mercoledì 27 febbraio 2013

S-Torture mediatiche

Articolo di Gilberto M.


Nel processo mediatico, processo inteso come elaborazione di nuovi format e programmi dedicati alla cronaca (in tutte le sue gradazioni cromatiche, dal bianco fino al noir), si è andato affermando e consolidando un nuovo modello interattivo che chiameremo: della trasparenza psichedelica. La trasparenza richiama la correttezza e la genuinità di un approccio senza infingimenti e senza opacità, una informazione senza reticenze e censure, l’idealtipo del giornalista d’assalto e del cronista senza ‘se’ e senza ‘ma’. Il termine psichedelico allude invece a una scansione filtrata attraverso effetti più o meno deformanti (allucinazioni visive, tattili, emotive…), un reticolo interpretativo capzioso e suggestivo che allarga la sfera del visibile in regioni ignote, in realtà esotiche ed aliene. Il paradigma riguarda i casi umani, soprattutto quelli irrisolti - Cold Case, delitti e persone scomparse – passati al setaccio con l’intento di approfondirne tutti i risvolti personali e criminali. I protagonisti delle storie vengono riguardati e formattati in una sorta di acquario virtuale, con diversi piani di ribaltamento, ruotati in 3D come proiezioni ortogonali, in una assonometria che ne mostri i profili più o meno obliquamente (inquadrature emotive e concettuali, angolazioni esistenziali, primi piani psico-caratteriali). Persone tagliate a fette (virtualmente) per farne la scansione, riflesse e ribaltate come si trattasse di poligoni irregolari. Protagonisti in carne ed ossa trasformati in figurine senza recto né verso, quasi astrazioni matematiche da prillare, ruotare e ritagliare; in controluce come certi francobolli in filigrana. Fumetti e cartoon che vivono la loro vita tra le strisce di qualche giornaletto o buffe animazioni da conservare in cineteca per i momenti di svago familiare. Uomini e donne concepite come personaggi posterizzati, quadretti da appendere al muro, equalizzati come istogrammi. Persone reali riguardate come reperti da etichettare, misurare e scannerizzare, insetti da sezionare e spiaccicare, merce da pesare e impacchettare.

Casi disgraziatamente e drammaticamente umani, in tutte le varietà - dolenti, appassionati, disperati... delittuosi - storie da collocare in un incerto confine tra la cronaca e la fiction, ibridi di un mondo di mezzo. Contaminazione di effetti speciali (realtà virtualmente esistenti) e soggetti veri, in carne ed ossa (ombre inconsistenti che vagano nell’etere): ciò che esce dall’inquadratura non esiste se non nel mondo iperuranio, quello che vi appare è il reticolo psichedelico di increspature, smottamenti, vortici, disturbi, mezzetinte... una gamma di effetti speciali. Programmazione visuale, il format ha le sue regole, i suoi tempi, e richiede di tradurre (platonicamente) l’idea nel prodotto finito: trasformare le persone reali in figure assemblate, purificate e interlacciate. Tutto il resto è mole, la realtà vera è un complesso amorfo e indiscernibile dal quale ritagliare una maschera, un profilo angolare, a smusso o in rilievo, quello che si è scelto in funzione del target, degli indici di ascolto e della propensione dell’audience... misurata e pesata con metodi rigorosamente quantitativi.

Il termine psichedelico (psychedelic), dalla parola greca anima, ψυχή (psiche), e manifestare, δήλος (delos), fu utilizzato da Humphry Osmond (psichiatra inglese e studioso di sostanze psicoattive) in una lettera ad Aldous Huxley (l’autore famoso del Brave New World) riferendosi  alle sostanze che "liberano il pensiero dalle sovrastrutture delle convenzioni sociali", che allargano la coscienza alterando pensieri, percezioni, sensazioni.... che mettono a nudo la psiche in controluce. Un outing non solo riguardante la sfera sessuale ma quella intima, un coming out che trasforma una persona in un involucro trasparente con interiora ben visibili. Ecografie con cuore battente in primo piano, radiografie dell’anima, macellazioni in diretta. Il paradigma è vagamente allucinogeno, anche se nessuna sostanza stupefacente è coinvolta, a dimostrazione che le endorfine possono naturalmente produrre gli effetti desiderati e scatenare nell’immaginario collettivo delle iconografie non dissimili dalle apparizioni mariane. Il modello indica il superamento dei confini corporei, il limite tangibile della privacy (parola ormai abusata e distorta) il perimetro di ciò che intimamente ci appartiene, non solo gli affetti e le emozioni, ma il tabernacolo inviolabile della nostra anima. Il protagonista acquista la trasparenza di certi pesci di vetro o di alcuni calamari di cristallo, nei quali la pelle traslucida consente di osservare nei dettagli gli organi interni in contrasto con una luce polarizzata. Gli osservatori dei mirabolanti effetti luminescenti possono variamente esercitare la loro vista stereoscopica e le loro stupefacenti capacità analitiche e psico-analitiche, criminologiche e fenomenologiche, in dissertazioni edificanti perfino con intento educativo. L’immaginario collettivo lavora come i ragni baconiani a intessere tele, complicati arabeschi e ardite filigrane scaturite da un immaginario fervido e operoso. Persone con nome e cognome trasformate in ectoplasmi che vivono negli interstizi della tv commerciale, tra uno spot sull’ultimo prodotto di bellezza e una televendita promozionale. Vissuti dolorosi, esperienze inquietanti, tragedie familiari... inseriti tra lo spot di un detersivo e l’intervista al personaggio famoso; eventi delittuosi e sanguinari nell’intermezzo di una benedizione urbi et orbi. Casi conclamati come emblema del variegato paesaggio esistenziale, trattati con il garbo e la sensibilità che un vivisezionista riserva alle sue cavie, con mille precauzioni perché i protagonisti non abbiano ad avvertire nemmeno un dolore o anche soltanto l’imbarazzo per l’autopsia in diretta.

Ma il format è anche un processo di catarsi collettiva, un procedimento di autoanalisi, un tragitto verso la luce, il cammino in direzione di Santiago, un itinerario doloroso, irto di prove difficili, ma necessarie. La via crucis di un percorso di ravvedimento, non solo del presunto colpevole, ma di tutta l’audience folgorata sulla via di Damasco, in un processo di progressiva consapevolezza, in una purificazione collettiva. Anche il più atroce dei delitti ha un insegnamento morale, ci riporta tutti ad alte considerazioni etiche e teoretiche. Sono percorsi di illuminazione, penitenziali per interposta persona. Psicodrammi talvolta conclusi con pianti liberatori, talora in pentimenti perennemente irrisolti in stimmate dolorose, in confessioni continuamente e inutilmente sollecitate. Processi in diretta con tanto di avvocato e pubblico ministero. perfino con il sacerdote per i doverosi conforti spirituali, e naturalmente il giudizio di un’audience simbolicamente rappresentata da spettatori a far da comparsa: ipostasi pallide, sconcertate e stupefatte, talvolta incazzate che invocano i fulmini della giustizia divina, riesumano punizioni desuete, richiamano in vita l’occhio per occhio dente per dente, perfino supplizi inenarrabili. Un’audience che oscilla tra il perdono e il risentimento, tra la pietà e la vendetta, ma sempre attenta e informata sugli ultimi sviluppi dell’inchiesta, al corrente di ogni più piccola variante del caso, sempre pronta a fiutare le tracce del colpevole, aggiornata sulle ultime tecniche dei laboratori del Ris. Il conduttore è la guida spirituale, lo sponsor che prende per mano il popolo mediatico, gli mostra le tappe, ne descrive le fasi, suggerisce, indica, allude, organizza... un canalizzatore instancabile, un promotore di scoop settimanali. Gli inviati sul posto hanno il piglio da esploratori dell’insondabile animo umano; un po’ ammutoliti e un po’ logorroici, tratteggiano per l’audience un primo canovaccio, indiscrezioni e notizie di prima mano, attorniati da una spontanea partecipazione di pellegrini nel percorso di disvelamento (platea, un po’ di curiosi e un po’ di testimonials dall’aria grave di circostanza). I tessitori operosi e instancabili, gli ospiti in studio, sono invece latori e testimoni degli abissi esistenziali, intrecciano e svelano l’arazzo dei misteri dell’anima umana. Da pochi indizi, talvolta solo tracce scolorite, una feconda immaginazione produttiva ricostruisce tutta la dinamica di un delitto, da un’espressione del viso e da un lapsus ricavano tutto intero il profilo dell’assassino.

I protagonisti della crime story, i presunti assassini in attesa di giudizio, sono invece confinati nel loro mondo virtuale. Sembrano oggetti di peluche,  antropomorfi solo per il fatto che talvolta parlano, piangono e ridono. Sono fugaci immagini di repertorio. Esistono come le ombre nell’Ade. Li si chiama per nome, si affibbiano loro dei nomignoli, sono indicati per semplice iniziale, come se si trattasse di virus informatici, entità immateriali. Sono soltanto immagini mediali, muppets confidenzialmente trattati come il cane o il gatto che un ventriloquo fa parlare. Zimbelli da portare in giro con un filo. Marionette buffe e snodate. Enti virtuali, teleplasmi, avatar, personificazioni, robottini... si parla di loro come fossero i personaggi di un film, gli attori di una telenovela, i fumetti di un giornalino. Sono soltanto dei piani di bit, dei pixel sul televisore, immagini catodiche, semplici icone. Reali sul monitor, sulla foto di un giornale, poi si addormentano nel loro mondo virtuale per essere risvegliati a comando, come pupazzetti e burattini riesumati dalla scatola dei giochi quando si fanno recitare nel teatrino. Presunti assassini che vivono una vita vera, in prigione in attesa di giudizio, chiusi in casa per la vergogna? Magari disperati, tormentati… forse perfino innocenti? Arresti domiciliari, colpevoli mediali, imprigionati nel rettangolo del televisore, una vita effimera tra un tg e un carosello. Personaggi che popolano un mondo immateriale, che navigano sul doppino telefonico, compaiono e scompaiono come fantasmi telematici. Veri solo quando vengono inquadrati, quando riemergono dal magazzino della memoria Ram, quando fanno capolino nelle ultime notizie Ansa. Poi dopo lo spot vanno a nanna. Allora esistono solo nel linguaggio macchina, come enti surrogati, concettuali, ideali... nel sommario di una pagina Google o come argomento del forum dedicato.

Il format si fa interprete dell’immaginario che avanza, di quell’insostenibile leggerezza dei nostri sensi allargati, del nostro nuovo abito etereo e impalpabile: internauti, visionari, sognatori. Perfino il dolore diventa esangue, piano piano anche noi ci assottigliamo, scivoliamo in quel mondo psichedelico dove cominciamo a ricostruire il delitto come fossimo lì, in prima fila, spettatori in diretta. Si apre una finestra nella nostra mente, vediamo il proscenio nella penombra, avvertiamo presenze indistinte e il rumore di passi frettolosi, suoni lugubri e inquietanti. Suggestioni mediatiche o ricordi veri? Improvvisamente vediamo scintillare il coltello e... appare il sangue. E’ tutto così realistico! Non sembra un film, non si direbbe una sceneggiatura. Lo scenario ci è stato descritto talmente nel dettaglio che facciamo parte del frame. Siamo anche noi lì, insieme alla vittima, possiamo sfiorarla. Così vicini che vediamo la sua angoscia dipinta sul viso, sentiamo il respiro affannoso dell’assassino, lo vediamo che alza il braccio. Il suo volto... è un po’ in penombra, ma lo riconosciamo, sì, è proprio quello che ci è stato descritto, quello sul monitor con quell’aria sospetta, la sua foto digitale e il suo profilo caratteriale. Un ologramma in 3D prende corpo nella nostra mente, così realistico che per un attimo potremmo perfino pensare di essere in grado di fermare la mano assassina. Viaggiamo nel tempo come se avessimo assunto una sostanza psicoattiva, d’un balzo superiamo i nostri limiti spaziali. Il nostro è un corpo aumentato, immenso, senza confini. Vediamo ogni fase del delitto. L’immaginario diventa apparizione, un sogno ad occhi aperti, una ricostruzione del delitto con le scene numerate e formattate. Siamo testimoni e cronisti, ogni dettaglio ci è noto, abbiamo visto perfino il sangue zampillare, la vittima cadere, l’assassino che ripuliva, depistava, scappava, si nascondeva... possiamo descrivere tutto per filo e per segno, possiamo perfino giurarlo in tribunale. Il format ci rassicura, ci conferma, ci tiene botta.

La linea di confine della trasparenza psichedelica è quella frastagliata di un’onda sulla battigia, sempre diversa e sempre in divenire. Il flusso di bit, informazione inarrestabile... quel mare che si perde all’orizzonte e che evoca ricordi, una risacca di immagini dentro di noi. Conoscere è ricordare di essere stati lì, di essere parte del mondo ideale, il cielo delle sostanze eteree, punti luce sul monitor, ricordi che emergono nella nostra coscienza allargata. Siamo internauti che navigano oltre i limiti dello spazio e del tempo. Realtà aumentata. I confini dell’anima, la nostra anima, si dilatano col medium telematico. Diventiamo entità ubique, la nostra nuova facoltà di esser qui e altrove si accompagna a un delirio di onnipresenza. Il nostro corpo si espande. Si fonde in un io collettivo. Non siamo più io, ma noi, la nostra intelligenza e la nostra responsabilità si diluiscono nell’etere, siamo interconnessi in una rete modulare, processi di organizzazione automatica, per campionamento ed equilibrio omeostatico. Tecnologie wireless, collegamenti indotti attraverso armonie prestabilite, come le monadi leibniziane o come le particelle quantistiche. Non c’è neppure bisogno di avviare procedure di controllo e di coordinamento, tutto in automatico. Auto-organizzazione in fieri, processi con logiche fuzzy ed equazioni non lineari, modelli probabilistici e calcoli statistici. Non più semplici consumatori passivi ma co-attori, ri-produttori, co-ordinatori… collaboratori, punti nodali di una rete senza padroni e senza reggitori. Il fantasma dell’esperimento Milgram (la pedissequa obbedienza a un’autorità politica, sociale, sindacale, scientifica…) risulta perfino ingenuo nella sua vecchia formulazione. L’autorità alla quale obbediamo siamo noi, il nostro nuovo io collettivo e interconnesso che vive in quella nuova dimensione di appartenenza, di scambio e di condivisione. 

Siamo registi di noi stessi: cultura introiettata, forme mentis ereditate, la trama invisibile delle idee, delle forme sempiterne. Il grande web invisibile della storia millenaria... plasmati un po’ dalle favole raccolte negli scaffali delle biblioteche e un po’ dal nuovo mondo degli archivi elettronici. Immaginiamo il passato come se davvero fosse mai esistito quello che ci viene raccontato. Il format ci plasma fin dalla nascita (come dei Truman ante litteram), ci fornisce un bagaglio di idee, concetti, credenze, superstizioni, paure. La nostra mente non è tabula rasa per quanto quotidianamente ne spolveriamo la superficie. Siamo programmati, infiltrati, interconnessi con quei collegamenti wireless sempre attivi. Nasciamo già con un tubo catodico incorporato, con una linea Adsl già in funzione, riceviamo messaggi di posta elettronica perfino dalla tata. I bagagli delle idee sono pesanti come i libri cartacei anche quando sono immagazzinati in memorie usb, sono onerosi anche se hanno la leggerezza dei font elettronici, sono frame nei quali quotidianamente veniamo irretiti: il format della nostra cultura, delle nostre idee, di quella trasparenza psichedelica così allettante e così pervasiva.

La libertà è partecipazione diceva una canzone di Gaber, libertà non è star sopra un albero. Nell’epochè formulata dagli antichi scettici, si può ravvisare un tentativo di decondizionamento (per usare un termine carico di implicazioni ideologiche) proprio da arboricoli virtuali. La sospensione del giudizio sembra essere più uno stato della mente che un processo cognitivo, più un espediente di igiene mentale (atarassia) che un rivoluzionario metodo nella formulazione dei giudizi etici e teoretici. Nella pratica zen del vuoto interiore c’è un tentativo forse più radicale di spogliarsi dagli abiti mentali. La cavità ricolma di nulla è discontinuità, silenzio, ma non vuoto, l’essenza mentale dove pullulano infinite possibilità, proprio come quei pixel del monitor che si accendono e si spengono, come quei giardini di ghiaia bianca dove alcune pietre sembrano galleggiare e fluttuare. Qualcuno più semplicemente tenta la via del nudismo (simbologia di un corpo metafisico, senza la maschera del vestito, liberati da quell’abito esteriore che rappresenta i nostri status symbol, compresi piercing e tatuaggi). Gli stiliti, monaci cristiani anacoreti trascorrevano una vita di preghiera e penitenza in cima ad una colonna assistiti da confratelli che li rifornivano di acqua e di cibo. Posizione scomoda ma preminente. Altri hanno deciso davvero di vivere sopra un albero come il Barone Rampante di Italo Calvino e come tutti coloro, monaci ed eremiti, che hanno tentato l’isolamento dal frastuono del mondo. La clausura ha i suoi vantaggi, meditazione e solitudine, anche se sembra che alle monache sia stata alla fine concessa la navigazione sul web. Altri hanno fatto di necessità virtù, come Robinson Crusue in quell’immaginario dell’isola remota dove nessuno mai approderà, forse nemmeno un Venerdì per sbaglio. Ai giorni nostri con Google Maps si rischia di esser ritrovati prima ancora di avervi fatto naufragio. Si fanno esperimenti di deprivazione sensoriale con dei volontari che si calano in grotte ipogee per viverci senza orologio e senza contatti umani, solo con musica classica e comunicazioni via computer... o addirittura in completa assenza di stimoli. L’esperienza può ricordare il mito di Platone in uno strano e paradossale ribaltamento: tornare nella caverna dove le allucinazioni sono forse più vere di quell’infernale mondo mediatico nel quale abitiamo. Si stanno sperimentando le conseguenze di lunghi viaggi interplanetari sulla psiche degli astronauti con volontari speleonauti nella preoccupazione che i viaggiatori del cosmo, privati per lungo tempo dai ritmi circadiani, possano cadere in depressione e impazzire prima di arrivare a destinazione, come certi cavernauti che usciti da un lungo isolamento sono approdati in un delirio autistico e per riprendersi hanno dovuto passare anni dallo psicoanalista.

La realtà sembra davvero qualcosa di molto speciale, ineffabile e distorta, siamo certi di conoscerla ma ci sfugge sempre. La solitudine qualche volta ci riconduce a una verità sepolta dentro di noi, altra volte ci allontana da noi stessi. Cerchiamo risposte su internet, andiamo in biblioteca, facciamo esperienza del mondo ‘reale’ viaggiando. Un mondo globalizzato, sempre più monolitico ed appiattito dal medium digitale. Il nuovo format in programmazione, l’ennesimo reality con contorno di gossip su qualche spiaggia caraibica, ci fornirà l’occasione per una pratica di anacoretismo virtuale, identificazione proiettiva con il naufrago di turno confinato su un’isola con un Venerdì dell’altro sesso. Meglio di un internauta cavernicolo dedito all’autoerotismo mentale. Per i più esigenti c’è l’ultimo format ancora in progettazione. Da indiscrezioni sembra riguardi il pianeta delle scimmie. Visioni da fine del mondo? No, solo un esperimento darwiniano. Gilberto M.

P.S.
Qualcuno comincia a sospettare che io sia un sistema esperto di ultima generazione, un word processor che sforna articoli in automatico. Devo dire che anch’io dopo l’ultimo soggiorno in grotta (la spelonca internettiana) ho cominciato a sospettarlo. Con l’aiuto del mio psicoanalista, un sistema eliza con test di Turing incorporato, sto cercando di capire chi sono veramente.

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46 commenti:

carla ha detto...

caro Signor Gilberto,
innanzitutto grazie per essere tornato.....
di sicuro non sei un androide ,come non lo sono io e tanti altri.....siamo dei esseri umani di carne e ossa,con un universo che ci avvolge....almenochè non si voglia creare un limite,riducendosi ad un androide...penso che il conoscere se stessi non esiste un" inizio" e la" fine",solo un movimento e quello che manca sopratutto ,"l'ascolto" di se stessi,perchè siamo distolti dalla negatività che ci accompagna,perchè ci lasciamo attrarre è come una calamita....è la parte buia della nostra vita....
e come si sà bisogna accendere "la luce" per vedere e buttare altre pezze sui lampioni,di sicuro non aiuta.....un cordiale saluto e buonagiornata a tutti....Carla

chiara ha detto...

stimato signor Gilberto,
come di consueto la Sua analisi è al contempo elevata rispetto alla realtà mediamente percepita e contestualmente ne penetra le viscere. Ciò dico per giustificare l'intervento che segue, che certamente non coglierà l'essenza del Suo messaggio ma che ad esso intende unicamente ricollegarsi: le Sue riflessioni richiedono tempo per la comprensione e metabolizzazione quindi non me ne vorrà se non ravviserà nelle mie parole che una pallida risonanza delle Sue o magari nemmeno quella.
Lasciando dunque al tempo la galanteria di fornire gli strumenti adeguati, al momento mi limito ad una considerazione collaterale: mi è molto piaciuta - se l'ho ben compresa - l'immagine dell'ex "spettatore" di un racconto (che segue il narratore con la sospensione dell'incredulità e del giudizio, elementi essenziali per rendere efficace il racconto medesimo, e lo sono a livello cosciente) che attualmente è fatto divenire, "parte" a tutti gli effetti del racconto, lo vive, lo "vede", sostituisce la sospensione dell'incredulità con la creduloneria tout-court, non sospende più il giudizio sui protagonisti del racconto mediatico ma si fa anzi arrogante artefice del giudizio su quegli stessi protagonisti che vive come propri comprimari all'interno di una realtà virtuale che non percepisce più come "fiction" ma come Vera. A mio avviso il pericolo del World Wide Web ed il riversamento televisivo di competenze un tempo riservate a chi le aveva apprese con un lungo percorso di costruzione fondato sulla consapevolezza del non-sapere, riversamento necessariamente superficiale e semplificato in contesti non adeguati che fanno delle competenze mere ombre di conoscenza poste alla mercè di masse prive di capacità autocritica necessaria a comprendere quanto quella sia poco più di una "elemosina" ed una patina, una superficie che può molto ingannare circa la realtà dell'insieme con le sue variazioni prospettiche; dicevo, questa pericolosità mostra tutta la sua devastante portata.
continua

chiara ha detto...

Oggi pare un peccato mortale ammettere di non conoscere, chè in fondo è così facile con un "clic" accedere ad un bocconcino di conoscenza a cui attaccarsi con le unghie e con i denti quasi fosse un salvagente per l'autostima; tutti "sanno tutto" di diritto, di medicina, di psicologia, di politica, di architettura, di meccanica, di fisica e tutto il restante scibile, nessuno è più disposto ad ascoltare coloro che una volta venivano chiamati Maestri, capaci essi stessi più di tutti di farsi Allievi. Questo è il peccato del nostro tempo: illudere le masse di essere onniscenti, svilire la competenza settoriale fatta di dubbi, su cui solo possono innestarsi conoscenze sufficientemente approfondite, fondando in chiunque si approcci al mondo tramite i moderni media l'arroganza del "saper già", dell'incapacità di riconoscere una mancanza di conoscenza in modo che risulti valorizzata la conoscenza effettivamente posseduta e così finendo per vanificare anche ques'ultima. Questo è il tempo del "io so e se non so non esiste", della modestia dell'intelletto sempre aperto alla "crescita di scambio" confusa con la sottomissione e l'autorizzazione ad esercitare l'arroganza...lo "io so di non sapere" non è più di moda, è dei deboli, degli insicuri; le persone "moderne" SANNO anche senza bisogno d'imparare, verbo assai umiliante; la sapienza è saccenza. Poveri noi che non ci rendiamo conto che questo titillamento del nostro Ego non è altro che la via per la sottomissione: se credi di sapere non ti porrai più domande, se ti convinci che "nessuno ti può far fesso" non saprai riconoscerai il truffatore, se lasci che l'interlocutore "saputo" - sfruttando la tua vanità e ignoranza - ti collochi sul suo stesso piano, in realtà ti stai facendo trascinare lungo una china su cui più ti sentirai affermato e più sarai manipolabile, proprio perchè non ti rendi conto che quel piano non esiste, è un artificio per impedirti di farti troppe domande e di metterti in modalità "download"....sia mai che ti capiti di "scaricare" il programma giusto. No, meglio convincerti che i tuoi hardware e software siano già perfetti così. Sarai schiavo ma nemmeno te ne accorgerai, dato che ti han messo una bella coroncina sbrilluccicante in testa, povero somaro bardato da cavallo, che perfino quando raglia gli par di nitrire!
Mala tempora currunt.
Per fortuna esistono e resistono persone, come Lei, disposte a fornire chiavi di lettura e visioni "altre" sul mondo (anche se un po' difficilotte e qui confesso l'incapacità di cogliere al volo, ma almeno ci metto buona volontà); peccato che la deriva che ho segnalato impedisca ai più di giovarne. Ma spero di essere pessimista.

p.s. mentre pubblico leggo i commento di Carla. Ecco, Carla secondo me è una persona in ascolto e quindi in continua crescita. La stimo, Carla e cerco - con tutti i miei limiti - di percorrere la Sua medesima via. Orecchie aperte e luce accesa.

Anonimo ha detto...

Cara Chiara
Le confesso che i suoi elogi mi mettono un po' in imbarazzo. Sono anch'io uno come tutti, cerco di darmi delle risposte riflettendo sulla realtà che ci circonda. Ho intenzione di sviluppare alcune delle sue osservazioni e dei temi ai quali accenna (molto interessanti) in un prossimo articolo. Nel frattempo le chiedo: perché non sviluppa in modo organico le sue idee in un articolo? Son sicuro che lei saprebbe apportare nuovi spunti e nuovo materiale alla discussione. Credo che volandocontrovento abbia bisogno di sentire nuovi voci e di allargare gli spunti tematici da molteplici punti vista. Gilberto M.

Anonimo ha detto...

@ carla
Sono sempre stupefatto per le idee che esprimi, davvero stimolanti e originali. Ho solo un dubbio. Qualche volta i tuoi interventi sono espressi in una forma più accurata, altre volte sono formalmente più sciatti e trascurati (grammaticalmente e sintatticamente). Mi chiedo. E' solo una questione di modalità di scrittura (preparata e riletta o non) o è qualcosa che riguarda i tuoi stati d'animo? Lo dico perché un giorno mi piacerebbe leggere anche un tuo articolo. Spesso i miei contributi nascono proprio da una riflessione da quanto leggo nei commenti. Gilberto

chiara ha detto...

ho metabolizzato un pochino e sono riuscita ad individuare il punto di collegamento che non riuscivo ad esprimere: il dubbio. Il dubbio nasce da mamma-consapevolezza (della sconfinata vastità dello scibile e variabilità della cose umane) quando viene fecondata da babbo-umiltà (la disponibilità a fare autocritica e porsi in ascolto). A sua volta il dubbio genera prudenza di giudizio, empatia e rispetto per l'altro, principali antagonisti di ogni tortura.
L'assenza di umiltà è sotto gli occhi di tutti, la prepotenza domina in tutti i settori della vita civile (dalla politica interna ed estera, all'economia e finanza, alla giurisdizione, alla scuola, alla sanità); chi comanda è pre-potente e, nella perenne emulazione di chi si vorrebbe essere, si è diffusa esponenzialmente nella società civile una fatale incapacità di farsi umili. D'altro lato, come dicevo, è sempre più diffusa la possibilità di sbocconcellare conoscenze con dei semplici clic e perfino la tv ci dice: tutto ciò che c'è da sapere sulla materia te lo sta dicendo lo "esperto" in tv, basta che allunghi la mano e la sua conoscenza sarà tua. Questa miscela venefica ha ucciso il dubbio e con esso il rispetto, la capacità di empatia e la prudenza, rendendo possibili quelle (s)torture mediatiche che vessano il malcapitato di turno, denudato, vilipeso e privato del beneficio del dubbio (che è diventato anch'esso privilegio, spesso appannaggio di chi meno lo meriterebbe). La gente nemmeno si accorge della propria mostruosità (nel ritenersi - dalla propria poltrona - giudice, poliziotto, criminologo, psicologo, avvocato, medico legale, antropologo ecc al punto di superare col suo lungo naso frugante anche l'umano rispetto) finchè non passa le stesse forche caudine. Forse illusa d'esser migliore di quei disgraziati, quand'è invece solo baciata dalla fortuna di passare inosservata agli occhi dei media e dei loro avventati fruitori.

p.s. Gilberto, La ringrazio per la fiducia ma temo di non saper produrre nulla di organico, ho uno sconfinato rimestamento di temi, impressioni e riflessioni in testa che a stento riesco ad afferrarne al volo uno quando lo spunto altrui me lo fa balenare. la mia polvere è ancora tutta alzata, abbisogno di ulteriore maturazione affinchè si posi e io possa chiaramente discernere gli oggetti di cui mi piacerebbe parlare.

Anonimo ha detto...

@ chiara
Lei si sottovaluta. Ha espresso forse meglio di me quello che io volevo dire. Anche se non c'è mai un modo migliore per esprimere un'idea, ci son tanti modi diversi ed è appunto per quello che siamo qui a dialogare, a scambiarci idee ed emozioni. Cresciamo tutti attraverso gli altri, il loro sguardo ci è necessario, anche se talvolta abbiamo anche bisogno di tornare in noi stessi a riflettere. Sì, è proprio il dubbio socratico che ci dispone ad ascoltare ed ascoltarci come ha espresso così bene anche Carla.
Gilberto

@ Carla e (a tutti gli utenti del blog)
Uso il tu a chi mi dà del tu e uso il lei a chi mi dà del lei. Sul web siamo tutti uguali come nella poesia di Totò "A livella". Quindi se vuoi dammi del tu, altrimenti ti darò del lei.

carla ha detto...

carissimi Chiara e Gilberto,scusate se non sono intervenuta prima....ho avuto un po' la giornata pesante,a parte questo,vorrei innanzitutto ringraziarvi per aver compreso il messaggio che ho espresso stamane....
quello dell'ascolto,il che vi assicuro,che non è così scontato,neppure per me ci sono troppe cose che ci disturbano,sia per quello che abbiamo dentro ,sia per quello che ci arriva dall'esterno.....il capirlo è già un bel passo avanti....
accendere la luce significa cercare la parte positiva che c'è in noi e fuori di noi ,allora si ha il privileggio di vedere dove sta la sporcizia.....
se uno si lascia coinvolgere da questa parte sporca ,per cui con la nostra emotività negativa non si fà altro squazzare nel buio totale,e si butta fuori solo distruzione,il che non fà bene ne a noi stessi e tanto meno ad altri.....
mi viene in mente un passo del vangelo,dove dice quando i farisei fanno questa osservazione a GESù:-come mai i suoi discepoli non si puliscono le mani prima di mangiare?-e GESù risponde -non è tanto pericoloso quello che entra,ma quello che butta fuori-...
bene ,ora vorrei rispondere a Gilberto con piacere di dò del tu,così ci si rende la cosa più semplice....arrivando alla mia scrittura,diciamo c'è un po' di tutto,pur qualche difetto devo pur avere.....penso che se delle volte scrivo più corettamente è come dici tu ,che mi dedico più tempo a rileggerlo e secondo intuito credo di spedirlo più corretto,perchè singeramente di grammatica non m'intendo un granchè....è passato parecchi anni da quando ho fatto le medie,oltre a quello non ho fatto altra scuola ,se non quella di vita pratica... e se sapessi sono uscita dalle medie con 5 di italiano tutto resto andava bene,con questo sono stata diplomata.......poi altri momenti diciamo che scrivo un po' di fretta per il tempo ristretto che mi ritrovo.....poi delle volte mi ritrovo di non riuscire a rielaborare bene la frase,allora tante volte ci provo a buttarla giù e poi c'è una mia condizione fisica che tende a offuscarmi la mente.....e che per fortuna delle volte dò una riletta,proprio per quest'ultima problematica ,succede che salto delle parole....ecco perchè i miei commenti non possono sempre apparire chiare e ne sono consapevole di questo e con ciò nulla m'impedisce di esprimere il mio pensiero,come puoi ben vedere sono un essre umano come tutti con i suoi pregi e difetti....
infatti formulare un articolo con tutti questi difetti mi diventerebbe un problema....preferisco rispondere dai comenti che arrivano sul blog
un saluto cordiale a te e Chiara e una buonanotte a tutti amici del blog

Anonimo ha detto...

O.K Carla
Continua così che vai bene. Ma non porre limiti alla provvidenza. Un caro saluto. Gilberto

Vito Vignera da Catania ha detto...

Carissimo Gilberto innanzitutto ben tornato tra noi poveri mortali,ma,ricchi nel cuore e nell'animo.Hai fatto un articolo che definirei mostruoso,e se ancora non hai capito chi sei,te lo dico io,sei un marziano con un processore di ultima generazione,una ram di 8 giga byte,e un hard disk da un tetra giga byte,infatti avevo dei dubbi che potevi essere "umano",ma,hai un cuore immenso,ho voluto farti sorridere un po caro Gilberto,dicono che chi sorride vive più a lungo.Buona notte a tutti.

Anonimo ha detto...

Caro Vito
Voi internauti mi volete far arrossire a tutti i costi. Son contento di essere stato capito. Però c’è una cosa che mi rattrista. Sto aspettando che Manlio torni tra i vivi, risuscitato a nuova vita con la solita grinta, promotore instancabile e polemista di prim’ordine. Senza di lui è come se fossimo rimasti tutti orfani. Son convinto che lui e Chiara possano fare una bella coppia di animatori, del tipo attenti a quei due. Un saluto affettuoso e un sorriso. Gilberto

chiara ha detto...

Gilberto:
concordo sulla tua convinzione! E poi è così stimolante fiorettare in punta di lingua...ovviamente se si è d'accordo; per farla filare senza scontri reali basta tenere a mente che alla base c'è sempre stima e considerazione, altrimenti manco si sprecherebbe il fiato, pardon il polpastrello. so che anche a lui sovvengono rimandi alti di questa impagabile "tradizione letteraria"!
E credo che, visto l'occasionale antagonismo nella giusta ottica, non mancherebbero occasioni, anche più numerose, di accordo e stimolo reciproco; mi piacerebbe fosse della stessa opinione.

p.s. nel gioco dei ruoli di "attenti a quei due" ovviamente il ruolo del Lord è suo...manco a dirlo! ^_^

Anonimo ha detto...

@ Manlio se ci sta ascoltando oops leggendo. E' d'uopo raccogliere la sfida a singolar tenzone con spirito nobile e cavalleresco.
Gilberto

Vito Vignera da Catania ha detto...

Carissimo Gilberto buon giorno,suvvia non essere cosi triste,ci sono io a farti sorridere,traendo spunto dal "Sistema Eliza": dici di non capire chi sei,,,, c'è qualcun altro della tua famiglia che non la capito? ok bando agli scherzi,ti sto aspettando con un bel finale sul caso Scazzi Misseri.Ciao Gil e che il Signore ti conservi a lungo,e come te,tutti aspettiamo il ritorno del"guerriero" il carissimo Prof Tummolo.

Anonimo ha detto...

Caro Vito
Rientro adesso dalla spesa settimanale. Ieri sera ho visto Quarto grado e sono ancora scioccato. Penso che dovrò effettuare qualche altra seduta dal mio psicoanalista virtuale per riprendermi. Quanto a Manlio spero solo che non abbia deciso di far lo Stilita in cima a una colonna. Nel qual caso bisognerà rifornirlo adeguatamente di vettovaglie. E' un po' che non si sente Magica, presumo che stia preparando qualche nuova ricetta caustica, di quelle senza peli sulla lingua. Prima o poi mi aspetto di diventare oggetto del suo sarcasmo. Forse me lo merito. Quanto a te Vito ti sento allegro, una bella risata è la cura migliore. Mi sto preparando una amatriciana con tanto di guanciale che innaffierò col Bonarda che mi hanno regalato. Cercherò di annegare i dispiaceri per quanto ho sentito iersera, sono ancora sconvolto.
A presto Gilberto

chiara ha detto...

Gilberto:
urca! perchè mi dimentico sempre dei venerdì di Q.G.?? mannaggia! urge lo streaming...mi hai meso l'ansia ;-)
la s-tortura procede indefessa?
non mi stupisce, si sprecano i capricci di coloro a cui si cerchi di togliere il giocattolo...

Vito:
bella ironia, simpaticissimo! ^_^
esercita ancora un po' di pazienza per il caso scazzi, siamo ormai alle battute finali...almeno per ora.

Anonimo ha detto...

Chiara
Ormai abbiamo tutti rotto il ghiaccio. Aspettiamo Manlio che è ancora ritirato sull'Aventino. Forse se non proprio qualche colpo di clava son sicuro che potremo tollerare qualche puntura di spillo (di fioretto)
Con simpatia
Gilberto

carla ha detto...

ciao Gilberto Vito e Chiara,avevo già scritto di là....sul articolo tuo Gilberto (equivoci....)....
che dire di ieri sera !....ci vogliono far passare "lucciole per laterne"....poi come si è visto non mancava il lecca..lo....che qualunque cosa dica i p.m. va' tutto bene....
ho visto i occhi sbarrati di Ilaria Cavo,sentendo certe cose,poco prima del suo intervento e mi è piaciuta che abbia sottolineata ,sia che Ivano aveva un'altra ragazza e sia quando michele ha accusato la figlia,che poteva essere una stratteggia della difesa ....
non so' fino a che punto esisteva ,dalla costruzione dei p.m.,questo velo pietoso di questa ragazza amazzata....
e per non dire per il tono minaccioso verso ivano ,perchè non li dà quello che vogliono loro....
e di Ilaria cavo,per quello che ha detto ,vedevo i fumi della dott. bruzzone.....bè! buon pomeriggio a dopo....

Vito Vignera da Catania ha detto...

Carissimo Gilberto,hai finito la sbornia? E allora cerca di riprenderti,urge un tuo intervento do po la mazzata che ha rifilato il P.M. a Sabrina e Cosima,altro che trasparenza,c'è qualcuno che vuol farci credere di come i sogni possono diventare realtà,almeno dal suo punto di vista,e se tu accennavi di non aver capito chi sei,c'è ne un'altro che vuol farci capire di come siamo stupidi,naturalmente se crediamo alla sua ricostruzione dei fatti,e allora prendi carta e penna e fai la tua bella ricostruzione. Ciao

Anonimo ha detto...

Caro Vito
Ormai il dado è tratto, bisogna solo aspettare l’arringa del professor Coppi. Ma ho l’impressione, spero proprio di sbagliarmi, che puntare da parte della difesa sulla colpevolezza di Michele Misseri sia stato come si dice un autogoal, un errore madornale. (Concordo pienamente in questo con Tummolo). Michele Misseri non è l’assassino né tantomeno l’occultatore. Il colpevole non va cercato in quella famiglia. Per l’assassino le confessioni del signor Michele, variamente reiterate, devono essere state davvero un regalo insperato, una manna caduta dal cielo. L’innocenza di Cosima e Sabrina si può solo ricavare dalla completa estraneità di Michele dal delitto. Si può sempre sperare che al signor Misseri torni davvero la memoria o in qualche improbabile colpo di scena. Comunque penso di scrivere un ultimo articolo, forse dopo il verdetto.
Gilberto

chiara ha detto...

Gilberto:
eh no eh, dopo queste "briciole" accattivanti non puoi toglierci la pagnotta! ;-))
siccome sappiamo per certo che Michele ha commesso/partecipato/assistito all'occultamento (ce le metto tutte così non sbagliamo; ma un coinvolgimento diretto ce lo lasciamo sempre....o no?) allora cercare un assassino che non sia lui o una delle sue donne, significa puntare su persone comunque sufficientemente legate a lui da indurlo a partecipare a questa cosa. Un altro parente quindi? E vedi mica che proprio altri parenti sono accusati di essere stati con lui al pozzo?
...è questo che "ventili"?....
dài, sbilanciati e dimmi se ho colto...

Vito Vignera da Catania ha detto...

Caro Gilberto può essere che hai ragione,riguardo alle 2 imputate ho molti dubbi che possano essere colpevoli,ed è quello in cui siamo d'accordo,poi mi sovvengono il fratello e il nipote come responsabili,ma non riesco a collocarli,e poi se veramente c'entrassero qualcosa,tanto varrebbe che il caro zietto si decida a dire qualcosa,o stiamo andando oltre con la fantasia,oppure ha fatto tutto lui,e non spiega bene le cose di come si sono svolti i fatti.Ma,le prove della colpevolezza di Sabrina e la mamma mi dici come potranno credere i giudici al sogno del fioraio? Ti abbraccio con tanto affetto carissimo amico,e lo stesso vale per il carissimo Prof Tummolo.

Anonimo ha detto...

Cari Chiara e Vito
Rischio davvero di ripetermi, mi sembra di essermi già espresso in svariati articoli. Forse non mi sono spiegato bene, forse mi sono espresso male. Meglio di come ho fatto non riesco. Appena mi daranno la sfera di cristallo... forse... Gilberto

P.S. Comunque le briciole son sempre meglio del niente di una ricostruzione dell'accusa che fa acqua da tutte le parti.

chiara ha detto...

"Forse non mi sono spiegato bene, forse mi sono espresso male."

...o forse non ti abbiamo letto...
io no di sicuro, non ho mai letto i commenti agli articoli su avetrana salvo l'ultimo.
rimedierò.

chiara ha detto...

ops...scusa gilberto, mi era sfuggita la firma degli articoli. ora mi pare di avere trovato quello più esplicito e me lo leggo.

chiara ha detto...

gilberto, nell'articolo che ho appena letto tu chiudevi dicendo di non voler rispondere ai commenti e io ti chiedo se tu ora mi voglia concedere un'eccezione. solo per chiederti un paio di cose perchè la questione m'interessa davvero. Infatti, quando nel 2010 sentii il racconto di Misseri, quel "crampo allo stomaco" per il telefonino - mentre non per il cadavere - ed anche l'ignorare il colore originario avendo a mente solo quello dopo il fuoco, mi stonarono tantissimo ma non sapendone dare un'intepretazione di qualunque tipo con le mie conoscenze e immaginazione, lasciai correre la cosa, ma sempre con un fastidioso "pizzicorino" di fondo. Ebbene tu, oggi, mi fornisci un sollievo a quel pizzicorino, sia per il fatto che averlo avuto avesse avuto un senso che per poterne finalmente dare una spiegazione "scientificamente" digeribile dalla mia mente scettica. E allora ti vorrei chiedere: al momento in quali termini probabilistici metti, secondo la tua esperienza, la PTSD come riposta alle incongruenze? potrebbe una perizia fatta oggi accertare la sindrome? In letteratura è pacifica la relativa metodologia ed efficacia diagnostica? si conoscono casi di paramnesia analoghi a quello che prospetti (io francamente sono abbastanza convinta di aver sentito qualcosa del genere, da qualche parte in qualche momento, ma non riesco a focalizzare)?
ti sarò grata se ti andrà di rispondere.

chiara ha detto...

ah, scusa, un'altra: sarebbe possibile farlo tornare adesso alla corretta visione di quei momenti, dopo due anni di "sovrastrutturazione" (probabilmente uso un termine improprio, tu cerca di capire cosa intendo)?

Anonimo ha detto...

Rispondo a Chiara

Per avere queste risposte bisognerebbe rivolgersi a uno psichiatra. Conosco la sindrome attraverso le nevrosi di guerra che ne sono state la prima teorizzazione. In merito c'è un 'ampia letteratura. So che si arriva talvolta alla diagnosi corretta dopo altre diagnosi (credo sia una diagnosi non facile). So che può cronicizzare, so che nella forma lieve può colpire tutti dopo un trauma emotivo. So che l'uso del plurale 'noi' ne è un sintomo insieme all'anaffettività, al pianto frequente ed altre manifestazioni che si possono trovare descritti in un manuale di psichiatria. Ma sia ben chiaro che la mia non è una diagnosi, non sono un medico, è solo un'ipotesi. Quello che trovo strano è che a fronte di tante versioni incongruenti non sia stata fatta una perizia psichiatrica, anche solo per escludere una patologia. Esistono nella letteratura scientifica molti casi di false confessioni e falsi ricordi. Per altre domande che mi poni come la probabilità, direi da zero a 100 se valutata attraverso una perizia. Se invece mi chiedi in base al mio fiuto ti rispondo che spesso la mia intuizione ci azzecca, ma non sempre. Spero di essere stato esaustivo nello spazio del rettangolo. Gilberto

chiara ha detto...

sì, grazie. hai ragione che una perizia si sarebbe imposta; ma anche se l'avessero fatta ora saremmo qui a discutere di pregiudizio, di condizionamento e di incertezza diagnostica.....oramai pare di non doversi fidare più di nessuno se si vuol essere considerati persone "sgamate"...mah...mestizia...

Vito Vignera da Catania ha detto...

Messaggio per Chiara:Il verbale dell'interrogatorio del 5 novembre a Michele Misseri l'ai letto? se è si fammi sapere cosa ne pensi,altrimenti ti consiglio di leggerlo.Buona serata

carla ha detto...

ciao Gilberto ,
ma come! ti ho sempre dato del signore proprio perchè pensavo che tu fossi un psicologo o psichiatrico.....bè! se ti fosse laureato avresti fatto strada....
a parte questo,ritornando su caso scazzi,hai visto che Massimo ti ha anticipato l'articolo?....quant'è vero al primo impatto avevo pensato che fosse tuo,anche perchè,mi pare giorno prima avevi espresso la stessa cosa "lo schoc"....
parlando di michele è possibile che li venga un colpo in modo da far ritornare la memoria!......
l'unico dubbio che ho se è possibile che i inquirenti sono a conoscenza che le donne fossero ignare del delitto ,non stante tutto hanno voluto calcare la mano e se fosse così è una cosa orrenda a dir poco.....è peggio nel essere criminali eppure legalizzati.....
poi un altra cosa che mi domando è possibile fare richiesta di condanna a michele ,fratello e nipote quando non è il loro processo?....anche perchè mi sembra non siano stati interpellati i avoccati come loro difesa.....
se sai qualcosa mi potresti fare una delucitazione....grazie....Carla

chiara ha detto...

carla se permetti ti rispondo io all'ultima domanda già che son passata di qua. Effettivamente alla stampa interessando praticamente solo le due imputate del delitto principale ma questo processo ha nove imputati (le due donne per l'omicidio, misseri cognato e nipote per l'occultamento, tre parenti del fiorario per favoreggiamento e l'ex avvocato di sabrina anch'egli per favoreggiamento) ognuno dei quali ha il proprio difensore e ciascuno ha partecipato al processo presentando prove e interrogando e controinterrogando i testimoni.

chiara ha detto...

ciao vito.
no, non ho letto (o meglio, sto facendo confusione tra tante letture accatastate in poco tempo).
una volta fatto torno.

Anonimo ha detto...

@ Carla
Il taglio dei miei articoli non è psicologico, non lo è mai stato. A quello che mi chiedi non so rispondere anche perché si tratta di un'ipotesi, ma anche se fosse vera credo che nessuno potrebbe rispondere con certezza (la psichiatria non è una scienza esatta). Quello che invece è più interessante, come rilevi anche tu in diversi interventi, sono gli aspetti mediatici (cioè dei mediatori di massa, televisione in testa con le loro influenze) e epistemologici (cioè i procedimenti logici, induttivi e deduttivi, che da certe premesse ci portano a delle conclusioni attraverso un sistema di conoscenze che in modo un po' pomposo vengono definite scientifiche(anche psicologiche, ma non solo). Sono quelli gli ambiti di mia competenza per formazione. Spero di non averti deluso. Gilberto

P.S. Ho deciso comunque di scrivere ancora un articolo sul caso Scazzi seguendo le sollecitazioni di Vito.

carla ha detto...

caro Gilberto,
però non si può dire che hai uno modo di espressione un po' particolare......
sono daccordo dove dici(la psichiatria non è una scienza esatta)....basta vedere quanti psichiatri che sono passati sotto mano anche nel caso scazzi....ed è stato interpetazione diversa da uno a l'altro.....bene!attendo l'articolo su caso scazzi allora...ciao e buon lavoro....

Giacomo ha detto...

Egr. Dr. Gilberto.

Mi dispiace doverglielo dire, perché La stimo una persona di grande cultura. E su tantissime cose che dice sono pienamente d'accordo con Lei.
Ma purtroppo mi dispiace doverLe dire che Lei non ha mai spiegato in maniera convincente come mai Misseri conosceva così bene il pozzo, il fatto che Sarah fosse stata strangolata, il fatto che disse che l'aveva violentata dopo morta, il fatto che il cadavere era nudo, il fatto che ha accusato biecamente la figlia pur sapendola innocente, il fatto che ha aspettato la fine dell'incidente probatorio per riaccusarsi, il fatto che non vuol riconoscere il movente sessuale e quindi sa che fin quando non lo farà non sarà mai creduto. Il fatto che c'è una ricostruzione plausibile, coerente con i tabulati, per cui egli possa aver aggredito e sopraffatto la nipotina nel garage fra le 14,32 (arrivo di Sarah) e le 14,39 (ora in cui Sabrina è uscita sotto la veranda e lo ha sentito trafficare all'ingresso del garage e ha scambiato a distanza delle parole con lui). E ci sono ancora altre circostanze come il fatto che egli trova sempre il modo di dare la colpa a qualcun altro (es ex avvocato ed ex consulente) per i suoi riprovevoli comportamenti.
Addirittura ha avuto la sfrontatezza di rinfacciare ai pm di non credergli, dopo di essersi guadagnato la patente di BUGIARDO PATOLOGICO. E lui sa bene che questo è il modo migliore per affossare ancora di più la figlia e la moglie.
Su queste circostanze e relativi quesiti da me posti lei ha sempre glissato.
Per cui finora tutte le sue considerazioni sono destinate a rimanere astratte teorie, che non portano a nessuna conclusione utile all'accertamento della verità.
La saluto cordialmente.

Giacomo

Giacomo ha detto...

C'è un refuso iniziale di cui mi scuso. Il commento inizia con le parole: La stimo una persona di grande cutura etc.

Giacomo

Anonimo ha detto...

Caro Giacomo
Ricambio senz’altro la sua stima. Però le conclusioni alle quali lei giunge sono contraddette proprio sul piano fattuale. Infatti
1 Non è stato trovato un solo elemento che dimostri che l’omicidio sia avvenuto in quella casa. Le confessioni dell’uomo di Avetrana hanno talmente suggestionato tutta la platea che si dà per scontato qualcosa che è diventata una verità assiomatica o un imprinting psicologico privi di riscontri.
2 Un escavatore ha recuperato un corpo dopo alcune ore di lavoro che invece sarebbe stato (tolti i tempi dell’omicidio, delle varie fasi di caricamento e del viaggio) infilato nel pozzo riaperto e poi ricoperto in pochi minuti.
3 Non c’è alcuna evidenza che ci sia stato un tentativo di violenza. A differenza di quanto da me immaginato in un precedente articolo non è neppure detto che il movente sia di natura sessuale.
4 Misseri conosceva il pozzo perché ci aveva lavorato. Nulla ci vieta di ipotizzare che l’assassino o gli assassini abbiano lavorato in due fasi. Di sicuro prima hanno predisposto l’apertura del pozzo. Misseri può essersi semplicemente imbattuto casualmente nel pozzo riaperto. Insospettito abbia allora deciso di sorvegliarlo per capire chi ne fosse l’autore e aver assistito all’occultamento del cadavere.
5 Nella letteratura esistono casi di false confessioni. Bisogna intendersi cosa si intende per bugiardo. Misseri in varie circostanze, anche nell’incidente probatorio, vedi i miei articoli, dimostra di trovarsi in uno stato di confusione, in più occasioni (come mi sono già espresso) ha manifesato “dei vissuti in cui la concatenazione tra durata, ritmi e tempi sembra lacerarsi e incespicare in una sorta di confusione angosciante e dolorosa”. Si può cioè non dire il vero senza mentire per via di falsi ricordi e di uno stato paramnestico.
6 Se lei legge bene i mei articoli io non ho mai glissato, ma anzi ho dato una interpretazione della vicenda che, per quanto sia solo un’opinione, ha un carattere organico e contiene una varietà di falsificatori potenziali di tutto rispetto. In altri termini può essere confutata in linea di principio e di fatto e dunque ha i crismi di un discorso scientifico (ma non mi sembra che sia mai stata confutata con elementi fattuali) a differenza di altre ricostruzioni che mancano completamente di falsificatori potenziali e attraverso stratagemmi convenzionalistici risultano ‘sempre fideisticamente vere’.
Gilberto

chiara ha detto...

Gilberto
due precisazioni:
- non è singolare che estrarre il corpo sia stato più complesso che inserirlo: si legge negli atti che l'escavatore si è reso necessario perchè il pozzo cisterna era costituito da una stretta imboccatura di cemento che poi si apriva sotterraneamente in una camera più ampia. pertanto all'atto dell'immissione del corpo è stato sufficiente calarlo verticalmente con l'accortezza di mantenere le braccia parallele al corpo (motivo per cui gli inquirenti ritengono ci volesse più di una persona, una che calasse ed una che mantenesse le braccia "chiuse") mentre per recuperarlo non essendo possibile la medesima operazione si è reso necessario demolire l'imboccatura in modo da renderla larga quanto la camera. pochi minuti per la prima operazione; diverso tempo per la seconda. L'imboccatura era chiusa da una semplice pietra appoggiata.
- non vi è evidenza di violenza sessuale ma nemmeno dell'assenza di violenza: l'accertamento è impossibile per il pessimo stato di conservazione del corpo. vi sono pari probabilità che violenza vi sia stata come che non vi sia stata.

a beneficio di chi voglia approfondire l'argomento dei falsi ricordi ho trovato il sito di questa professoressa statunitense (che è specializzata proprio in questa materia nell'ambito medico legale) con diverse pubblicazioni scientifiche (in inglese) sul tema: http://faculty.washington.edu/eloftus/

Anonimo ha detto...

No Chiara
Chi ha occultato ha dovuto prima ripulire dalle erbacce, togliere pietre e terra e poi nuovamente nascondere con altro materiale. Tant'è che il buco era completamente invisibile. Undici ore di lavoro per estrarre il corpo, e per nasconderlo pochi minuti? Scusa ma non regge...
Gilberto

chiara ha detto...

Gilberto:
magari hai ragione ma onestà intellettuale vuole che si consideri che le undici ore sono riferite alle intere operazioni di recupero le quali comprendono oltre alla fase di scavo anche di misurazione e rilievo (che si fanno con calma e precisione) e di organizzazione dell'estrazione in base a come si presentano il luogo e il corpo. Quest'ultimo deve venire estratto con modalità che non lo danneggino (senza scendere in particolari si immagina facilmente la fragilità della carne macerata) e che non vengano alterati i segni già presenti sullo stesso. Insomma è metodologicamente scorretto paragonare le tempistiche di occultamento e di recupero senza considerare le peculiarietà sottese a quest'ultima operazione; non ultima la mancanza di fretta a differenza della prima.
Ripeto: magari uno sfasamento incongruo c'è comunque ma di sicuro non lo è nella misura che tu indichi.

Anonimo ha detto...

@ Chiara
Ma sì, era solo un'iperbole per dimostrare una incongruità lampante. Chi ha occultato il cadavere di sicuro ha prima preparato e predisposto in modo da liberare l'imboccatura del pozzo, per potere poi in un secondo tempo calare il corpo nel più breve tempo possibile, magari non in pieno giorno. Comunque anche nel caso di una seconda fase l'operazione deve aver richiesto un certo tempo. Tutta la tempistica, a partire dal presunto omicidio in via Deledda sembra quella di un videogioco.
Gilberto

chiara ha detto...

Ecco Gilberto, ho trovato la sequenza fotografica:
http://www.lavocedimanduria.it/wp/udienza-scazzi-in-aula-le-immagini-del-corpo-di-sarah-concetta-abbandona-laula.html

come vedi all'inizio l'imboccatura è coperta da qualche ramaglia e pochi centimetri di terra (e sassi, non si vedono ma ce lo dicono) il tutto rimosso a mani nude. Quindi vengono fatte le misurazioni esterne e quelle interne tramite una telecamera calata nel pozzo con una corda (e qualche altra operazione che non identifico fatta con due tubi). avuta contezza della conformazione del pozzo e della posizione del corpo, con la ruspa si procede ad abbattere progressvamente il collo del pozzo scavando per diversi metri (tanto che alla fine scendono nella buca tramite una scala) fino ad essere praticamente a livello con il corpo, e si vede che l'imboccatura ora ha la dimensione della camera; in questo modo il corpo verrà estratto così come giace. A questa fase aggiungi quelle "canoniche": recupero materiale della salma, primo esame esterno superficiale della stessa e sua ricomposizione nel contenitore d'acciaio, scandagliamento della pozza per il recupero di eventuali reperti (nella specie collanina); a questo punto si procede alla nuova messa in sicurezza ed isolamento del sito. Solo a questo punto le operazioni di recupero sono finite e viene formalizzata l'ora di conclusione. Risultato: un fracasso di ore.
Capirai che non può nemmeno lontanamente paragonarsi questa operazione con quella dell'infilare un corpo in un buco e ricoprirlo di sassi terriccio e sterpaglie!

chiara ha detto...

abbiamo postato in contemporanea...

Giacomo ha detto...

Egr. Dr. Gilberto,
La ringrazio dell'attenzione che ha voluto dedicare al mio commento e della sua risposta.
Vedo che comunque non mi ha risposto sull'accusa alla figlia Sabrina, sangue del suo sangue, che egli sa innocente. Sulla ritrattazione fatta in modo tale da non essere creduto, dai mille indizi che egli ha sparso fin dall'inizio a carico di quante più persone poteva: mettere la pulce nell'orecchio degl'inquirenti fin dall'inizio con la frase estemporanea ed ambigua "non lo dite a mia moglie!", la corda messa nell'auto della moglie Cosima, le telefonate fatte al fratello e al nipote, il cercar di coinvolgere Sabrina con la scusa del ritrovamento della sim. E addirittura il capolavoro del criminale puro, gettare la colpa sulla figlia innocente, con delle calcolate esitazioni per indurre negl'inquirenti l'impressione che fosse un padre straziato, ma dall'etica antica: ti voglio tanto bene figlia mia, ma la mia straziata coscienza, il mio dovere di persona perbene m'impone di dire che sei tu l'assassina.
In realtà se di lacrime di plastica si vuole parlare sono proprio le lacrime presunte di Misseri (io non le ho mai viste).
In realtà, essendo come Lei ha ben detto, un anaffettivo, Misseri non ama nessuno e nemmeno sé stesso. Altrimenti non avrebbe combinato quello che ha combinato.
Ha avuto un unico momento di verità e di cedimento quando ha confessato tutto il 6 ottobre.
Dopo il delitto, lui si è andato aggrappando alle persone circostanti, come un naufrago si aggrappa allo scoglio o ad una zattera. E non ho detto a caso "scoglio" e "zattera", cioè cose. Perché per lui che abbia di fronte una persona o una cosa non fa differenza.
Purtroppo Misseri si è trovato di fronte degl'inquirenti troppo giovani ed inesperti, che si sono lasciati travolgere, da una lato, dall'onda dell'emozione popolare e, purtroppo dall'altro, dall'ambizione e dalla voglia di protagonismo, insita in ogni essere umano.
Che Misseri sia un bugiardo sistematico lo ha detto il prof. Meluzzi, illustre psichiatra. Io non ho nessuna competenza in merito per asserirlo.
Di questa triste vicenda, di competenza stretta di giudici e psichiatri e riguardante uno psicopatico omicida, come purtroppo altre ci sono state e ci saranno nella storia della criminologia, si è gettata l'informazione per fare a brani degli esseri umani innocenti, in particolare Sabrina Misseri e Cosima Serrano, che hanno l'unica colpa di essere le parenti più strette e che quindi erano necessariamente presenti nelle immediate vicinanze del delitto.
Mi scusi lo sfogo, ma io mi sono documentato per esempio esaminando le ordinanze di custodia cautelare e ho assistito al sorgere ed al rafforzarsi del pregiudizio contro Sabrina, leggendo proposizioni aberranti sotto il profilo logico e scientifico (tabulati), cambiamenti radicali di ricostruzione del delitto, ottenuti inducendo la variazione di testimonianze tutte in direzione di tesi precostituite, che partivano dal presupposto che Sabrina Misseri fosse un'evidente assassina.
Ecco, nulla togliendo alle Sue pregiate analisi ed alla profondità ed acutezza delle Sue considerazioni, ho ritenuto di spiegare perché, pur concordando sul fatto che Sabrina e Cosima siano perfettamente innocenti, ho dei fortissimi dubbi sulla circostanza che anche Misseri non sia responsabile.
La saluto con stima.

Giacomo

Anonimo ha detto...

Caro Giacomo
Nessuno ha la verità in tasca. Per questo siamo qui a dibattere e commentare. Sull'innocenza di Sabrina e Cosima lei sfonda una porta aperta. Su Michele Misseri non ci troviamo d'accordo. E' un fatto che lo stesso comportamento può essere riguardato da diversi punti vista. Però dovrebbe essere d'accordo con me che una perizia psichiatrica avrebbe potuto chiarire la personalità dell'uomo di Avetrana ed eventualmente falsificare la mia ipotesi. Ho apprezzato molto i suoi interventi in difesa di Sabrina e Cosima. Ricambio la sua stima.
Gilberto