sabato 14 dicembre 2013

L'Italia cambia verso: ora agli italiani piacciono i boy scout...

Articolo di Gilberto Migliorini



Cerchiamo di esser seri. Chi può aver credito nel Bel Paese? Un uomo di cultura? Un uomo di scienza? Un uomo di legge? No. Il fascino è quello dell’uomo di mondo… il piccolo mondo antico (e moderno). Quello della battuta pronta, del proverbiale truccatore che squaderna un make up da politico d’assalto (l’assalto a quell’italico mondo dei luoghi comuni, delle citazioni (in)dotte secondo il verbo italiota delle suggestioni mediatiche e dei rotocalchi che fanno sognare. Quei mondi improbabili del vogliamoci bene, l’embrassons nous per trovare finalmente la quadra, il sorriso interessato di chi non ci azzecca neppure quando finge di raccontarla giusta. Quel vizio perseverante dell’italica gente a dar credito all’eccentrico, al capzioso, allo stupefacente… il barocco stravagante e bizzarro. Insomma tutto quello che ha sapore delle novità, il gusto un po’ demodé della minestra riscaldata spacciata per la pietanza miracolosa, quasi un farmaco dell’anima. In fondo basta poi un bel nome alla francese, un pizzico di sincretismo culturale, un po’ di pinzimonio e voilà il piatto è servito.

La novità è quella bella porzione di spaghetti rabberciata con un sugo all’arrabbiata, rettificato con panna e mascarpone, magari speziato con qualche intingolo esotico, qualche ingrediente afrodisiaco. Un intruglio assemblato con tutti i rimasugli, già lì da un po’ a poltrire nella dispensa, che miscelati a dovere, con quel savoir-faire di una presentazione stravagante e originale (quanto basta), vaga di intenti ma d’enfasi spavalda, fanno del più classico degli intrugli indigesti un menù da take away… Sì, dà perfino l’dea che trattasi di nouvelle cuisine, di una prova del cuoco con tanto di ricetta e galateo, l’immancabile zibaldone dove un sontuoso baccalà al cioccolato fa la sua suggestiva e sconvolgente apparizione. Proprio come in certe apparizioni mariane il candidato del talent show culinario salta fuori come un coniglio dal cappello, e bisogna vederlo come rosola e sfrigola in padella… 

L’elaborata preparazione si avvale in realtà di pochi ma collaudati ingredienti, quelli ai quali il pubblico, da ancestrale memoria cine-televisiva, è stato così ben assuefatto dai valletti delle tribune elettorali a mandar giù come squisitezze, le porcherie da festival del fast food. E basta girovagare per la tv e sono sempre lì, inossidabili, instancabili e intramontabili… a tutela di quel buon senso antico, di quella medietà e moderazione che attinge dai più insulsi ed ipocriti luoghi comuni conditi con assennata e calcolata nonchalance. Per carità, basta così poco per aver successo nel quotidiano italico sistema culinario. Altro che cucina regionale, altro che dieta mediterranea… si tratta di allettare le papille gustative impigrite dai temi monocordi e ripetitivi del liberalismo, dell’anticomunismo, del liberismo, del celodurismo, di quel sano buonsenso fatto di moderata eversione o di eversivo moderatismo… con l’aggiunta di quel tocco fantasioso e accattivante, lo scatto di orgoglio del coraggio estremo e della virilità proteiforme e feconda... Rocky mountain oysters (testicoli di toro) altrimenti detti balls of steel, saltati o in fricassea si sciolgono in bocca che è un piacere. Basta lasciarsi guidare e le palle di acciaio sono come attributi in un gigantesco flipper dove noi ludonauti un po’ per diletto e un po’ per necessità ne saggiamo la durezza nella macchina operosa e instancabile del sistema nazional-culinario.

Ma appunto si tratta di un gioco di squadra, non senza qualche spalla, un fungo ipogeo, un tubero che un naso canino miracolosamente ha subodorato come l’ingrediente nobile, nientedimenoché un tartufo. L’immagine corre di botto al Tartufo di Moliére, l’emblema della devozione religiosa e dell’amicizia disinteressata… Il moderno tartufo ha dato fondo all’armamentario talora devoto e buonista, talora sentimentale di chi ci lascia il cuore e talaltra con quel vezzo da alzarsi di buonora e di lottare su ogni pallone perché ci tocca realizzare i sogni di chi ci ha votato. A chi la tocca la tocca direbbe il Manzoni. Nello spirito italico sono infatti i topoi dell’immaginario sempiterno dove il cuore fa rima con la squadra amata, e quella fascia da capitano che rappresenta la poetica e il simbolo da sempre di quel parlare a braccia (e a gambe) secondo il linguaggio italiota, dove la metafora calcistica segna la linea di continuità, sia pure come ultima occasione, si direbbe in zona cesarini, perché alla squadra, formazione giovane come si conviene, tocca realizzare… e non ci sono più alibi per nessuno

Sì, si tratta di un vero cambiamento di prospettiva,  salutato dal grido gioioso e stupefatto di milioni di votanti che vogliono far correre il paese, per quel nuovo corso per il quale il meglio deve ancora venire, ahinoi.... All’italiano in fondo bastano solo alcuni punti di riferimento sui quali giocarsi la partita, i discorsi impegnati sono per mammolette. Dovendo scegliere tra il santo patrono o la madonna pellegrina, simboli di quella religiosità devota e fedele, e il linguaggio da novantesimo minuto nel quale si esprime tutta la genialità e la fantasia della progenie italica… si scelgono entrambi per non far torto a nessuno in quella linea di continuità tra la tradizione educativa e valoriale e quella rivoluzionaria di un nuovo schema di gioco nella filosofia illuminante che “Se gioca bene il capitano, gioca meglio la squadra; se gioca bene la squadra, è più semplice il lavoro del capitano”. Si tratta davvero di un verbo rivoluzionario, di un diverso modo d’intendere e interpretare la politica attraverso quel parlare come nel messaggio evangelico che intendono anche gli indotti, che apprezzano anche le anime innocenti, con quell’acume semplice e diretto ma pregno di echi profondi e significanti. L’ora o mai più risuona come una sorta di nemesi e di ammonizione, la volta buona… perché la partita è aperta.

L’italiano insomma, è il solito pirla da ammaestrare usando l’unico linguaggio che conosce davvero bene, quello degli schemi tattici, dei moduli, dell’allenatore e della panchina… (linguaggio non del tutto originale nel ventennio appena trascorso rimembrante le fulgide performances di altri quattro lustri) ma con l’aggiunta di un folcloristico coinvolgimento dell’elettore nella campagna acquisti e financo nell’esprimere: cosa vuoi che succeda domani? E che caz… Fare presto le riforme con quell’acume radicale e sovversivo, sì introducendo quel nuovo schema d’attacco, rinnovamento generazionale, rottamazione della difesa asfittica, per una squadra che corre verso il cambiamento, con fiato e costanza. Il mondo ci chiedeva il pareggio del bilancio, rimettere in moto la crescita, riforme serie, innovazione sviluppo e lavoro, la ricetta è semplicemente quel colpo al cerchio e quell’altro alla botte, e suvvia non deroghiamo al rigore… perché di tutto un po’ e vien fuori un piatto da Terza via semplicemente aggiungendo un buco intermedio alla cintura per una dieta a punti, perché Tav o noTav: questo è il problema da risolvere amleticamente con una subduzione, un ragionamento che dispensa a tutti una bella pacca sulle spalle e per nessuno vien meno una educativa tirata d’orecchi per salvar capra e cavoli e accontentare perfino rivoluzionari e benpensanti, bigotti e mangiapreti. 

Perché, vivaddio, siamo tutti parte di una grande famiglia, le alleanze si fanno in fieri, senza quei moduli bizantini che sanno tanto di schemi tattici obsoleti. Tutto in nome del programma: convincere gli elettori, allargare le alleanze, trovare le formule più suggestive per dire tutto e niente, per stare abbastanza sul vago, per far rientrare perfino il diavolo e l’acqua santa nello stesso schema programmatico. È quel bel mediare perfino coi nemici di un tempo, mediare perfino con se stessi, tanto la filosofia è quella dell’imparare facendo; insomma, quel colpo al cerchio e quell’altro alla botte. E così si può senza reticenze e falsi pudori parlare finalmente di innovazione e futuro dei giovani. Il folgorante aforisma di Jack Benny (comico e attore statunitense): Gli scout sono bambini vestiti da cretini guidati da cretini vestiti da bambini (A scout troop consists of twelve little kids dressed like schmucks following a big schmuck dressed like a kid) si attaglia alla perfezione al palinsesto Dio, Patria, Famiglia, La Chiesa, l’Europa insieme a quella (promessa lupetto) di osservare le leggi del branco e fare ogni giorno una buona azione a vantaggio di qualcuno, ovvero: fare un favore a qualcuno ogni giorno (promessa coccinelle). 

Insomma, quel civismo responsabile, quell’imparare facendo l’esploratore laborioso e perseverante, cortese e cavalleresco, accendendo il fuoco e localizzando il nemico. È davvero il piccolo mondo antico rivisitato secondo i canoni di una modernità fatta di frasi fatte e ad effetto, di petizioni di principio, di pseudo sillogismi, di tutto un po’ ma con quel criterio d’affezione di un elettorato ormai irrimediabilmente assuefatto allo slogan e alla fiction.

C’è un fantasma che si aggira per l’Italia, parafrasando Marx, è lo spettro di un elettore che ormai confonde l’attore della politica con la politica di un attore. Sì, piace quella maschera un po’ gigionesca, così piena di humor calcistico, piace quell’estro da funambolo delle idee vuote e ariose che volteggiano come cerchi e birilli senza peso, piace quella souplesse dell’antigravità che con un  semplice slogan ti solleva il mondo come un fuscello, piace quella promessa di giovane prestigiatore ruspante che nell’altra mano, e senza far misteri, tiene in  mano la magia. Dal vecchio clown incartapecorito e sul viale del tramonto al nuovo pagliaccio riveduto e corretto, aggiornato secondo il criterio che bamboccione è bello, perché ogni scarrafone è bello a mamma sua. Un nuovo armamentario di giochi di prestigio, quelli vecchi e obsoleti, ormai prevedibili e stucchevoli, hanno stufato. Il nuovo look che l’italiota predilige è quello del giovane ruspante in carriera che si fa le ossa direttamente sulla pelle del paese. In fondo che c’è di meglio di un esperimento di levitazione paranormale con doppio o triplo salto mortale, sparizione di Palazzo Madama, escapologia, fachirismo…

Un paese che ormai pencola tra Scilla e Cariddi di un mare tempestoso dal quale di illude di approdare in qualche atollo corallino, come se invece che in Italia ci si trovasse alle isole Marshall. Il risveglio questa volta, trattandosi appunto dell’ultima spiaggia, la vana promessa che questa volta il cambiamento sarà garantito, l’estrema occasione come da slogan certificato, sarà davvero dei più amari, l’ennesima illusione di un elettore addestrato ormai soltanto alla partita di calcio e al reality show.               Articolo di Gilberto Migliorini

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8 commenti:

PINO ha detto...

@ Gilberto carissimo,
Raramente ho commentato i tuoi articoli, ricchi di un virtuosismo letterario, non sempre alla portata delle mie modeste capacità intellettuali.
Di quest'ultimo, invece, ne condivido persino i punti e le virgole.
Sono certo che anche l'autore che sentenziò: "L'uomo, noiosamente si ripete", ti darebbe ragione.
Solo una domanda: perchè spesso ti riferisci agli "italioti", e poco agli "italiani"?
Mi pare che gli "italioti" abbiano lasciato tracce indiscutibili della loro civiltà, figlia diretta di quella egea, prima che Roma assumesse le proprie, postume sembianze.
Saluti cordiali, Pino

Anonimo ha detto...

Carissimo Pino
Hai ragione riguardo ai coloni di lingua greca che si erano stabiliti nella penisola italiana, ma io non mi riferivo certo a quegli italioti, ma a questi italioti, differenza caratteriale e culturale che non riguarda né un’area geografica (la Magna Grecia) né un riferimento storico, ma soltanto, per così dire, le idiosincrasie e le inclinazioni di tanta parte degli italiani. E poi ammetterai che italiota ha un suono aulico e solenne come conviene per un italiano di larghe vedute e pensieri profondi. Grazie per l’apprezzamento. Comunque anch’io condivido i tuoi commenti ironici e disincantati.
Ciao Gilberto

Vito Vignera da Catania ha detto...

Carissimo amicone e compagno di mille avventure che ti debbo dire?che come al solito sei immenso nel argomentare fatti e personaggi del passato e di oggi,di un Italia che fu,e di quella che sarà in futuro,del nuovo che avanza,dei giovani che promettono tanto,di un Italia che caduta in basso sarà in grado di rialzarsi per correre e per conquistare quel posto che gli compete tra le grandi potenze.Certamente servono uomini con i cosiddetti "balls of steel",perché quelli servono in questo momento un po drammatico per la nostra economia.Devi saper fare tutto,uno di quegli uomini che non devono chiedere mai.Ti devi attirare la simpatia degli elettori,il pubblico che ti applaude ad ogni uscita,però devi saper mantenere le promesse,altrimenti sarai messo da parte.Ciao caro Gilberto e ti auguro una buona Domenica.

Anonimo ha detto...

Caro Vito
Era un po' che non ti sentivo e a dire il vero ero un po' preoccupato. Se vuoi scrivermi puoi chiedere la mia e-mail a Massimo, così potremo raccontarci le novità in privato.
Ciao
Gilberto

Vito Vignera da Catania ha detto...

Grazie caro Gilberto,sarò lieto di raccontarti le ultime novità,altrimenti l'amicizia a cosa serve? Presto avrai mie notizie.una telefonata non allunga solo la vita,ma fa scoprire tante cose.Un caro abbraccio dal tuo amico Vito

Vanna ha detto...

Come non condividere il tuo scritto Gilberto!

Siamo veramente arrivati all'ultima spiaggia dove siamo arenati guidati da un equipaggio di Giovani Marmotte mandate in affondo da quelli che stanno nella stanza dei bottoni.

Il boy scout non mi piace punto e se sta lì ce lo hanno messo come comparsa di una classe politica ormai indegna di rilievo ma imbalsamata e sempre pronta a risuscitare al suono delle magie di re Giorgio.

C'è una tessitura intrecciata da lontano per l'Italia, tutto è stato organizzato con lungimiranza per arrivare a questo punto.

Porcellum anticostituzionale,
Parlamento anche,
Presidente anche,
il Popolo tenta di compattarsi e
Alfano minaccia!
Il boy scout propone.
Beppe Grillo potrebbe essere incarcerato e qualche manifestante dei forconi pure
Berlusconi invece sta lì ancora.
Se questa non è una pre-dittatura
cosa è?

E i media stanno a guardare quello che a loro vien detto di guardare.

Nel frattempo abbiamo 5 vulcani attivi sul suolo italico.
Altrettanti sotto il mare che vengono siringati per prendere energia.

Sciami sismici forse sollecitati...

Mi fermo qui aspettando rivolte trasparenti che nessuno vedrà.

Anonimo ha detto...

Cara Vanna
Sei addirittura più pessimista di me, ma a pensarla male ci si azzecca. Purtroppo non si vede neppure uno squarcio di azzurro. Però non si può mai sapere... alle volte toccando il fondo si può anche risalire... Il problema è che non si sa quanto fondo sia il fondo...
Ciao
Gilberto

magica ha detto...

buongiorno a tutti-
renzi ha avuto coraggio da vendere, sopratutto perchè sapendo, lui di avere molta chiacchera, e pochissimo sapere di politica ., si è buttato ed ha battuto il ferro finchè non ha avuto risultati .
se fosse capace di risollevare l'italia dalle sue magagne saremmo tutti contenti . ci sono troppe cose che lui dice saranno fatte .
le stesse promesse che fecero gli altri prima di lui. solo chiacchere . e fatti non se ne videro ,
-- ho letto in giro " un tipetto con i calzini bianchi e piedi puzzolenti ahah .
poi le sue corsette in bici , pure la dimestichezza con la tastiera del pc. mi danno l'impressione che sia un esibizionista .voleva far vedere che è bravo ma anche umile , va' in bici .. invece di una macchina di lusso . secondo me ce l'ha in garage .