di netto la torre sud iniziarono ad assaporare il terrore. Terrore che raggiunse l'apice nell'ora successiva, quando il fuoco smaterializzò le due torri e chi vi si trovava all'interno.

Fu in quegli attimi che si registrarono miliardi di telefonate. Telefonate incredule e piene di angoscia, telefonate destinate a restare indelebili nella mente di chi credeva di vivere un incubo. "You saw the tower?". Hai visto le torri? Queste le prime parole pronunciate da tutti gli americani, da chi chiamava parenti e amici per capire se quanto stava accadendo fosse la realtà. Chi abitava a New York, chi vi lavorava, sapeva bene che tutto era tremendamente vero. Il fumo sporco del nero degli attentati si stagliava sull'orizzonte come un vecchio messaggio indiano. Parlava di odio profondo e spandeva il suo odore nell'aria. Ogni telecamera puntava quei due candelabri accesi da cui, come cera sciolta, cadevano corpi umani destinati a spegnersi, a raffreddarsi, solo dopo aver raggiunto l'asfalto. E quando le torri crollarono, esaltando la morte e con questa la tristezza e la gioia di milioni di persone, la polvere spense il sole e tutta la città si accorse che la tragedia era ben più grave di quanto mai avesse potuto immaginare. E seppure gli americani la vivessero in prima persona, la tragedia non colpì solo loro ma l'intera umanità... sia pure con risvolti diversi.

A New York quel nuovo odore restò per anni sulle facciate dei palazzi, sui marciapiedi, sulle strade. Era l'odore della morte, della polvere, della carne che brucia, un odore acre che il vento sparse sul mondo per ricordare a tutti che l'odio è inestirpabile, da qualunque parti spiri, per ricordare all'uomo che il terrore è sempre dietro l'angolo, che niente e nessuno può dargli la sicurezza di poter vedere cosa accadrà nel secondo successivo a quello in cui sta vivendo. Ed è lo stesso odore che resterà per millenni sul pianeta Terra quando l'uomo si autodistruggerà lasciando spazio ad una nuova vita. A nuovi abitanti che di certo si odieranno e prima o poi, millennio dopo millennio, si autodistruggiranno...

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3 commenti:

PINO ha detto...

MASSIMO, quella che hai descritto,
è la tragedia che accompagna l'uomo: è connaturale alla sua stessa natura. Parlarne può sembrare solo retorica accademica; cercare di proporre un qualsiasi rimedio, è pura utopia.
Possiamo solo inchinarci, di fronte a quello che e il prodotto più degenerato, dell'umanità stessa.
Di piacevole, nello scritto, trovo solo la tua ottima esposizione.
Saluti cari, Pino

Pino ha detto...

p.s. err. corr. NON "connaturale", ma COLLEGATA. P.

Manlio Tummolo ha detto...

Caro Massimo,
problema estremamente complesso quello che tu ci proponi, al di là di singoli casi specifici: chi è l'uomo ? come esso è nel suo intimo ?

Personalmente condivido quanto Pico della Mirandola, nel suo "De hominis dignitate", fa dire a Dio nei confronti della sua creatura Adamo: avendone fatto una creatura diversa da tutte le altre, in quanto fornito di spirito ovvero di libertà e di volontà, lo ha anche caricato della responsabilità delle proprie azioni: spetta a lui, come individuo, come gruppo e come specie, se avvicinarsi agli angeli o abbassarsi alle belve o ai virus. L'uomo in sé ha la potenza di essere tutto e il contrario di tutto, ma il non corrispondere a quanto sia il meglio, o il Bene, ne comporterà la sparizione. Sparirono i dinosauri, possono sparire anche gli uomini.

E' una sfida per il singolo uomo, come per l'intera specie: da circa 10.000 anni questo essere ha dimostrato, troppo spesso, di utilizzare la propria intelligenza in modo assai nocivo per sé e le altre specie, forse meno per l'utilità della propria specie, e quasi sempre assai scarsa verso le altre, che egli si ritiene in diritto di dominare e di schiavizzare. Quanto tempo resta all'uomo per meritare di salire nella scala biologica in senso positivo, e non come un Genio del Male (un Ahriman, secondo la religione zoroastriana)? Non possiamo sapere quanto tempo ci è dato per rispondere alla sfida mirandoliana in senso positivo: certamente molto meno dei 10.000 anni del suo crescente sviluppo. Forse 100, forse 1000 anni ancora. Ritengo proprio che dipenda ancora una volta dalle nostre scelte, se verso la distruzione o se verso un'autentica e migliore vita umana.