venerdì 12 ottobre 2012

Il bimbo non è stato rapito, ma lo scoop emotivo di Chi l'ha Visto potrebbe aiutare veramente i figli rapiti dalla parte malata delle istituzioni...


Avete visto? Un video fatto col telefonino è riuscito a materializzare l'emotività che da il vedere rapire i bambini. E' riuscito a far sì che tutti i media finalmente ne parlassero. Incredibile che le redazioni dei programmi del piccolo schermo tengano in quarantena questa piaga e la raccontino solo per far scoop, quando ogni giorno c'è chi si presenta alle porte di casa per "aiutare" il figlio di turno. E non sto parlando dei poliziotti o dei carabinieri, che nove volte su dieci si rifiutano di forzare la mano e caricare in auto un bimbo che piange o si nasconde, sto parlando di quella parte deviata dei servitori dello Stato che abusano del loro potere e credono di essere gli intelligenti per natura, che credono di saper cosa fare per il bene dei figli altrui. E poco importa se 'Chi l'ha Visto' ha fatto la scelta eclatante nel caso sbagliato, senza prima cercare di capire cosa fosse accaduto nella realtà e per quale motivo e da chi il bambino venisse caricato a forza. Non importa se serve a far sì che qualcosa si muova a livello istituzionale e parlamentare. Certo, non è questo il caso che porterà acqua dissetante a chi non trova giustizia dai giudici minorili, ma nel guardare il video l'emotività bagnava gli occhi ed il dolore si mischiava alla rabbia. Ed anche se in questa storia chi ha "catturato" il bambino usando le maniere forti è stato in primis il padre, ed ugualmente non doveva assolutamente farlo, in altri casi sono stati gli assistenti sociali ad esagerare con sotterfugi e trucchetti da film di spionaggio degli anni '60. Quando c'è un bimbo di mezzo la storia è sempre tragica, in questo caso come in tanti altri snobbati perché privi di videoregiatrazioni a corredo. Questa ci parla di due genitori vissuti nello scontro che non son riusciti a trovare un accordo per il bene del figlio. Anzi, ci parla di una madre che non è più la tutrice di chi ha messo al mondo perché gli ha impedito di frequentare il padre ed i nonni paterni, ci parla di un giudice che ha deciso sia giusto far sì che il bimbo impari a conoscere anche l'altra metà che l'ha voluto al mondo.

Ma i media guadagano coi filmati che innescano il gioco dell'emotività, tanto che come abbiamo visto è bastato inviare quattro fotogrammi via internet per vederselo mettere in onda in prima serata e scatenare un putiferio parlamentare. Così, grazie a Chi l'ha Visto che ha cavalcato lo scoop, ieri tutti son saliti sull'onda assieme all'opinione pubblica... ma domani? Domani il cielo per tanti bimbi e tanti genitori tornerà grigio, perché quanto ci han fatto vedere non è servito a far parlare dei problemi che attanagliano i minori e chi non riesce a convincere i servizi sociali di essere un buon padre, di essere una buona madre. La speranza è che qualche giornalista di buon cuore continui a parlarne e a dare voce a chi non ha modo di avere una giusta protezione giuridica ed istituzionale. Il caso di Padova non ha il crisma di altri casi ben peggiori. Eppure grazie ad un filmato emotivamente violento, ha avuto il potere di risvegliare qualcosa nella mente intorpidita dell'opinione pubblica. Ed allora ne approfitto anch'io inserendo nuovamente un mio articolo denuncia di quasi un anno fa... con l'esile speranza che qualcosa cambi veramente.

Assistenti sociali e giudici minorili si comportano come fossero zingari... e gli agguati ai bimbi si moltiplicano, perché?

In Italia oltre trentaduemila bambini (32.000) fra il mese ed i dodici anni di età, ad oggi sono in affidamento forzato. Alcuni in istituti o in case famiglia, altri in famiglie vere e proprie, ma convenzionate. Allo Stato italiano ogni bimbo tolto alla famiglia di origine, in qualsiasi struttura si decida di mandarlo, costa in media duemilacento euro (2100) al mese. L'affare che ne deriva è fin troppo facile da quantificare e si aggira sugli ottocentocinquanta milioni di euro l'anno (850.000.000). Un business milionario per qualsiasi struttura convenzionata, in quanto i bambini non necessitano, come gli anziani nelle case di riposo (che se a carico dello Stato costano all'incirca la stessa cifra), di cure particolarmente costose o di infermieri e dottori in costante presenza. Ciò che deriva da questa sconvolgente situazione è una spaccatura fra gli stessi operatori dei Servizi Sociali, operatori che si trovano ad avere vedute diametralmente opposte l'uno dall'altro. Ad una maggioranza qualificata ed idonea, che ai bimbi tiene in particolar modo, si contrappone una parte che, stranamente, si comporta in maniera ambigua fra i vari casi di volta in volta segnalati. Segnalati sì, perché la maggioranza delle situazioni famigliari sono denunciate dai vicini di casa. Quindi basta essere un nucleo non agiato e basta trovarsi a vivere di fronte a persone astiose per rischiare di vedersi portare via i propri figli. Oltre ai vicini chi segnala situazioni di disagio sono i docenti scolastici e le forze dell'ordine. Il caso più emblematico è di certo quello trattato più volte da "Chi l'ha Visto", e riguarda una bimba, in tivù chiamata "Stella" ma nella realtà battezzata "Anna Giulia", che fu tolta ai genitori per motivi veramente insulsi.

La sua storia. I Camparini, genitori di Anna Giulia, nel 2007 vivono a Reggio Emilia. Non hanno trascorsi felici, ma da due anni, dalla nascita della figlia, pare abbiano trovato una certa stabilità, tanto che la droga è solo un lontano ricordo. La coppia sta sistemando casa. Vive in una bifamiliare con giardino privato e deve finire alcuni lavori, come imbiancare i muri, per renderla confortevole. Per questo ci sono scale ed altre attrezzature sparse per le stanze. Una notte, all'improvviso, una squadra dell'antidroga fa irruzione nel loro appartamento. Per entrare passano dalla finestra della camera di Anna Giulia, che a vedere questi omoni grossi nella stanza chiaramente si spaventa. I genitori corrono in suo soccorso e scoprono che è stata autorizzata una perquisizione in quanto si presume, voci di confidenti, abbiano nascosto droga in casa. Ma in casa non c'è nulla e tutto pare essere passato, anche se i Camparini non han preso bene lo spavento subìto dalla figlia e qualche parola in più a chi è entrato con la forza l'hanno detta. Però in realtà non è passato nulla ed il peggio deve ancora venire. Dopo qualche giorno gli assistenti sociali, allertati dai carabinieri che dichiarano la bambina vivere in un luogo "fatiscente", li convocano nei loro uffici. Si fanno controlli e la casa risulta in ristrutturazione, ma non fatiscente. I lavori procedono e c'è un bellissimo giardino pieno dei giochi di Anna Giulia. 

D'improvviso tutto tace, la procedura va avanti d'ufficio ed i genitori li si invita ogni tanto per fare colloqui o quant'altro serva a capire meglio la situazione che sta vivendo la bimba. Questo fino a metà 2008, quando il 23 giugno un giudice decide che Anna Giulia dev'essere affidata ad un istituto, nonostante alcuni operatori dei servizi sociali avessero dichiarato la coppia adeguata per capacità ed empatia. Dopo questa sentenza i coniugi vengono invitati, assieme alla figlia, ad un colloquio. E qui succede quanto una madre ed un padre non vorrebbero mai accadesse. La bimba è portata da un'assistente sociale in un'altra stanza, con la scusa di darle un gioco (ha tre anni ed un gioco in più fa sempre piacere), mentre i genitori vengono rassicurati ed obbligati a restare seduti. Ed in meno di dieci minuti si compie il "fattaccio". La figlia sparisce nel nulla, rapita da chi la dovrebbe tutelare aiutando la sua famiglia. Inizia così il calvario dei Camparini. Loro si adattano, stanno alle regole, vanno ai colloqui ed a trovare la bimba nei tempi e nei modi stabiliti, tanto che la relazione dei servizi sociali è nuovamente favorevole: Anna Giulia deve tornare al più presto con i suoi genitori. Ma a questa decisione si oppone il giudice dei minori di Bologna. Quale sarà mai il motivo? Non c'è motivo perché non lo motiva. Stila una sentenza senza motivarla adeguatamente. E' così e basta... lo dice un giudice!

Certo, da quel momento in poi i Camparini non se ne sono stati con le mani in mano. Per troppo amore hanno sbagliato a rapire la figlia, si sono beccati pure due anni e passa di carcere a testa (sei mesi li hanno trascorsi in cella), ma nessun giudice ha mai cercato di agevolare il rientro di Anna Giulia in casa propria, nemmeno affidandola ai nonni (prassi comune in questi casi). Anzi, si è fatto esattamente l'opposto, tanto che alle promesse non sono mai seguiti i fatti. Le due relazioni favorevoli sono state accantonate e se n'è voluta una terza. Il faldone è capitato così in mano alla dottoressa Sgarbi, di Bologna, che senza mai chiamare la coppia, in televisione ha detto che dovevano essere loro a mettersi in contatto con lei e non lei con loro (roba da uscirne matti), ha relazionato la non idoneità e ad oggi, dopo l'ultima sentenza, la bimba è stata dichiarata adottabile da altri. Questo è capitato perché ad un giudice non andava di leggere relazioni favorevoli... o perché accanto a quelle favorevoli vi erano altre relazioni sfavorevoli? Non è uno schifo di prima grandezza il pensare che c'è chi si arroga il diritto di togliere un figlio alla sua famiglia solo perché soffre di prurito mattiniero, solo perché gli scoccia di andare a fare bene il suo lavoro? Altro non si può pensare perché "altro" potrebbe portare alla malafede o ad un tornaconto diverso da quello che la legge vuole da un magistrato.

Alla stessa maniera del giudice che giudica senza leggere, si comportano troppi giudici che invece di essere autonomi nelle decisioni, si affidano in tutto e per tutto alla struttura che annovera al suo interno anche personaggi malati ed ambigui, personaggi diventati negli ultimi anni i "nuovi zingari" dello Stato italiano. E seppure gli operatori dei servizi sociali si lamentino di questi termini, ed hanno ragione perché in maggioranza sono persone preparate e di cuore, purtroppo vicende eclatanti che incatenano alcuni di loro a relazioni mai disattese dai giudici danno il diritto di usarli. Quella di Vito Gigante, ad esempio. La situazione si sposta di zona, in questo caso siamo a Trieste, ma la realtà dei fatti è la stessa. Nessuna difficoltà economica del padre e nessun problema con la giustizia. Eppure c'è un'assistente sociale che da oltre due anni segue ossessivamente le mosse di quella famiglia. Non può aggrapparsi a nulla ed i figli restano sempre affidati a lui. Fino a quando, all'ennesima relazione, un giudice decide che il padre non è più in grado di dare al figlio quanto al figlio serve. Solo al piccolo di nove anni però, non al grande di tredici che, data l'età, nessun giudice toglierebbe ai genitori (i servizi sociali neppure ci provano a portar via dalle proprie famiglie i figli grandi). Così sentenzia che sì, è vero che il padre è in grado di accudire e mantenere il figlio piccolo, ma è poco "empatico" e quindi conviene che il minore si allontani. 

Il suo avvocato si oppone, dice: "Chiediamolo al bimbo se vuole lasciare il padre o se assieme a lui sta bene... insomma, ha nove anni". Ma non ce n'è per nessuno e viene fissata una data, il 14 ottobre, quale giorno ultimo che il bimbo potrà vivere in casa sua. E quel giorno due assistenti, accompagnate da due agenti, suonano alla sua porta. Ma il bambino resiste, urla e scappa, non ne vuole sapere di allontanarsi da quel genitore poco empatico che ama perché suo padre. Gli agenti non se la sentono di prenderlo a forza e le assistenti sociali sono costrette ad andarsene a mani vuote. Ma è solo il primo round e quanto doveva avvenire avviene... anche se in maniera subdola e vigliacca, alla zingara per capirci. Il due novembre alle nove il bimbo è in classe con tutti i suoi compagni, l'insegnante parla di storia e lui si sente sicuro. E' a scuola, quale luogo lo potrebbe proteggere di più? Ma non c'è luogo che resista ai nuovi zingari. Infatti alla porta bussa una donna. La maestra si avvicina, le parla e poi chiama il suo scolaro e gli dice di prendere lo zaino e andare fuori. Nessuno scrupolo e nessuna telefonata al padre. Consegna un alunno, che segue da più di tre anni, come fosse un pacco postale. Immaginatevi il cuore di questo bimbo che mai si sarebbe aspettato un agguato in classe. Lui esce e per prima cosa prende il cellulare, preventivamente lasciatogli dal genitore, per chiamare chi è stato giudicato poco empatico. Con le assistenti sociali sono presenti anche due ispettori di Polizia, ma nessuno dei due ferma chi strappa il telefonino dalle mani del piccolo, anzi lo bloccano perché non fugga e lo caricano in auto.

Destinazione Porto Marghera, a 130 chilometri da Trieste in un istituto che tratta solo bambini abusati in famiglia. Ma lui non ha mai subito abusi, perché farlo vivere a contatto con chi ha vissuto altre realtà? Eventuali confidenze non potrebbero traumatizzarlo? In ogni caso solo quando il bimbo è chiuso nell'istituto si decide di avvisare il padre. Padre che non può né parlare né vedere suo figlio per un mese, perché questi sono gli ordini impartiti dal giudice. Ed io mi chiedo se ci sarà un giorno chi metterà ordine fra questi "zingari" che vagano per l'Italia, zingari spalleggiati da altri zingari che vivono immeritatamente nei tribunali. Mi chiedo se ci sarà chi metterà ordine gettando le mele marce, paragonabili a quelle pseudo insegnanti che maltrattano i bimbi negli asili nido, nei rifiuti. E' una domanda la mia, una domanda che nasce dopo aver saputo che basta la telefonata di un vicino per subire controlli invasivi. Ma prima di portar via un figlio altrui non ci si deve premunire di capire se è amato o se è trattato male? E questo ci porta a Mirabello Monferrato, un piccolo comune in provincia di Alessandria dove, grazie alla fecondazione in vitro, Gabriella De Ambrosis, una donna di 57 anni, e suo marito Luigi, di 70, a giugno 2010 accudivano felicemente la loro bimba di un mese. La felicità in quella casa era salita al cielo, dato che da anni volevano un figlio, ed il fiocco rosa che adornava il cancello sembrava aver dato nuova vita a quei genitori anziani solo sulla carta, perché in effetti giovanili in tutto e per tutto.

Ma durò solo un mese, poi la felicità si strozzò nella gola di entrambi. Tutto partì alle 10 di sera di un giorno estivo molto caldo. Il padre era in giardino ed aveva sistemato sul sedile dell'auto la piccola (dormiva dentro l'ovetto) per poterla controllare mentre sistemava alcune cose. Ad un tratto sentì il telefono di casa suonare. Il suo sbaglio? Lasciare per cinque minuti la figlia nell'auto parcheggiata nel suo cortile di fronte alla porta d'ingresso di casa sua. Ad un bravo e solerte vicino, che controllava da giorni i suoi movimenti, questo bastò per fargli fare quello che da un mese voleva fare. Sì perché l'abbandono nell'ovetto fu la scusa che lo portò a telefonare agli assistenti sociali, ma in effetti erano gli strilli di Viola (il nome della bimba) che lo infastidivano e non lo facevano più dormire, questo ha detto in paese a chi gli ha chiesto il motivo della sua intromissione. Come se un neonato potesse urlare a squarciagola e svegliare un quartiere. Una bimba di un mese "fa gola" a chi, invece di verificare per rendersi conto di quanto sia amata dai suoi genitori, vuole sistemare le cose e non 'farla soffrire'. Ed è così che la denuncia del vicino fece scoprire agli assistenti sociali l'età della madre. Troppo anziana, dissero i giudici a cui si rivolsero, come se avere figli oltre i cinquant'anni fosse vietato dalla legge, come se una madre di quell'età fosse meno madre di una ragazzina di 18 anni.

Leggete cosa hanno scritto Donata Clerici, Federica Florio, Alberto Astesano e Silvia Truffo, metto anche i loro nomi perché è giusto si sappia chi sono i giudici che hanno tolto la bimba a una madre troppo "anziana". "I genitori non si sono mai seriamente posti domande in merito al fatto che la figlia si ritroverà orfana in giovane età e prima ancora sarà costretta a curare i genitori anziani, che potrebbero avere patologie più o meno invalidanti, proprio nel momento in cui, giovane adulta, avrà bisogno del sostegno dei suoi genitori. Il frutto di un'applicazione distorta delle enormi possibilità offerte dal progresso in materia genetica, e la volontà di concepirla, è una scelta che, se spinta oltre certi limiti, si fonda sulla volontà di onnipotenza, sul desiderio di soddisfare a tutti i costi i propri bisogni che necessariamente implicano l'accantonamento delle leggi di natura e una certa indifferenza rispetto alla prospettiva del bambino".

Ora io vorrei vedere gli stessi assistenti sociali andare a casa di Gianna Nannini per portarle via Penelope. Perché non vanno? Non cè un vicino che dorme poco in zona? Vorrei vedere gli stessi giudici scrivere le stesse cose sulla diva del rock italiano, che ha esattamente la stessa età della madre di Viola essendo nata nel 1954. Viola fra l'altro, al contrario di Penelope, un padre da abbracciare e amare lo avrebbe tutti i giorni... perché alla Nannini nessuno dice nulla, ed anzi le si dedicano speciali sulle pagine patinate in cui si scrive che forse presto farà un altro figlio, mentre alla mamma di Viola è impedito di fare la mamma? Fra l'altro anche Viola, come Anna Giulia Camparini, da qualche giorno risulta adottabile da altre famiglie. Ed allora cos'è che non funziona? Siamo di fronte a disparità di misure, disparità di pesi e di peso mediatico fra le varie famiglie... o si tratta di uno schifo "operativo e giuridico sociale" che legge in maniera differente la stessa situazione?

Ho scritto pochissime storie, ma avrei potuto esagerare perché i casi, a volte identici, sono moltissimi. Avrei potuto scrivere di Paola, che abita a Falconara Marittima, e di suo figlio di undici anni prelevato ad ottobre del 2011, qui sì senza vero motivo, mentre era a scuola. La madre lavora in ospedale ed ha l'unica colpa di essere "single". Avrei potuto parlare di Annamaria Impicciché, che dalle assistenti sociali era considerata troppo sovrappeso per riuscire ad accudire la figlia. E proprio per risolvere questo problema, per non rinunciare alla sua bambina di 8 anni, decise di ricorrere ad un intervento chirurgico che le togliesse almeno cinquanta chili. Quindi affidò la bimba alla nonna ed entrò in ospedale dove, a causa di uno sbaglio dei medici, restò cinque mesi appesa ad un filo fra la vita e la morte, alcuni in coma. E fu in questi cinque mesi che i servizi sociali agirono portandole via sua figlia e scrivendo sui fogli dati al giudice che la madre l'aveva abbandonata. Annamaria lotta ancora per riaverla... e sono passati più di quattro anni. Avrei potuto parlare di Maria Cristina Conte, che da tre anni non vede il figlio Kristian ed ha anche querelato il giudice del tribunale minorile di Lecce, "Maria Rita Verardo". Avrei potuto parlare di Silvia Pini, che dopo aver chiesto aiuto alle assistenti sociali perché in difficoltà, ora si ritrova a vedere sua figlia solo tre volte la settimana.

Avrei potuto parlare di mille altri genitori e bambini, e mi scuso se non posso inserirli tutti, mille altri casi che hanno un solo denominatore, quello che porta gli assistenti sociali ad essere paragonati a quegli zingari che un tempo si temevano perché davvero rapivano i figli. Ed il guaio non si ferma a questi assistenti senza scrupoli, il guaio dei genitori che si vedono portare via una parte di loro stessi prosegue in quei giudici che ogni mattina scordano a casa i polsi, quei giudici che non accennano a dubbi quando vedono sulla scrivania un foglio timbrato dai Servizi Sociali. Ed al guaio giuridico, per tanti figli amati, tante mamme e tanti papà, si aggiunge l'indifferenza dei media che parla di te solo se qualche programma ha messo in onda un filmato che fa scoop. Siamo d'accordo, tanti bambini vivono e vivranno meglio lontano dalle famiglie che li umiliano, li violentano, famiglie che non meritano e non devono avere figli accanto. Ma tanti genitori avrebbero solo bisogno di un piccolo aiuto economico. Dare 2100 euro ad un istituto, o ad altri, perché si prendano cura di un figlio amato e coccolato da chi l'ha creato, è, oltre che un macabro e sporco gioco economico all'ingrasso, uno spreco istituzionale. Basterebbe darne la metà alla vera madre del bimbo per migliorare la situazione, basterebbe usare il cuore e la razionalità per migliorare la vita dei bambini e dei genitori.

Visto quanto sopra, mi chiedo se mai ci sarà chi avrà il coraggio e la forza di mandare in un istituto, idoneo se con sbarre alle finestre e porte in ferro, quella minoranza istituzionale che ogni volta si avventa come un fulmine a ciel sereno su una famiglia. E chi, seduto su una poltrona da oltre centomila euro al mese (poltrona che chi non usa né il codice né il cuore non merita di occupare), senza chiedere chiarimenti decide della vita altrui accettando relazioni palesemente fasulle. Chiedo forse troppo?
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47 commenti:

Vito Vignera da Catania ha detto...

Caro Massimo hai fatto benissimo a scoperchiare gli altarini di tutte queste tristi e incredibili vicende domestiche.Giudici incompetenti e assistenti sociali che fanno relazioni di comodo per il loro interesse,presentandosi al primo chiacchiericcio oh al primo sintomo di allarmismo di vita familiare.Certo ,quel video trasmesso in televisione ha avuto un forte impatto emotivo sulle persone,e sia io che mia moglie ne siamo rimasti turbati,poi mia moglie mi ha raccontato in serata che è intervenuta l'Onorevole Mussolini in una trasmissione Mediaset pomeridiana e che già si era interessata al caso in questione,ma come dici Tu:Quante di queste situazioni non vengono portati agli altari della cronaca quotidiana è restano nascosti all'attenzione mediatica.Grazie Massimo per aver riportato alla luce questi tristi avvenimenti di vita familiare e sociale.Ti auguro una buona giornata.

Manlio Tummolo ha detto...

Caro Massimo,
è inutile che io ti ripeta i soliti meritati elogi.
In generale: i magistrati sono formati con metodo mnemonico a ripetere pappagallescamente le leggi e così prendono il 30 e lode e, alla fine, il 110 e lode. il più delle volte nulla capiscono di quanto ripetono. Della vita, del mondo della realtà sociale e culturale, nulla capiscono perché devono imparare solo nozioni dei più vari Diritti specialistici (per esempio, il Diritto dell'igiene negli orinatoi), ma dell'uomo nulla sanno, né fisico, né psichico. Ovviamente con le dovute eccezioni individuali di chi per conto proprio studia queste cose.
Nel caso specifico ci sono errori a valanga, partendo dai due genitori, persone di certo non avvezze ad una vita miserabile, ma di piccola borghesia benestante, il che dovrebbe suscitare ancora più meraviglia. Disgusta chi, di fronte ad un bambino che è PERSONA NON MERCE, non ascolti la sua volontà e il suo desiderio. DISGUSTA UNA SCUOLA dove si abbandona un bambino, un alunno che è sotto la responsabilità educativa, civile, penale, amministrativa del docente a cui è in custodia, a persone estranee, ancorché mandate da giudici. IL BAMBINO AVEVA DIRITTO E DOVERE DI SEGUIRE LE LEZIONI FINO ALL'ULTIMO, VISTO CHE NON ERA MALATO. Parlo anche da ex-docente di Scuola elementare e di Liceo. Quidi tutta quella scenata va ascritta anche alla dirigente scolastica farisea che poi dice di essersi messa a piangere. Ricordo che, perfino davanti ai nazisti, i medici si rifiutavano di far prendere, per quanto potevano, ebrei o partigiani malati e feriti. Lo stesso vale per docenti e dirigenti scolastici in un caso analogo. Anche questo va messo nel sacco.
CONCLUSIONE PEDAGOGICA: quel bambino, a 10 anni, ha appreso a sue spese che l'uso/abuso della forza è il fondamento del Diritto. Non meravigliamoci se tra altri 10 odierà le Forze del (Dis-)Ordine, se odierà lo Stato, se diverrà un anarchico terrorista. E' lo Stato, nella persona degli adulti che ne hanno violentato la volontà, che gliel'ha insegnato !

Manlio Tummolo ha detto...

ALCUNE PAROLE AD EX-COLLEGhi

Signori Dirigente e docenti di quella Scuola elementare di Padova o dintorni:
AVETE RIVELATO LA PIù BIECA PUSILLANIMITA' NEI CONFRONTI DI PERSONE NON IDONEE AL LORO LAVORO.

Il bambino era a scuola non per divertirsi e giocare, ma per compiere il proprio dovere di alunno che egli compìva volontariamente e, per quanto possibile, con gioia ed interesse. Egli era sotto la Vostra piena ed intera responsabilità, in primo luogo EDUCATIVA, che è il Vostro primo e sacro Obiettivo. Voi di questo obiettivo avete fatto strame. Tutta la Scuola doveva insorgere a difendere il sacro diritto/dovere all'istruzione in quella giornata. NESSUNO, NE' CON LA FORZA NE' CON L'INGANNO, POTEVA STRAPPARVELO VIA. Al termine delle lezioni, gli adulti responsabili, accompagnati anche dall'Esercito, potevano prelevarlo come sempre si fa. LI' TERMINAVA LA VOSTRA AUTORITA' ED AUTOREVOLEZZA, ma non prima. Fuori della cinta scolastica, fuori dai cancelli non spettava a voi impedire nulla, salvo richiamare altre Forze dell'Ordine ad assistere ad eventuali rapimenti o sequestri di bambini. E se fossero state persone travestite da agenti ? Avreste lasciato andare il bambino in quella maniera vigliacca, nascondendo il capo sotto la "toga" come Cesare, o nella sabbia come gli struzzi?

Bell'esempio avete dato a quel bambino, bello agli altri alunni, di cui se io fossi genitore farei portare via tutti. E tutto ciò senza protesta, senza resistenza, senza chiamare altre Autorità a verificare che tutto fosse in regola ! Ecco la Scuola moderna, nata dai Decreti delegati del 1973/ 74 e progressivamente devastata da azioni deformatrici dei vari governi! Ecco gli insegnanti moderni, i quali tutto conoscono di informatica e di inglese, ma nulla dell'Uomo, che si piegano sempre di più nel servilismo verso questo nefasto regime !

carla ha detto...

buongiorno a tutti, finalmente ho recuperato il compiuter,in pieno concorde di quello che dice Massimo,Vito e Manlio.....
a parte ,a quanto si vede,che il normale tra le " lo si fa passare per anormale....ecco...
il ragazzo espresse il chiaro il dinsenso di stare con il padre e lo ha dimostrato sia in parole e di fatto,risulta che a scuola andava bene e dava ilsenso che l'ambiente che viveva era sereno,per cui di certo gli è stato negato.....mi auguro veramente che questo ragazzo abbia la meglio e allora tutto puo essere ancora riparato.....se no come dice Manlio,qua si è rischiato di rovinare una persona e non solo altri ragazzini che hanno asistito di creare in essi delle fobie,perchè a quella età la fantasia galoppa sia in bene che in male......
ora vi lascio che devo scappare più tardi riprenderò il discorso,scusate.....saluti a tutti

VitoVignera da Catania ha detto...

@ Prof Tummolo .Ottimo intervento Prof sperando che a qualcuno di quello che ha scritto entri nella zucca,se non è del tutto vuota, qualcosa dovrebbe recepirla.Grazie

ENRICO ha detto...

Caro MANLIO

ecco cosa è successo a scuola.
"Marina Zanon è la preside della scuola elementare Cornaro di Cittadella. “Quando la polizia è arrivata a scuola – afferma – ho pensato di oppormi al decreto di esecuzione. Ho interpellato un avvocato e mi ha detto che non potevo fare resistenza. Loro sarebbero comunque entrati. Mi hanno detto: professoressa, noi siamo la forza pubblica, noi entriamo”

qui le dichiarazioni della Preside che racconta dettagliatamente l'accaduto

http://video.repubblica.it/cronaca/la-preside-ho-provato-ad-oppormi-ma-la-polizia-e-entrata-lo-stesso/107578/105958?ref=HRER1-1

Sono sbalordito.

In più aspettiamoci l'esercito di psicologi, tuttologi,avvocati, "esperti " non meglio identificati, che già premono alle porte dei vari contenitori televisivi i cui conduttori si stanno fregando le mani pregustando un livello dell'audience ( e quindi degli incassi pubblicitari) oltremodo interessante sfruttando il video che sarà trasmesso ininterrottamente chissà per quanti giorni.

Sarei curioso di conoscere quale sia stato "il percorso" del filmato ripreso dalla zia del bambino .

A CHI è stato consegnato in prima battuta ?

Come e a quali condizioni è arrivato nella mani della redazione di CLV ?

PINO ha detto...

@ TUMMOLO

Carissimo Manlio, pur condividendo interamente la sua indignazione, non so proprio cosa avrei potuto fare, al posto del preside, di fronte ad una precisa Ordinanza del giudice incaricato, e degli esecutori investiti del disgustoso mandato, che non potevano assolutamente eludere.
Certo, la scena che la zelante conduttrice di CLV ci ha servito in onda non è delle più edificanti. Per cui penso che sarebbe necessario risalire più a monte, la dove è stata decisa l'azione e le sue irreversibili modalità.
Il "prelievo" di un comune delinquente, per la sua destinazione coatta, non si è mai manifestato così cruenta.
A chi od a cosa addebitare l'abominevole episodio, se non al nostro immaturo sistema legislativo?

Manlio Tummolo ha detto...

Cari Enrico, Pino, Vito ed altri,
due note prima di rispondervi: avete prsenti le due madri prostitute di Salomone ? Ebbene la madre vera si svela gridando di lasciare vivo il piccolo, di darlo pure all'altra, perché un vero genitore sa rinunciare anche al figlio per il suo bene fisico e psicologico.
Chi di voi ha visto a suo tempo il film "Arrivederci ragazzi", ambientato in Francia sotto occupazione tedesca? Ricordate l'ultima scena quando i nazisti portano via uno dei ragazzi, in quanto ebreo? Mi sembra che si ispiri ad un fatto reale, anzi a molti fatti reali di quei tempi. Ebbene, furono più rispettosi i nazisti dell'Istituto Scuola, tra l'altro Collegio privato retto da sacerdoti cattolici e neppure statale, che non giudice ed agenti di Polizia del Circondario di Padova.

Che avrebbe potuto fare il dirigente scolastico ? Ma vi rendete conto che la Scuola statale appartiene all'apparato statale come la Magistratura ? Lo sapete o non lo sapete che ad un dirigente scolastico, per l'intera scolaresca di sua competenza e al docente per l'intera classe, spetta il ruolo di tutore dell'ordine e di ogni rapporto con l'esterno, a maggior ragione in un caso di contenzioso fra genitori ? Non vorrei qui far vanto a me stesso di un episodio importante della mia trascorsa vita scolastica. Io fui punito per "aver svolto regolarmente il proprio servizio" perché un'ordinanza ministeriale (credo fosse stata di Spadolini, nel 1982 e anni seguenti), imponeva anche agli insegnanti che non andavano alle assemblee sindacali di allontanare gli alunni. Io, in accordo con i genitori, li tenni ripetutamente in aula. Fui punito con "ammonizione scritta", ma nessuno venne a togliermi gli alunni, in quanto erano sotto la mia piena ed intera responsabilità giuridica e pedagogica. Nella vicenda del bambino, giunta a quegli estremi, vi sono risvolti di disciplina interna, amministrativa, e aspetti penali di estrema gravità. Un dirigente scolastico e tutti i docenti con alunni, invece di nascondersi dietro alla lavagna o sotto i banchi, dovevano e potevano far muro, impedendo anche l'ingresso ad estranei, fossero o no mandati da un giudice che HA ABUSATO DEI PROPRI POTERI CON I SUOI BRAVACCI. Questa faccenda non finirà qui, perché coinvolge i diritti dell'Uomo (cfr. relativa Convenzione Europea) e la Dichiarazione dei Diritti ONU del Fanciullo.
Iddio santissimo, un giudice non è un sovrano assoluto, non è Erode o chi altro che può ammazzare i primogeniti o tutti i neonati di Israele e di Padova. Egli deve rispondere davanti alla Legge dei propri abusi, commessi sulla base di una perizia del tutto campata in aria, scopiazzatura e sbrodolatura dei celebri complessi freudiani di Elettra e di Edipo, di cui probabilmente quel pover'uomo ignora tutto. Un dirigente scolastico è funzionario dello Stato e pubblico ufficiale, come un magistrato e nell'ambito di sua competenza ha il massimo potere, tra cui anche quello di chiamare Forze dell'Ordine diverse da quelle che hanno compiuto un'"esecuzione forzata", come se si trattasse di un immobile urbano da sequestrare.

SUI BAMBINI NON TRANSIGO IN ALCUN MODO E NON ACCETTO LA BENCHE' MINIMA GIUSTIFICAZIONE. Parli anche il ministro della Pubblica Istruzione che deve rispondere di quanto avvenuto. E fosse successo in una Scuola privata a conduzione cattolica, questo - è assai probabile - non sarebbe accaduto. La Chiesa ha - e lo dico con sofferenza da laico e mazziniano - un senso ben più alto del proprio ruolo che non questi cialtroni circolanti nello Stato oggi, post-Decreti Delegati e post-deformazioni Amato e seguenti sul pubblico impiego (19973 - 1993).

chiara ha detto...

Aggiungi alla categoria degli ignavi arroganti i Tutori (la povera Anna Giulia ne ha uno dei peggiori, credo tu l'abbia vista).
Io lo sono stata e giuro sui figli che adesso ho che ho lottato con tutte le mie forze contro un'assistente sociale arrogante e disinteressata e una casa famiglia gelosa del proprio introito. Li ho portati entrambi davanti al Giudice perchè spiegassero a lui il motivo per il quale avrei dovuto consentire che un ragazzino a cui da una settimana era morta la sorellina per un tumore (anche lei mia pupilla) venisse "segregato" in una comunità a 300 km dal suo ambiente e dalle poche persone a cui si era affezionato (gli affidatari della sorella) levandogli il telefono, impedendo i contatti con l'esterno per "almeno tre mesi" compresa anche la sua tutrice. Dio sa quanto ho battagliato. Quella firma me l'avrebbero potuta strappare solo con la forza bruta. Sono riuscita a far trasferire il minore ad un altro servizio sociale e, con la collaborazione di una psicologa ho raggiunto una mediazione con la Comunità. Mai avrei pensato di dovermi sentire più idonea io, formata a cavilli e nuda legge, di coloro che per istruzione dovrebbero essere il melius che questa società offre agli sfortunati.
Pensare che basterebbero buon senso, buona volontà e amore gratuito per questi "figli di tutti"...

carla ha detto...

buonasera a tutti,per quel che ho sentito oggi tra la vita diretta e pomeriggio 5 ......se devo essere singera quel che ha bisogno del psichiatrico è il padre,de mo' per il fatto parte già con il piede falso,dicendo che il bambino è sereno,ma chi ci crede,dopo aver visto una scena del genere....
che il bambino sia stato messo in un posto protetto questo non si discute,ma che sia sereno ho mille dubbi.....
penso che se non si prende dei immediate provedimenti,il vero problema psicologiche ci sarà da adesso in poi....
come si può parlare di plaggio,quando il bambino espresse chiare motivazione il perchè non vuole andare con il padre....non è che abbia detto :-non ci vado ,perchè non va' daccordo con la madre- ma ha detto perchè non si sente trattato bene dal padre....ora mi domando dove sta plaggio in questo?.....

ora viene perfino messo in discussione che la cosa non doveva essere fatto vedere.....invece a mio parere era ora che se ne parlasse e sarebbe ora dare voce al bambino.....visto che si parli per il bene del bambino.....in questo modo quale bene?......inculcandoli dell'odio verso mondo esterno.....
certo puo benissimo apparire che si adegua al prossimo aprocio di vita,perchè al momento non ha altra scelta e le toccherà sottostare,ma quello che si crea dentro nessuno lo puo immaginare,perchè non lo dirà mai.....quando arriverà a maggior l'età troveremo i risultati,se non lo interdicono prima.....
ma!....speriamo che ci sia qualcuno che lo aiuti a tirare fuori da questo disaggio prima che accade il peggio o irreparabile.....
buonaserata a tutti

ENRICO ha detto...

Carissimo Manlio,

avevo appositamente segnalato il video con le dichiarazioni della Preside per evidenziare ( come se ce ne fosse stato bisogno !) la totale incompetenza, ignoranza e inconsapevolezza del proprio ruolo istituzionale da parte del corpo insegnante diffuso persino in coloro che ricoprono cariche di alta responsabilità.

Sono TOTALMENTE d'accordo con il tuo sacrosanto sdegno nei confronti di questo becero episodio di inaccettabile inciviltà

E quel che è peggio sono tutte le vicende analoghe che sicuramente saranno avvenute e delle quali non abbiamo mai avuto contezza.

ENRICO ha detto...

Ps: @ MANLIO

...e se è becero l'episodio, lo sono ancor di più i programmi d'intrattenimento appoggiati da farisaici fiancheggiatori che ne sfruttano il clamore per aumentare l'audience.

Manlio Tummolo ha detto...

Non ho visto nulla per TV, non avendola più da quasi due anni. Ho letto ieri "Il Messaggero" di Roma, oggi l'articolo di Massimo Prati e girato un po' sui giornali web, oltre che i GR della RAI.

Ovviamente si cerca di dare versioni diverse dell'accaduto per togliersi ogni responsabilità. Si dice adesso che l'episodio è avvenuto fuori di scuola, ma allora perché la dirigente scolastica avrebe fatto di tutto per non far vedere ai ragazzi la scena, se dovevano ancora entrare? Ridicolo il tentativo di giustificazione degli agenti, secondo i quali il padre trascinava per i piedi il bambino ed essi, invece di vietare all'infausto genitore di agire con la violenza, gli hanno alleviato la fatica tenendo il bambino per le spalle. Più idioti di così. A chi interessa consiglio di vedere su YouTube "Arrivederci ragazzi", film francese del 1987 di Louis Malle, su ragazzini ebrei tolti dal Collegio per portarli in campi di sterminio. Ebbene il comportamento formale dei nazisti era più rispettoso che non quello dei nostri agenti, fatta salva ovviamente la conclusione. Digitando il titolo appare proprio nel primo riquadro la parte conclusiva del film.

Ad ogni modo, caro Enrico, non credo affatto che la cosa finirà in questo modo. Oltre alla Cancellieri, dovrà rispondere il ministro della Pubblica Istruzione e quella della cosiddetta "Giustizia".
Ritengo che l'avvocato della madre assumerà poi le decisioni necessarie in merito a querele e ricorsi sul caso.

Manlio Tummolo ha detto...

Oltre alla Dichiarazione ONU per i Diritti del Fanciullo, che risale addirittura al 1959, le persone interessate ad approfondire gli aspetti giuridici internazionali, possono leggere il sito Unicef:

http://www.unicef.it/doc/599/convenzione-diritti-infanzia-adolescenza.htm

E' oltremodo facile verificare che tali Atti sono stati sudiciamente violati, sia nella forma, sia soprattutto nella sostanza.

carla ha detto...

ma guarda il caso per quel che ho visto sulla vita in diretta,il padre dichiarava che hann fatto i polizotti un neuropsichiatra e servizi sociali....ne parlava come se lui non centrasse niente.....ora i polizzotti dicono che è il padre che ha tirato per i piedi......volete vedere che si usa il solito trucco del colpevolizzare i uni contro l'altro! così nessun è colpevole e il fatto non sussiste....forse c'è la saremo sognati.....
battuta a parte,penso anche ai bambini che hanno assistito la scena,penso alle fobie che si possono creare che per un errore dei adulti che ci possano andarci di mezzo loro,mi piacerebbe sapere come riusciranno spiegare questa storia....oppure che un bambino non sia libero di esprimersi,anche con tutti i suoi caprici normali che siano alla loro età.....il guaio è che a 10 anni non si dimentica,anzi è un età che si magazzina nella propria mente.....
e poi si parla la protezione dei minori ,non so' come lo si possa dire in questo criterio.....saluti

Manlio Tummolo ha detto...

Lo scaricabarile è uno degli sport preferiti in Italia, soprattutto là dove il senso di responsabilità (sapere ciò che si fa e risponderne legalmente) dovrebbe essere maggiore. A Trieste, non so se in altre parti, vi era un gioco di gruppo in cui i bambini canticchiavano:
"El frate gà perso le zavate. El numero 1 le gà trovade" E il numero 1 risponde "Chi mi ? mi no!". Il coretto aggiunge: "Chi po' ?". "el frate" risponde il numero 1, e la tiritera poi continua con altri bambini (il significato è che un frate ha perso i suoi sandali, li ha trovati il numero 1, che però rimanda al frate il ritrovamento). E il gioco continua. Sinceramente non mi ricordo come finisse. Forse Mimosa potrebbe aiutarmi.

Ebbene, questo è un giochino molto usato, soprattutto quando si tratta di responsabilità molto grosse. Un esempio storico è Mussolini che convoca il Gran Consiglio per avere un parere sulla guerra; avutolo e dimesso dal ruolo, poi si vendica facendo fucilare un certo numero di consiglieri, tra cui il genero, che avevano votato per l'ordine del giorno Grandi, che gli toglieva il potere militare e politico. Il primo che doveva fucilare era allora se stesso. Non spettava al Gran Consiglio, tra l'altro, la materia bellica.

Da che cosa deriva questa mentalità molto diffusa ? Dalle origini dell'Impero Romano, dalle Signorìe, dai principati, dal dominio straniero, dalla continuità dello Stato unitario con usi e costumi precedenti. Viceversa, modelli cone Farinata degli Uberti, Dante Alighieri, Gerolamo Savonarola, Giordano Bruno, Tommaso Campanella ecc., fino ad arrivare a Ferruccio Parri patriota ma antifascista fin dall'inizio, furono sì molto elogiati, ma mai seguiti.

carla ha detto...

ma guarda signor Manlio bisogna che si aggiorni un po',ora esiste il tormentone del " pulcino pio"....
è innevitabile un po' di ironia,visto delle situazione che stiamo vivendo ,per esorcizare....
la saluto cordialmente e le auguro una buona giornata a lei e tutti amici utenti del blog....

ENRICO ha detto...

Caro Manlio

..e andrà a finire che dopo averne parlato, parlato, parlato, parlato in Tv e conseguentemente incassato un mucchio di quattrini grazie alla pubblicità in onda tra un "intervento" (!?) e l'altro dei soliti noti, di questo "caso" non si saprà più NIENTE dato che a quel punto l'interesse del pubblico sarà completamente svanito.

Vedi il caso Schettino . Qualcuno sa com'è andata a finire quella storia ?

E' QUESTO il perverso meccanismo del mainstream che anzichè informarci e formarci , ci disinforma e ci rimbecillisce

Inoltre continuo a chiedermi com'è possibile che il video, anzichè essere trasmesso subito dai TG nazionali e regionali - dato che la gravità dell'episodio ne richiedeva la diffusione attraverso i canali deputati all'informazione ufficiale - è invece finito PRIMA nella redazione di CLV, trasmissione che ha avuto, per questo scoop, un'impennata notevole di ascolti .

Anche in questo caso si sono fatti PRIMA i "conti in tasca" ?

I familiari a CHI hanno consegnato il video ?

Ai giornalisti delle testate dei Tg o ad altri che hanno pagato l'ESCLUSIVA ?

Perchè la notizia è uscita ufficialmente sulla stampa solo il giorno dopo la denuncia da parte di CLV ?

carla ha detto...

purtroppo signor Enrico questo è la cruda realtà,che si sbandiera il buon senso,poi vice la indiferenza,proprio perchè succede ad altri......
ora dipende dalle donne del bambino fino a che punto siano in grado fare fronte la vigenda....
il fatto sta, che si fa di tutto per indimidire.......
purtroppo esiste una nuova stile della dittatura,per cui zitti zitti stiamo accodiscendendo.....oppure ci rende impotente di agire....
basta vedere come si sta agendo verso la zia e il nonno e per quella persona che si è permesso intromettere,che quant'è vero se ne ritirò subito dal momento che seppe che erano polizzotti.....se questo comportamento è molto democratico secondo lei!......cordiali saluti

ENRICO ha detto...

E non basta !
leggete questo :

"Il mio ragazzo autistico
trattato da spacciatore"


http://www.repubblica.it/cronaca/2012/10/13/news/violenza_figlio_autistico-44434352/?ref=HREC1-2

Manlio Tummolo ha detto...

E' probabile che le persone interessate, cari Carla ed Enrico, abbiano consegnato in cambio dell'esclusiva e, quindi, di denaro, quel filmato a "Chi l'Ha Visto", sapendo come vanno le cose, per cui hanno preferito agire così: non è certo la prima volta. Dietro a queste diffusioni ci sono cose pochissimo chiare, perché suppongo che molti manderanno filmati, senza che poi vengano resi noti o diffusi. Un motivo può consistere nel dente avvelenato di giornalisti specialisti come quelli di certe trasmissioni, i quali vogliono vendicarsi di indagini subìte o di ispezioni. Leggevo nel libro su Elisa Claps scritto dal fratello Gildo in collaborazione con la Sciarelli che hanno avuto problemi svariati, per cui potrebbe trattarsi di forme di vendetta.

Ma, al di là di questi traffici, c'è un fatto inconrovertibile: un bambino è stato strappato alla madre per motivi oscuri (la sindrome di cui si parla è semplicemente ridicola, psicologicamente una fesseria, una banalità trasformata in enigma), affidato esclusivamente al padre, ma "scaricato" letteralmente in una comunità di bambini problematici, pur non avendo problemi reali, ma li avrà d'ora innanzi. Questo è altrettanto certo, e ricorderà per tutta la vita la violenza fisica e psicologica subìta. Odierà il padre ancora di più (se già prima lo odiava), e odierà - GIUSTAMENTE - uno Stato violento con i deboli, con i piccoli, e pusillanime con i forti ed i violenti, il solito Stato che abbiamo ereditato per spirito di continuità (alias, gattopardesco) dai peggiori tempi della storia italiana e, credo, ulteriormente peggiorato nella sostanza da un elevato tasso di anarcoidismo, che non è anarchismo, ma la pura velleità di poter trascurare ciò che si deve fare tenendo conto degli altri. Sono convinto ad ogni modo che, giudiziariamente, le cose non finiranno così (la questione deve ancora arrivare in Cassazione, visto che si dice sia arrivata alla Corte d'Appello, sezione minori): quanto alla TV e ai suoi spettacolazzi, penso e continuo a pensare che basta non guardarli, limitarsi al massimo ai telegiornali, quelli condotti con un minimo di serietà. Ma merita pagare un canone solo per vedere alcuni TG ?

Manlio Tummolo ha detto...

Ho visto "la Repubblica.it" di oggi. Ho ascoltato l'intervista della dott.ssa dirigente scolatica (non preside come dicono i giornalisti ignoranti che nulla capiscono di Scuola).

RILEVO:
1) La dirigente scolastica della Scuola elementare STATALE !!!!) di Cittadella ignora princìpi di Diritto amministrativo e scolastico che dovrebbe conoscere per professione, senza bisogno di consultare nessuno.
2) Consultare un avvocato esperto solo di Diritto privato è stato fuorviante: era lo stesso se si rivolgeva ad un salumaio.
3) La dirigente non poteva impedire il ratto violento del bambino se fosse avvenuto all'esterno della Scuola, ma poteva impedire, con la sua autorità piena ed intera di funzionaria dello Stato, di entrare nell'edificio scolastico (lo può fare anche un bidello), escluso il compimento di reati nell'interno);
4) Spetta alla dirigente scolastica l'onere di chiamare la Forza pubblica se avviene qualcosa di particolarmente grave nell'edificio scolastico, e non ad altri.
5) Ha commesso i reati di: a) interruzione di pubblico servizio, facendo di fatto interrompere le lezioni; b) complicità nel sequestro di un bambino a lei e agli insegnanti affidato in quel mpmento, nascondendo la testa sotto la sabbia come uno struzzo, subendo una vuota minaccia; c) ha indebitamente trattenuto tutti gli alunni (collettivo sequestro di persona) oltre l'orario scolastico nell'intento di non far loro vedere l'indecente scempio che stava avvenendo; d) ha omesso di telefonare ad altre Forze dell'Ordine, trattandosi per giunta di gente in borghese, non nell'uniforme di servizio, per cui poteva trattarsi anche di perfetti estranei; e) non si capisce se sia stato mostrato un qualche atto ufficiale per tale sequestro, a parte minacciose dichiarazioni orali (molto gravi anche quelle: si è minacciato un pubblico ufficiale in servizio).

Vorrei vedere se la dirigente scolastica avesse detto, con chiarezza estrema, che nella Scuola non dovevano entrare per un simile atto. Si sarebbero messi a sparare ?
Il resto delle sue dichiarazioni sono solo un tentativo di giustificare la propria inettitudine e la propria paura. Che cosa voleva che succedesse se impediva loro di entrare, non abbandonando il minore in mani ignote e con intenzioni oscure ? Nulla: avrebbero atteso fuori come dovevano fare in tale caso, senza contare che avrebbe potuto telefonare a Padova e a Roma per informazioni presso il Minstero (sedi periferiche e sede centrale)e non ad un privato avvocato che, lo so per esperienza, nulla sa di scuola.

Io mi auguro che gli avvocati della madre rilevino gli abusi avvenuti anche a spese di TUTTI GLI ALUNNI DI QUELLA SCUOLA (class action).

Credo che il mio parere, di cui mi assumo ogni responsabilità, abbia un qualche peso, essendo io "modestamente" abilitato all'insegnamento elementare, e già maestro elementare di ruolo ordinario; dottore in Pedagogia abilitato all'insegnamento di Filosofia, Scienza dell'educazione e Storia, nonché anche professore di ruolo ordinario di storia e filosofia nei Licei statali; già appartenente al Sindacato GILDA degli Insegnanti, come dirigente a Trieste (anni 1991 - 1997); ora dal 2007 dottore magistrale in Giurisprudenza, con indirizzo pubblicistico (alias Diritto Pubblico).
Elenco i miei titoli non per pompa personale (come sicuramente qualcuno penserà), ma per giustificazione professionale del mio giudizio sull'accaduto e sulle persone.

Anonimo ha detto...

Complimenti per l'articolo, l'ho letto con un misto di rabbia e paura...ho figli piccoli, dovessi pestare i piedi di qualcuno vendicativo... chi mi garantisce che siano al sicuro? Negli istituti poi accadono cose inenarrabili, ho letto di una ragazza che, divenuta finalmente maggiorenne è riuscita a ricongiungersi con la propria famiglia. Per fortuna i genitori e il fratello non hanno mai smesso di cercarla e sono riusciti a seguirne le tracce e farle arrivare dei messaggi. Era stata allontanata, prelevandola da scuola come una terrorista, per sospetti abusi in famiglia. Abusi che non esistevano, ma che ha imparato a conoscere quotidianamente negli istituti che l'hanno ospitata nei nove anni di calvario che ha dovuto subire. Botte, umiliazioni, violenza sessuale... non ricordo il nome della ragazza, ma so che ha scritto un libro... in Belgio simili bestie vengono messe in galera (Marcel Dutroux) da noi hanno uno stipendio e licenza di distruggere le famiglie...
Mi scuso per l'anonimato, ma come ho detto ho figli piccoli.

Vito Vignera da Catania ha detto...

Esimio Prof.Tummolo direi che in sede istituzionale qualcuno e meglio che vada a rivedersi i regolamenti scolastici,perché è inammissibile che una dirigente non conoscesse i diritti e le responsabilità che ha verso gli alunni del suo istituto e di cui Lei e una funzionaria dello Stato. Chissà perché il Questore afferma che i suoi uomini hanno agito in modo corretto.E chissà perché io credo a quello che scrive Lei ,e non a quello che vuol far intendere all'opinione pubblica che magari ignora certe cose. Questo è puro difensivismo dai contorni subdoli.

Manlio Tummolo ha detto...

Certamente caro Vignera, dovrebbero rivedersi tutto, non solo i regolamenti, ma dalla Costituzione e Patti internazionali in giù. Anche ammesso che la dirigente scolastica, da povera donna e non madre (perché se lo fosse stata avrebbe difeso il bambino con le unghie e con i denti), non si sentisse in grado di aprire un contenzioso diretto con gli agenti (tra l'altro, dal filmato, in borghese, e non avrebbero neppure mostrato l'Ordinanza dei giudici, da quel che si capisce: quindi ha creduto sulla parola), poteva tirarla per le lunghe, telefonare ai superiori scolastici, il Dirigente Provinciale (ex- Provveditore agli Studi), il Dirigente Regionale (ex-sovrintendente scolastico), il Ministero a Roma, magari anche ai sindacati dei docenti. Telefonare all'avvocato che, presumo, nulla ha capito della questione e del conflitto di competenze e conflitto tra poteri dello Stato, ma soltanto di divorzi, separazioni ed esecuzioni forzate di immobili urbani, era del tutto inutile.
Ha visto "Arrivederci ragazzi" ? se non lo ha visto, lo guardi e noti la differenza di dignità dei frati insgenanti nel Collegio, e perfino negli aguzzini nazisti.

"I VOLONTEROSI CARNEFICI DI HITLER" esistono tuttora: si esegue un ordine senza neppure verificare la legittimità dell'ordine. E se domani venissero a portare via bambini ebrei o extracomunitari di peso, li lascerebbero portar via perché lo ha ordinato qualche nuovo Fuehrer o Duce ?

carla ha detto...

e no signori la zia e il nonno hanno perfino ricevuto una denuncia ,se non è un messaggio da cornice questo?......quello di dire statevene lontani ,che farete la brutta fine.....
sentite di proposito non hanno detto loro stessi,i inquirenti di prelevare il bambino in un territorio neutrale,allora dove sta oltraggio alla giustizia?....come era neutrale per inquirenti ,perchè non poteva essere per i parenti del bambino.....
poi se si vede un bambino in difficoltà che viene trascinato,che sia da delinquenti o polizzotti ,non ci vedo perchè non si possa intervenire!....
è come dire se un delinquente ti punta la pistola è logico non va bene,ma se te lo punta il polizzotto va tutto bene e naturalmente salvo che a sua volta l'altro c'è l'abbia puntato contro.....è per dire solo perchè uno porti un titolo puo permettersi di usare il potere,se non è abuso di potere questo!.....saluti

Anonimo ha detto...

Altro caso di allontanamento forzato da madre, stesso perito:

http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca/2012/10/14/news/anche-il-mio-bambino-mi-e-stato-portato-via-cosi-1.5859258

K@

Manlio Tummolo ha detto...

La situazione è in realtà estremamente complessa perché processualmente non era affatto giunta a conclusione, tanto è vero che dovrà arrivare in Cassazione. Tutti voi sapete quanto è lungo un procedimento civile, ancora di più del già lungo penale, perché si esercita in due funzioni in ogni caso : quella della fase cognitiva (rendersi conto della situazione) e quella della fase esecutiva. Vi sono norme del Codice Civile sul divorzio e separazione; vi sono norme di procedura civile; vi è la questione dll'affidamento dei figli, nella permanente corresponsabilità dei genitori per il mantenimento e l'educazione dei figli. Sono processi che durano oltre un decennio. Quanto alle esecuzioni forzate alla prima sentenza, esse, a differenza che nella procedura penale (proprio perché in questo riguarda la violenza alle persone e la tutela delle persone), sono immediatamente esecutive, quando si tratta di beni mobili ed immobili, ovvero cose (da un grado all'altro, un bene può essere attribuito ad uno o all'altro dei due contendenti, per avere collocazione definitiva solo in Cassazione); discutibile applicarle alle persone che, oltretutto, hanno già un certo discernimento (un bambino decenne). Vanno poi applicate norme del Tribunale dei Minori e norme di natura internazionale. Qui pare che tutto si voglia risolvere con strane e sproporzionate rapidità e disinvoltura, a favore di uno dei coniugi, senza per nulla essersi curati di sentire prima in modo adeguato il bambino, vittima di questo contenzioso e che potrebbe, tramite tutore, farsi anche parte civile in un procedimento penale verso i suoi persecutori.

Con l'esecuzione forzata in un luogo appartenente allo Stato deputato ad un essenziale servizio pubblico (l'educazione ed istruzione), si sono poi sfacciatamente violate altre norme, con conseguenze che potrebbero essere gravissime. Il padre, avvocato, evidentemente, ha appoggi e sostegni in vari ambienti giudiziari della provincia. Non so se riuscirà pure ad averli in Cassazione, quando il caso arriverà all'ultima istanza. Comunque, chi ha voluto agire con violenza e con procedure accelerate, pensando di risolvere a comodo di qualcuno le cose, provocherà solo un odio maggiore nei confronti del padre e un odio ancora più violento contro lo Stato, che, come troppo spesso accade, è violento con i deboli e fragile con i forti ed i violenti. L'Istituzione Scuola, abbandonando il piccolo senza neppure la presenza fisica dei suoi docenti e della dirigente scolastica, si è dimostrata indegna della sua funzione educativa.

Nel frattempo, della storia giudiziaria precisa, delle motivazioni per la separazione, delle motivazioni dell'affidamento alla madre, di una non ben chiara sospensione della "patria potestà" (non è ben chiara a chi dei due in un primo momento), tutto ciò non è stato affatto chiarito, e tutto l'evento appare prima oscuro, per poi illuminarsi nella tempesta tra i fulmini.

carla ha detto...

buonasera a tutti,è bene che si continui a parlare,fa male lo so',ora vogliono far tacere il caso di padova ,girando il discorso,quasi che ci si voglia trattare da deficenti che non capiamo......è ora che si da voce al bambino,anche oggi pomeriggio sul 5 ci faceva sentire di una bambina disperata che chiedeva aiuto alla mamma......
penso che la scusa della sindrome è solo un capriccio dei genitori,che la vogliono vinta da che parte deve stare il bambino...ed ho impressione dove sta il vero problema,tipo sevizi o maltrattamento del bambino,dove veramente un bambino non ci vorebbe stare magari non si fa niente,solo per il fatto burocratico....
il principio di tutelare il minore è di levare dalla violenza e non accontentare i capricci dei genitori....
allora direi di parlare,parlare e continuare fino al punto che qualcuno se ne occupi veramente.....
le istituzione dovrebbe proteggere i cittadini ed esserne al servizio e non imporre il potere,se si vuole parlare del rispetto delle istituzione.....

intanto per incominciare un bambino non è un pezzo di carta....saluti

Manlio Tummolo ha detto...

DA QUANDO I BAMBINI SI "RESETTANO" ?

La qualità degli amichetti di questo padre alquanto nervoso e prepotente, certo non predisposto a comprendere le ragioni del figlio, si capiscono attraverso l'uso di un anglicismo, termine tecnico in informatica, che serve ad indicare un lavoro di ripulitura di un cellulare o di un computer. Sicuramente, non è adatto per un'opera educativa o rieducativa per un bambino. Denota anche la bestiale ignoranza di questa gente, ignoranza in pedagogia, ignoranza in umanità, ignoranza pure nella lingua italiana. Perché il corrispondente del termine da essi usato, in italiano è costituito da due possibili verbi: "riassettare" (ovvero, cambiare l'assetto), oppure "riassestare" (ovvero, rimettere in ordine). Ma valgono bene per le cose, non per le persone.

H notato anch'io, cara Carla, lo sforzo di "riassettare" la situazione, facendo vedere che il bambino fa bei temini sugli alberi, però poi anche al Garante per l'Infanzia (un amichetto dell'avvocato, evidentemente) sfugge che il bambino scrive, ma non parla, dal che si capisce che si sta chiudendo in se stesso; si fa svestire dal padre (? - a dieci anni ?), ma quanto al giocare con lui, non ci credo. Sfugge ancora che dovrà cambiare scuola, un bel modo di "riassettare" il bambino, strappato anche ai suoi amici. Più intelligente delle monache, si mostra anche solidale con i più piccoli, il che conferma l'intelligenza di questo bambino che, fra 8 - 10 anni, si rivolgerà contro padre e Stato, visti come suoi nemici. Possono starne certi. Probabilmente diventerà pure ateo e materialista, viste le monache da cui è controllato.

Ma la storia non è finita, è solo agli inizi, e deve ancora andare in Cassazione, poi eventualmente alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, per la violazione dei suoi diritti di persona e di fanciullo. La nostra Magistratura, non l'Italia, riceverà un'altra meritata bacchettata dall'estero.
I responsabili pagheranno, possono starne certi: su chi vìola i bambini è pronta la mano di Dio ben prima di quella tremante degli uomini.

carla ha detto...

bravo Manlio è proprio così e detto dal vangelo "guai a quelli che scandalizza i piccoli..."...
quello che penso che l'unico modo che si possa salvare questo bambino è far ritornare nel ambiente che si era creato intorno a se e che ci credeva......
lo disse chiaro anche la Mussolini,che ormai il bambino è entrato uno stato di sfiducia verso adulto,che il bambino gli aveva detto:-....che le mie parole non contano.....-.
secondo me se non si farà nulla,per una questione tortura mentale,dovrà fare, in apparenza, quello che altri dicono....
il fatto sta che i bambini crescono,solo dopo che ritroveranno la loro autonomia si capirà cosa ne abbiamo fatto....
comunque ritorno ripetere che noto il problema serio c'è l'ha il padre e spero proprio che i suoi colleghi se ne accorgano al più presto,se fosse per me lo avrei già allontanato dal albo dei avocati,sarò pesante le mele marce vanno allontanate.......
se un padre non capisce che il bene non lo si impone,ma se lo conquista dando un interesse al figlio sulle qualità di vita in modo che scaturisce la curiosità e stima,solo allora si puo scaturire l'affetto,ma se tutto ciò non lo si capisce....non merita di essere un padre....e
la storia si ripete,altro che "la strage dei innocenti",che poi per cosa?......per una illusione di un trono.....purtroppo quello di avere un trono a tutti costi è una fonte della brutta malattia e nell'ambito psicologico si chiama mitomane.....per ora mi fermo quì....
spero solo che ci sia veramente l'impegno di voler cambiare questa condizione nella società e che non rimanga solo un fatto di clamore del momento......la saluto cordialmente signor Manlio e buonanotte..... e buonanotte a tutti amici del blog

Manlio Tummolo ha detto...

Cara Carla,

infatti a Tarquini ho mandato questo brano dei Vangeli:

“MAXIMA DEBETUR PUERO REVERENTIA”: Agostino d’Ippona



All’Illustre Direttore,
Marco Tarquini
de “L’Avvenire”
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Per un padre dissennato, snaturato e violento, per uno psichiatra caricatura di Freud, per i magistrati al loro servizio, per gli agenti violenti complici dell’uno e degli altri, per una dirigente scolastica ed insegnanti pusillanimi, le parole di Gesù, detto il Cristo, Messia o Salvatore (da Matteo cap. 18, vv. 6 - 10) :

“Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare. Guai al mondo per gli scandali! E’ inevitabile che avvengano scandali, ma guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!
Se la tua mano o il tuo piede ti è occasione di scandalo, taglialo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, che avere due mani o due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno…
Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli…”.

Distinti saluti,
Manlio Tummolo


Immagino che il buon Tarquini non la leggerà neppure.

Manlio Tummolo ha detto...

IL MITO DI EDIPO COME ANTAGONISMO TRA PADRE E FIGLIO, E LA CONFERMA DELLA PREDIZIONE.

Questo caso è uno di quelli tipici da ricollegare al mito antichissimo di Edipo, a cui vanno associati quelli di Esiodo sulla nascita degli dèi (Teogonia) almeno fino alla nascita di Giove.
Il mito di Edipo, poi ripreso dalle grandi tragedie greche, rappresenta il dramma della vita quando il figlio viene visto come minaccia dal padre, e come questi tenti, malgrado l'inelluttabilità del Destino, di eliminarlo. Si può anche vedervi un rapporto di rivalità, come lo vedrà poi Freud, in sede sessuale inconscia (ma di ciò più avanti).
A Laio, re di Tebe, viene predetto che suo figlio lo ucciderà e si sposerà con la madre. Laio, dunque, non vuole figli, ma la moglie stessa, ripudiata, con l'inganno riesce a ri-sedurlo e a rimanere incinta. Laio tenta di far ucidere il figlio, ma non vi riesce e questo viene mandato lontano. Un giorno ritorna, casualmente si incontra col padre, senza saperlo, e dopo un diverbio lo uccide. Poi incontra la madre Giocasta, anch'essa a lui ignota, la sposa, ne ha dei figli, a cui si collegano poi altre tragedie (Eteocle, Polinice ed Antigone). Quando Edipo viene a sapere che Giocasta era sua madre, si acceca e fugge in esilio di nuovo.
Ora il senso del mito e delle tragedie da essa derivate è che l'uomo e perfino gli dèi, non possono sfuggire al Destino, che è inevitabile. Si può ritardarne l'esecuzione (a differenza dei tribunali), ma non respingerlo, e qualunque cosa si tenti finisce poi per aggravare il male.

Dal mito di Edipo vengono tratte due teorie, una nella psiconalisi freudiana, che mira a sottolineare il complesso secondo il quale i figli sono attratti sessualmente ma inconsciamente dal genitore di sesso opposto: quindi i maschi amano la madre, le figlie il padre, e sono gelosi o invidiosi dell'altro genitore. E' la dottrina che, distorta ogni oltre limite (Freud estende a tutti e a livello incoscio, cioè non moralmente o giuridicamente punibile), serve da base alla deportazione e clausura del bambino di Cittadella.

In psicologia dell'apprendimento, abbiamo viceversa l'"Effetto Edipo", ovvero riprende il senso, razionalizzato, dell'ineluttabilità della previsione e del Fato. Si sostiene, infatti, che nell'apprendimento si è condizionati dalla previsione del risultato, in modo sia negativo, sia positivo. Ovvero, in senso negativo ci si comporta in modo tale, seppure apparentemente contrario, da arrivare a realizzare tale previsione; in senso positivo, perché si può far di tutto per realizzarla, non per una Volontà superiore, ma per una serie di inevitabili premesse psico-logiche. Ovvero, tanto opponendosi alla previsione, quanto favorendola, si finisce per realizzarla.

Un tanto per concludere sul caso: chi ha voluto evitare l'ostilità del figlio verso il padre, in realtà l'ha incrementata e, come nel caso di Edipo, si può prevedere che, in età adulta, il figlio potrebbe anche giungere ad uccidere il padre, magari nel solo senso di escluderlo del tutto da sé.

carla ha detto...

buongiorno Manlio,fu detto " il buon tacere non fu mai scritto"....
direi se anche il signor Tarquini dell'avvenire non lo leggerà,ci sarà sempre chi leggerà al posto suo......
poi riflettevo di una cosa,non so' se l'avete notato pure voi,che questo avvocato assomigli a qualcuno di nostra conoscenza,con lo stesso pacatezza,timbro di voce,freddo ,altri possono dire quello che vogliono e non ascolta nemmeno e va avanti con il discorso già pefissato e da là non ci si muove,proprio tipico da incantatore di serpenti,quel buon avvocato galoppa.....
infatti anche in questo caso c'è qualcuno che sta sposando la tesi del padre,dicendo che la madre doveva accompagnare il bambino,non so' se ci si rende conto uno dovrebbe agire contro la volontà del figlio,solo perchè il giudice ha deciso in tal senso che al bambino piaccia o no....poi la famosa parola la "manipolazione",che tanti con facilità cade nella confusione.....a quanto pare il bambino aveva espresso chiaro il disagio che viveva con il padre ,per le stesse punizioni che riceveva e poi mi sembra che anche lui comunicava attraverso il disegno di quello che voleva,allora mi domando dove sta la manipolazione?......
è più facile che ora sia il padre che manipola dalle sue parole stesse che parla di resettamento e ripristino,ma mi domando se questo bambino è fatto di carne e ossa o un prododito come un robort.....
poi non so' se c'è chi ha visto ieri di un altro caso,di una bambina disperata la telefonata con la madre che implicava che la madre l'andasse prenderla subbito,penso la difficoltà che si possa avere per non intervenire.... e tutto cio lo si vuol far passare come per manipolazione......
se stanno facendo le indagini lo facciano in vero senso di parola,perchè detto dal padre dice che non le si faceva vedere il figlio ,ma detta dalla madre non risulta così che lo faceva vedere per almeno 2 volte al mese in presenza di qualcuno,perchè richiesta dal bambino e ci sarà un perchè?.....
ora si spera che non si lasci prendere il sopravento con il messaggio che la madre non faceva vedere il babbo,quando la realtà non è questo,per come l'ho capita.....
pare perfino che la storia si ripete,come caso scazzi ,che michele da orco di un tratto è diventato un santo.....poi ditemi se non ho ragione sui incantatore dei serpenti.....altro che manipolazione!....saluti

Manlio Tummolo ha detto...

Cara Carla,
quel modo di esprimersi e di parlare con tono fisso è caratteristico di chi studia le cose a memoria, senza neppure capirle.

Ed ora vi parlerò della:
SINDROME DA ALIENAZIONE DITTATORIALE.
Visto che si entra in una dimensione pretesa psicologica e, perfino psichiatrica, sarà bene chiarire alcuni punti base.
Intanto il bambino non soffre di alienazioni, com'è chiaramente provato dal tema che tanto hanno messo in evidenza, come se questo non fosse frutto dell'educazione ricevuta a casa, ma fosse l'improvvisa conversione avvenuta nella Casa-famiglia e merito degli adulti che adesso lo hanno in custodia. Ma uno non si converte nel giro di tre giorni, men che meno un bambino deportato e rinchiuso (esce almeno nel cortile ?).
E vengo all'argomento che propongo: che cos'è la sindrome di alienazione dittatoriale? Quel complesso di comportamenti, atteggiamenti e presunzioni tipici di coloro che, avendo un qualche ruolo pubblco, non conoscono i propri limiti, non conoscono le norme di legge che regolano il proprio ruolo, non conoscono le regole morali e consuetudinarie nel rapporto tra le persone, non sanno che cosa sia il principio di uguaglianza e di proporzione, per cui pretendono che le loro azioni siano insindacabili e si possano imporre anche con l'uso della forza, spesso neppure proporzionate alla forza contrapposta, bensì eccessiva. Poniamo: se un bambino non vuol venire con noi, che facciamo ? Lo trasciniamo per un piede, finché arriva un pietoso sbirro ad aiutarci nel trasporto ? No: di solito si solleva il bambino, lo si pone sulle spalle a mo' di sacco e si sopporta che questo ci dia una serie di pugnetti sulla schiena. Questo è il massimo che si possa fare. Il trascinare un bambino per i piedi è già di per sé un sintomo della sindrome di alienazione dittatoriale, nel caso specifico da "padre padrone", quello che nelle XII Tavole dell'antica Roma aveva diritto di vita e di morte sul figlio.
Veniamo ora ad altre figure pubbliche, le quali, perché indossano un certo indumento (es.: toga, divisa) ritengono di poter fare tutto quello che vogliono, anche violare le competenze di pari grado, ma di funzione diversa, come quelle di altro settore dello Stato. Io, giudice della SS. inquisizione Padovana, decido di violare l'obbligo della Scuola statale di svolgere l'attività di educazione e di istruzione, a titolo di comodo di un padre sicuramente nevrotico e violento. Arrivo perfino a far minacciare di esecuzione forzata sulla Scuola, la quale, viceversa, svolgendo un pubblico servizio, ha l'obbligo giuridico e morale di farlo nel pieno della serenità e della sicurezza.
Non parliamo poi degli agenti che, altrettanto dei militari, hanno sempre l'obbligo di verificare la legittimità di un ordine ricevuto, di chiederne conferma scritta, esplicita e dettagliata, e poi scegliere, nel caso di illegittimità, di denunciare il superiore o di obbedire in modo condizionato. Perché questo prevedevano già i Codici militari perfino sotto il fascismo e in guerra, come pure i regolamenti sul Pubblico Impiego (ante-Amato).
Ora la sindrome di alienazione dittatoriale non tiene alcun conto di tutto questo e procede senza considerare la sostanza su cui sto agendo (se puramente inerte, oppure se viva e cosciente).
Questa sindrome deriva, oltre che da immoralità intrinseca, da ignoranza dell'uomo, delle scienze umane, della complessità della psiche umana; chiunque opera con viventi, e uomini in particolare, dovrebbe avere una cultura di tipo multilaterale e interdisciplinare. Al contrario, magistrati, avvocati, e agenti dell'ordine pubblco hanno una formazione troppo unilaterale e settoriale: di qui anche la loro impreparazione di base, che li fa confondere tra una persona ed un immobile urbano oppure un oggetto inerte.

Manlio Tummolo ha detto...

LE SCIENZE DELLA PSICHE UMANA

Terenzio, scrittore latino di origine africana, scrisse ben 2000 e più anni fa una celebre frase:
"Homo sum, et nihil humani a me alienum puto": "Sono uomo, e nulla di ciò che è umano, credo a me estraneo". Ogni uomo deve occuparsi, in quanto tale, della complessità di ciò che costituisce l'uomo, nel bene come nel male; deve tener conto di questa complessità. Ogni scienza quindi che si occupi dell'uomo (ma in certa misura di ogni vivente, a partire dalla biologia generale), sul piano fisico come ed ancor più psicologico, non deve essere unilaterale e settoriale, ma preoccuparsi della complessità ed integrità dell'essere-uomo.
Le scienze della psiche umana non sono nuovissime, ma diciamo che, nell'antichità, esse erano essenzialmente di natura filosofica, confondevano la teoria dell'anima in quanto entità spirituale, con il comportamento interiore ed esteriore dell'uomo. Potevano anche adottare l'osservazione empirica e tenerne conto, ma questa non era mai sistematica ma piuttosto occasionale.
Uno studio più rigoroso di tale comportamento esteriore ed interiore insieme è la psicologia in senso moderno, ed assume carattere di rigore metodologico e sistematico solo tra la fine del Settecento e l'800. Vi è anche uno sforzo di trovare un metodo "sperimentale" a fine '800 col Positivismo, da adottare in questo studio, ma col limite, non sempre consapevole, che la "sperimentazione" non può essere, sui viventi e ancor più sull'uomo, come quella fisica e chimica, per cui si possa ripetere tale esperimento in modo fisso. Si usa piuttosto un metodo statistico, confrontando molti casi, perché la "materia vivente" è per se stessa mutevole, ed una volta sperimentata una certa cosa, essa è di per sé irripetibile, in quanto ha modificato l'oggetto di osservazione. Mentre in chimica posso ottenere dei sali sempre nello stesso modo, nella materia vivente e ancor più nella psiche umana, non posso fare altrettanto. Devo supplire con la ripetizione del fenomeno su molti casi e valutarli statisticamente.

Ora, in psicologia le teorie sono molteplici: ogni psicologo e specialista in sottodiscipline psicologiche (es. psicologia dell'età evolutiva, psicologia dell'apprendimento, psicologia sociale, ecc.) ha dottrine proprie spesso molto diversificate, né vi è una che possa prevalere, proprio a causa dell'indefinita variabilità delle condizioni di formazione della psiche umana, nei più vari ambienti sociali e momenti della vita. Nessuno può dire: la mia psicologia, o la mia dottrina psicologica, è migliore della tua.
Quando si fa qualche scoperta, ecco che essa viene messa in discussione, criticata e talvolta confutata.
Un SS. Inquisitore non sa nulla di questo, e se viene uno psichiatra a dirgli che la sua dottrina vale molto negli USA, il SS. Inquisitore vi crede subito e la prende sul serio senza capirci assolutamente un'acca.

Manlio Tummolo ha detto...

DI ALCUNE DOTTRINE PSICOLOGICHE

Prima di farne qualche cenno ad uso di conclusione (relativa) in questa sorta di corso accelerato, ispirato al recente fatto del bambino di Cittadella, sequestrato, deportato e rinchiuso, sulla base di una rozza teoria psichiatrica, del resto per nulla nuova ma esasperata ed unilaterale, desidero far capire come la psicologia sia materia del tutto csonosciuta alla Facoltà di Giurisprudenza. Quando mi iscrissi nel 1999, della precedente laureea in Pedagogia, riconobbero solo storia delle dottrine politiche. storia medioevale, storia moderna e contemporanea. Il mio esame di psicologia per essi non aveva alcun significato. Questa, passando nell'ambito di una medesima Università, che è quella di Trieste. La psicologia in Giurisprudenza è in pratica ancora quella di Aristotele che distinse tra colpa e dolo, a cui si aggiunse poi la preterintenzione, ovvero il fare qualcosa oltre la proprio volontaria coscienza, ma tale stadio di consapevolezza è poco studiato, Invece si preferì classificare i comportamenti in colposi non coscienti e colposi coscienti, e del dolo si fecero almeno sette distinzioni, dal dolo d'impeto al dolo premeditato. A questo si aggiunse la teoria dell'errore, a sua volta distinto in errore di fatto, errore di diritto, errore di fatto sul diritto ed errore di diritto sul diritto, errore di diritto sul fatto. Tutta qui la psicologia penale o civile nei Tribunali.

Vediamo ora queste dottrine psicologiche e psiconalitiche, riferibili al caso in esame. La psicologia in generale è lo studio del comportamento interiore ed esteriore umano nei suoi aspetti fisiologici o normali; la psicolanalisi si occupa di fattori patologici relativamente controllabili dell'inconscio superficiale e profondo, che agiscono sulle reazioni umane ed influiscono sul comportamento cosciente; sono dunque richiamabili alla coscienza con determinate procedure (il dialogo, i test proiettivi, l'osservazione esterna ma non nota al soggetto osservato). Infine la psichiatria, che è scienza esclusivamente medica, che si occupa delle sindromi patologiche speciali, controllabili solo entro un certo limite e che richiedono l'uso di farmaci piuttosto pesanti ed anche pericolosi. La malattia mentale grave, un tempo "curata" con la segregazione e l'uso della forza, con operazioni al cervello, con gli orribili elettrochocs (tutte forme di condizionamento violento, miranti non a guarire il paziente ma ad eliminarne ogni aggressività), oggi si controlla con l'uso di terapie (cosiddetti psicofarmaci) che hanno lo stesso risultato di eliminazione dell'aggressività e di spersonalizzazione. Gli usi antichi (letto di contenzione) non sono poi del tutto spariti come ben sapete nel caso recente di quell'insegnante morto appunto in tale condizione. Senza esagerare, per le malattie mentali gravi non si può parlare di cure stabili, ma solo di spersonalizzazione del paziente attraverso l'uso di pesanti psicofarmaci, che consentono un grado di reinserimento del malato nella società (se di reinserimento si può parlare). Per quanto si parli di psichiatria infantile, non mi pare corretta una tale prospettiva, in quanto il bambino può avere problemi vari di disadattamento e di sviluppo, dovuti alle più varie cause, ma non malattie mentali in senso proprio.

[segue]

Manlio Tummolo ha detto...

Riguardo alle dottrine psicologiche esse si distinguono più per il metodo e gli aspetti studiati, che non per una concezione dell'uomo, anche se vanno distinte in teorie spiritualiste (la psicologia cattolica - Università di Lovanio), nella psicologia associazionista (materialista) e del condizionamento dell'uomo, da studiare anche attraverso il comportamento animale; le varie psicologie laiche, che non si occupano del rapporto di spirito-materia, o di educazione spirituale, ma solo della complessità dell'uomo in quanto tale e dell'esigenza di una metodologia altrettanto complessa, con vari sistemi di osservazione, di analisi e di sintesi sulle osservazioni segnalate.

In psicoanalisi, abbiamo le tre grandi correnti, quella di Freud, di cui si è parlato, e quelle derivate e critiche nei suoi confronti di Adler e Jung, già suoi allievi. Adler formulò una teoria di tipo nietzscheano: la "volontà di potenza", da cui scaturisce poi il complesso di inferiorità; Jung, quella dell'inconscio collettivo: a differenza di Freud che prendeva i miti per suo uso e consumo, senza neppure conoscerli con precisione, Jung scoperse, attraverso tali miti, un inconscio collettivo (di specie) che spiega molti dei comportamenti inconsci dell'uomo, che emergono nei sogni e nei racconti popolari.

Dal freudismo derivano la teoria di Anna Freud sulla formazione dell'inconscio del bambino e quella, un tantinello impressionante, di Melanie Klein: questa psicoanalista teorizzò addirittura che il neonato sia una specie di mostro che, nella sua ira, vorrebbe sommergere il mondo con le sue feci (le feci hanno un ruolo importante già in Freud). Istinto sessuale e il piacere di defecare sono, per questa corrente ai limiti della follìa, quasi il motore della vita nella fase neonatale o appena successiva.

[segue]

Manlio Tummolo ha detto...

La teoria psicoanalitica freudiana subì una severa critica, all’inzio del Novecento, dal nostro Enrico Morselli, professore di Psichiatria all’Università di Genova, con due notevoli volumi (che oggi nessuno conosce), ed è una critica di tipo positivista non unilaterale. Popper, più tardi, vide nella psicoanalisi qualcosa di antiscientifico e mitologico-religioso (malgrado l’ateismo latente o scoperto della dottrina: Dio non è che la proiezione del padre/padrone in un mondo superiore), non dimostrabile né confutabile.
Altra teoria importante della psicologia evolutiva del fanciullo va trovata in John Dewey, che segue un’impostazione libera e spontaneista nella formazione del bambino (il modello e Rousseau, da cui derivano le Scuole “nuove” o sperimentali), sia nella via familiare che scolastica. Lo stesso dicasi, con qualche distinzione, per la teoria di Jean Piaget rivolta soprattutto alla psicopedagogia.
Lo psicopedagogista americano David P. Ausubel assunse posizioni che si ispirano in certa misura al rapporto genitori-figli che, dal primo senso di onnipotenza che avrebbe il neonato e bambino molto piccolo (basta piangere ed arriva la mamma), ad una prima coscienza della dipendenza che ha dai genitori (e che egli chiama “satellizzazione”), a cui segue una fase verso l’adolescenza, di “de-satellizzazione”, con i primi conflitti preadolescenziali ed adolescenziali. Ausubel è molto importante, sia nella critica al Dewey e al Piaget, sul piano del cognitivismo psicologico, sia per la metodologia di recupero verbale dei bambini con problemi familiari e sociopedagogici. Anche la teoria della satellizzazione può considerarsi come “premessa” di quella dello psichiatra di Padova o Venezia, a sua volta ispirata alla dottrina americana, ma non scambia l’aspetto patologico con quello fisiologico della psiche umana, ossia non trasforma il fenomeno di dipendenza materiale e psichica da fisiologico, con eccezioni non interiori bensì ambientali, in fenomeno patologico grave, ovvero psichiatrico, praticamente non recuperabile.
La differenza è notevole, perché nel caso in discussione si parte dal presupposto che un bambino decenne, per altro curato, intelligente, attivo ed interessato alla vita scolastica, solidale con i compagni, dia segni premonitori di malattia mentale. Una valutazione sproporzionata ed estremamente pericolosa, perché per lo stesso “effetto Edipo”, di cui si è parlato, una previsione può essere determinante nel comportamento futuro. Inflitto un certo marchio al bambino, questo può essere ricevuto e mandato avanti dalla Scuola successiva e devastarne la personalità. Per intenderci il bambino non è mai “pazzo”: qualunque forma di follìa vera e propria si manifesta solo a maturazione psicofisica, per ragioni delle più varie, da lesioni cerebrali non individuabili, a terrori subìti, a violenze, a cure sbagliate.

carla ha detto...

caro Manlio come comprendo quello che dici,mi ci sono trovata in mezzo,ma schivata per ,direi,un pelo,ma ben visto quello che è successo sui altri,sopratutto quando si arriva ai farmaci,diventano dei automi,cioè se non avevi un problema reali te la fanno venire,ed è quello che temo per il bambino,per questo che dico,se le danno possibilità di arrivare ad essere maggiorenne....allora solo lì si potrà liberare tutto quello che le hanno costruito adosso ,sempre se non lo interdicono prima passandolo per una persona con delle problematiche.....
come dicevo sopra ci sono passata vicina,per questo comprendo tante cose,la mia fortuna è stato che ero maggiorenne ed ero libera di muovermi come meglio che credevo,che poi si rivelò che avevo una malattia grave,per cui convivo tutt'oggi,per cui non centra niente con la psiche,anche se certi complessi non mi sono mancate.....la saluto cordialmente....le auguro una buonanotte a te e amici del blog.....Carla

Manlio Tummolo ha detto...

PER DONNA ABBONDIA, ILLUSTRE DIRIGENTE SCOLASTICA.

Eh, leggere o rileggersi i classici è sempre meglio che stare ad ascoltare i ciarlatani oggi imperanti su tutti i fronti. Cari Carla, Vito ed altri, vi ricordate quando il cardinal Federigo Borromeo incontra don Abbondio e lo rimprovera per il suo comportamento remissivo ed obbediente ("sempre, sempre pronto all'obbedienza...", aveva risposto ai bravacci di don Rodrigo, che non voleva il matrimonio tra Renzo e Lucia)? Il bravo don Abbondio, passando dal timore di una punizione a quello per un'altra, risponde "Uno, se il coraggio non ce l'ha, non può darselo". Il cardinal Federigo capisce che il povero parroco di campagna è un pusillanime, e che cosa dunque poteva dirgli? "Ebbene, poteva rivolgersi ai suoi superiori", ovvero a lui stesso. La Chiesa sarebbe intervenuta a difenderlo da qualunque don Rodrigo che lo minacciasse.

Ebbene, se la dirigente scolastica aveva timori, poteva riaprire il vecchio volume di scuola, che forse ancora conserva, e rileggersi i passi de "I Promessi Sposi", e confrontare il comportamento di fra' Cristoforo, che pur si reca alla tana del lupo, e lì ricorda a don Rodrigo che, oltre agli uomini vi è Dio, e a Lui non sfugge nessuno, tantomeno i persecutori ed oppressori di bambini. Don Rodrigo lo fa cacciare, ma non lo tocca, riesce tramite il cugino a farlo trasferire, ma sarà poi egli stesso che, morendo per la peste, dovrà essere curato proprio da fra' Cristoforo.

Rilegga, signora dirigente, quelle pagine immortali, invece di rimbambirsi con le puzzolenti circolari del ministro Profumo !

NOTA) Per chi obiettasse che, tra un giudice e don Rodrigo passa un'enorme differenza: eh, no illustri signori, perché a quei tempi, quando le località di campagna erano state re-infeudate, il signorotto locale, per quanto piccolo, era capo, sovrano, giudice, aveva in mano ogni potere, ovviamente solo nell'ambito del proprio territorio. Infatti, per ritentare l'impresa a Monza, deve rivolgersi ad altro signore più potente di lui, l'Innominato, che poi si converte e libera Lucia.

Manlio Tummolo ha detto...

La novità dell'oggi è che l'avvocato della madre sta presentando o ha appena presentato ricorso in Cassazione. Credo che, fuori dell'ambiente su cui il marito ha evidentemente notevole influenza, si dovranno spiegare parecchie cose, anche perché non si capisce per nulla un iter giudiziario che, partendo dal divorzio o separazione (del/la quale non si sanno le motivazioni, anche se non difficilmente intuibili, visto il carattere piuttosto nevrotico dell'uomo, che non esita a mostrare anche in pubblica sede e davanti ad una scuola), arrivi al violento ratto di minore.
Si spieghi con maggior precisione perché si sia arrivati a questo punto, per quale ragione si sia tolta la patria potestà alla madre (?), perché il bambino non volesse andare col padre. Tutte cose che dovranno essere chiarite, perché ormai la cosa non riguarda più un affare privato, ma la pubblica gestione assai cattiva di un problema molto diffuso oggigiorno.
Non ritengo che la storiella della "sindrome di alienazione genitoriale" possa essere presa sul serio, come lo è stata tra Padova e Venezia, dove è stato reso noto un caso analogo per un bambino di 12 anni. E va ricordato che, nell'ipotesi che la Cassazione confermi tali decisioni, si debba ricorrere, senza colpo ferire, alla Corte Europea di Strasburgo.

Quanto ad altri aspetti della problematica, consiglio i genitori degli alunni di quella Scuola di aprire un contenzioso con la dirigente scolastica, essendosi creata una situazione di forte incertezza psicologica per gli alunni, giuridica per tutti, previa però un'assemblea generale chiarificatrice, dove non si venga a dire che la consegna del bambino sia dovuta a consigli di avvocati, mentre la procedura doveva essere ben diversa. Tra l'altro il bambino non rivedrà presumibilmente né i suoi compagni, né gli insegnanti, per il semplice motivo che il prossimo anno dovrebbe frequentare la prima media. Strapparlo anche dall'ambiente scolastico è una crudeltà ulteriore e di questo tutti i responsabili dovranno rispondere.

Manlio Tummolo ha detto...

Cercando su "La Repubblica", on-line, ho ascoltato l'intervista fatta alla madre: in primo grado il giudice avrebbe dato ragione a lei, affidandole il figlio; è solo alla Corte d'Appello che si è tirata fuori questa presunta "sindrome" evidentemente, se non nventata di sana pianta, utilizzata con disinvoltura per ristabilire la figura del "pater familias" della tradizione dodici-tavolesca romana.

Manlio Tummolo ha detto...

ESIGENZA DI UNA PSICOLOGIA MULTILATERALE E INTERDISCIPLINARE.

Ciò che appare ormai molto chiaro è che questa teoria psicologica sulla "Parental Alienation Syndrome" sia stata formulata, sulla base di precedenti teorie dei rapporti interfamiliari, proprio su misura per cause di divorzio, ed in presenza spesso di un solo figlio (quando ve ne sono due o tre difficilmente può manifestarsi tra tutti e tre). E' il tentativo di riscossa del "pater familias" della classicità romana, quando il padre decideva se e come far sopravvivere il figlio, riconoscerlo o meno, o magari farlo lanciare giù dalla Rupe Tarpea o dal Monte Taigeto (se spartani). E' l'evidente tentativo di rivincita dopo le continue retrocessioni del maschio dominante, dal 1968 in poi. In tutto questo c'è una battaglia ideologica che nulla in sostanza ha a che vedere con i sentimenti dei figli, i quali vengono strumentalizzati a questo fine.

Necessita quindi una concezione multilaterale e complessa delle scienze della psiche umana, delle varie sottodiscipline della psicologia, quale scienza del normale e del fisiologico; della psicoanalisi quale scienza delle nevrosi e delle loro cause inconscie; della psichiatria quale scienza delle patologie specifiche della mente umana e delle varie psicosi.
Il cervello dell'uomo, da cui diparte tutto il coordinamento di ogni sua attività conscia ed inconscia, è l'organo più complesso e misterioso, tanto è vero che, dimezzato, può talvolta funzionare "bene" ugualmente, e talvolta una lieve lesione in esso può determinare una paralisi o la morte. Le teorie uniche, parziali, unilaterali e faziose non servono a nulla; occorre correlare, per quanto possibile, la conoscenza del sistema nervoso, che è il veicolo della psiche (neurologia), con lo studio del comportamento interiore ed esteriore; occorre tener conto di ogni ipotesi e ricordarsi che, se già l'essere vivente è complesso di per sé sul piano fisico, tanto più è complessa la sua dimensione psichica, nell'uomo ancor più di ogni altro vivente.
Quindi buon senso, spirito critico, visione multilaterale dell'uomo, analisi e sintesi, confronto sistematico, osservazione sistematica, anamnesi (storia) della vita psichica di una persona. Prima di poter fare una valutazione individuale, occorrerebbe tutto questo solo come metodo minimo di studio.
Ed infine: su che cosa in generale sia la follìa, essa può essere definita come rapporto infelice e negativo con la realtà, di cui nel singolo non possiamo conoscere le cause se non con analisi profonde. Senza conoscenza delle cause, la cura è solo sintomatica, spesso in modo repressivo. Cessata l'assunzione di farmaci, essa riappare probabilmente peggiorata. C'è troppa disinvoltura poi nel decidere i cosiddetti "trattamenti sanitari obbligatori". Conosco una persona a cui i Carabinieri (non un medico !!!) hanno preteso ed imposto un "trattamento sanitario obbligatorio". Una sfuriata non è segno necessario e sufficiente di follìa, ma solo tensione che si scarica. Quindi, prima di applicare misure psichiatriche, occorre un lungo e sistematico studio. Altrimenti veramente si rischia di rovinare un'esistenza.

carla ha detto...

pienamente daccordo con te,Manlio ,eppure di vite ne sono state rovinate e nessuno ne prende o si prende la responsabilità,perchè non c'è una presa di coscienza a riguardo,perchè si è ciechi dal sistema.....forse ci si è dimenticati il significato della parola "psiche",per quel che so'è una parola che viene dal greco,per cui significato è "anima"....
quando si parla dell'anima,come ben si percepisce è un campo vasto,però siamo arrivati a limitarlo con un sistema.....purtroppo è impossibile cadere in questi vortici.....alla fine si conclude che manca una presa di coscienza....
ritornando al bambino e come tanti come lui,si fa il clasico sbaglio quello di limitare la sua anima,con i sensi di colpa creando in essi dei ostacoli cioè impedendo di crescere.....quello che manca nell'uomo di correggersi subito.......
direi che sarebbe meglio mettere sottocura i genitori con tutti loro conflitti che se li sono creati nel corso della loro vita.....
buonagiornata

Manlio Tummolo ha detto...

UN NUOVO DOLOROSO PERCORSO DI RAVVEDIMENTO

Pare che sia cominciato un nuovo "percorso di ravvedimento", ma stavolta da parte dei giudici & Company. Infatti, a quanto risulta da varie fonti, sulla base di una velina comune, la madre potrà vedere il bambino strappatole, previo incontro con uno psicoterapeuta. In realtà, chi ha bisogno di psicoterapeuti e di ricoveri coatti, sarebbero i responsabili di questo rapimento sulla base di una teoria, forse non falsa in assoluto, ma comunque gonfiata e formulata su misura per coniugi divorziandi e divorziati evidentemente, a favore del coniuge perdente, che è di solito il marito.

E' chiaro che, una volta superata l'antica figura del "pater familias", unico responsabile dei figli (questo fino al 1974 in Italia), era ovvio che, in linea generale e prevalente, i figli venissero affidati alla madre, col diritto del padre ad una frequenza regolare.
Questo per l'ovvia ragione che, biologicamente e psicologicamente, è la madre quella persona che ha con i figli un contatto prolungato e diretto fin dal loro concepimento. E' la madre a far crescere, nel proprio utero, un figlio o due in taluni casi, per 7 - 9 mesi. E' la madre che si cura del figlio dando loro il suo latte, o perlomeno allattandolo tra le sue braccia. Nei tempi più recenti anche i padri cominciano ad allattare i figli, ma artificialmente per ovvi motivi, e questo è sicuramente un segno di evoluzione. Ma la madre resta fondamentale: non per nulla, parlando del linguaggio, si dice "limgua materna" e non "paterna".
Beninteso, ai figli sono necessari ambedue i genitori di sesso diverso, per imparare a distinguere un proprio ruolo. Il figlio è legato ad ambedue i genitori, ma non va mai dimenticato che l'essere orfano di madre è più grave che non esserlo di padre, e chi lo è di ambedue ha bisogno necessariamente di una famiglia adottiva.
Per questo, è veramente criminale, se non vi sono ragioni di notevole gravità, che l'affidamento dei figli per un divorzio sia dato alla madre. Ma sarebbe bene per i figli che gli ex-coniugi incontrassero insieme il figlio, o i figli, ricostituendo almeno di tanto in tanto la famiglia originaria. Possono esistere questi casi di PAS ? Forse sì, ma parlare di sindromi psichiatriche è eccessivo, e l'adolescenza comunque è la fase in cui legami di dipendenza vengono messi in crisi. Per un decenne si trattava di attendere ancora 3 - 5 anni: un vero padre avrebbe atteso con pazienza questo tempo, senza controproducenti azioni di forza e si sarebbe accontentato di incontri con l'ex-moglie e il figlio, piuttosto che col solo figlio.

Manlio Tummolo ha detto...

Giustamente, qualcuno obietterà che non sempre è sufficiente essere i genitori biologici per poter parlare di genitori/educatori in senso pieno. Talvolta genitori adottivi, senza la benché minima parentela con l'adottato, dimostrano di saper impostare una relazione molto più forte che non genitori biologici e basta. Anche tra gli animali può avvenire talvolta questo, soprattutto se la femmina è molto giovane e non ha un sistema nervoso ancora pieno: assistetti ad esempio ad una gattina che partorì i suoi micetti, seminandoli in punti diversi e facendoli praticamente morire di fame, forse perché priva di latte. Vedo, viceversa, un gattino che si cura dei suoi fratellini, dormendo con loro e seguendoli, tra le pause in cui la mamma gatta se ne va in giro a prendere aria.
Tanto più complesso l'essere umano: vi sono "madri" biologiche che mettono i figli nei cassonetti e vi sono donne che li adottano con amore assoluto. Normalmente e prevalentemente, la madre biologica difende i suoi piccoli con le unghie e con i denti, ed è solidale con altre madri. Nello stesso modo, è lei che si cura dei figli e li segue con amore. Il padre solo in tempi recenti fa lo stesso: chi studia biografie dei filosofi sa ad esempio che Rousseau, grande educatore teorico, abbandonò tutti i suoi figli all'Orfanotrofio, togliendoli alla madre, sua convivente. Il filosofo Cartesio, colui che scoprì l'importanza della vita cognitiva del feto ben prima di certi esperimenti moderni (sosteneva che, quando la madre è lieta dell'arrivo del marito e padre, questo sentimento è trasmesso al piccolo che cresce e che si muove a sua volta sentendone la gioia), anche lui non si comportò granchè onestamente con la propria convivente. Figuriamoci poi quei padri, per nulla filosofi o pedagoghi, che costringevano le mogli ad abortire, a uccidere oppure ad allontanare i propri figli.
Il senso affettivo, non giuridico, della paternità è relativamente una conquista recente, una delle migliori dei nostri tempi. Va dunque coltivato con amore e con pazienza.