giovedì 13 marzo 2014

Pinocchio Gran Ciambellano del tavolo Rotondo (Discorso ai Borogavi) - Seconda puntata

Articolo di Gilberto Migliorini

C’era molta animazione nella città degli Acchiappa-citrulli. Pinocchio, alias Gran Ciambellano del tavolo rotondo, aveva in animo grandi riforme da fare insieme ad Arlecchino e Pulcinella. Aveva scritto un programma politico articolato e punteggiato da presentare di fronte al Gran Consesso dei Borogavi (la camera alta del regno del giovanissimo sua maestà e unico imperatore Gigetto II). Riportiamo per esteso il suo impegnativo discorso trasmesso in diretta in tutto il paese dei Barbagianni.
pinocchio 26


"Signor presidente del Gran Consesso, onorevoli Borogavi tutti, eccomi qui a ricevere fiducia per l’oneroso incarico di dare consistenza alla magnificenza di questo luogo fisico, di grande bellezza e illustri tradizioni, per quanto non sia bello ciò che è bello ma sia bello ciò che piace, aula di antico e nobile lignaggio, nonostante sul viale di un bellissimo e suggestivo tramonto. In pulcro loco est magnum gaudium. Scusate la citazione forse imprecisa che riporto a braccio. Ma lo sapete che viviamo tempi duri e onerosi, non bisogna andare troppo per il sottile. Se fin qui abbiamo sognato, da oggi occorre fare sogni ancora più grandi, ma concretizzandoli con brutale franchezza: il paese è diventato un posto di merde, per dirla alla francese, mica che qualcuno mi faccia un rimprovero per usare un linguaggio non conforme a questo tempio di sublime pulcritudine.
Chiedo la vostra fiducia (con un gesto controcorrente, audace e innovativo), a tutti voi che lo sapete (ve l’ho detto e ve lo ripeto), state per andare in pensione (per carità… meritatamente e senza pregiudizio), stendiamo finalmente un velo pietoso sulla camera mortuaria, chiudete volontariamente e con un atto di estrema gentilezza il sepolcro su questa storica e sublime istituzione che tanto ha dato di lustro e di gioia a tutti noi. Non ve lo chiedo solo io, ve lo chiede tutto il paese dei Barbagianni. Fosse per me vi terrei ancora lì, a fare memoria in questo luogo austero e così ricco di storia e di auliche tradizioni, ma lo sapete che il momento è grave e lo chiede a gran voce quello che ha di più grande il paese, la tolleranza e il rispetto per le altre idee, a differenza di certuni (meschini) che non la pensano come noi (peccato per loro che non vogliano scendere a patti e ragionevoli compromessi). Vi chiedo dunque un atto di modestia, di altruismo… e di obbedienza, di dare fiducia a chi vi vuole offrire un gaudioso trattamento di quiescenza. Perché noi siamo orgogliosi delle regole che ci siamo dati e che altri vorrebbero cambiare... passando magari proditoriamente per una riflessione e revisione del testo della nostra gloriosa costituzione addirittura mediante consultazione popolare. Certo, possiamo anche ascoltare quello che hanno (e che avete) da dirci, ma poi bisogna andare tra la gente, e io lo faccio quotidianamente nel mercato sotto casa e davanti alle scuole, ma spesso anche per via telematica twittando e arzigogolando nell’etere, e il risultato è chiaro per chi sa leggere tra le righe e ha la sensibilità per tradurre il grido di dolore che sorge dal paese. L’analisi statistica e multifattoriale inequivocabilmente conduce a un risultato univoco e certificato: il paese è allo stallo, boccheggia, è nella merde, per dirla nuovamente alla francese. Bene, anzi male. Bisogna dare una bella sterzata, un dérapage per non andar fuori strada. Là fuori c’è un paese bello, e sottolineo bello, per dire vivo, brillante e creativo, gente meravigliosa, papà e mamme sublimi (per carità non sto adulando nessuno, non so nemmeno se siamo in diretta televisiva). È un paese che ci sopravanza, ricco di idee, e noi gli andiamo dietro, pieno di iniziativa, e noi non gli stiamo neanche sulle ruote. Vivaddio! Basta farci trainare! Mettiamoci in campo, governiamo finalmente, trainiamo un po’ anche noi. Basta elezioni taroccate, basta regole truffaldine, basta inganni… siamo ad un bivio, non si ha paura di presentarci al giudizio del paese, confrontarci sempre, ma… à la guerre comme à la guerre… occorre prima cambiare le regole, modificare il modello di rappresentanza, trasformare gli organi, riqualificare gli statuti, riscrivere le norme, cambiare i freni, revisionare il motore, ritinteggiare queste aule sorde grigie e disadorne, riscrivere la netiquette, edificare le scuole, alfabetizzare ed evangelizzare… ripulire i cessi… e noi vivaddio siamo qui per questo ma in una giusta prospettiva perché per farlo non basta un mese, anni, lustri, secoli… occorre il tempo necessario per portare finalmente il paese fuori dalla merda (e scusate se è poco e perdonate se questa volta mi si è sdrucciolata la ‘a’ invece della ‘e’). Tra qualche annetto si tornerà all’investitura elettorale dei nostri amati concittadini, quando finalmente si sarà pronti e bene in palla. Urge un cambiamento senza tentennamenti, perché come ha detto un illustre e indimenticato artista della bicicletta “l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare”. Chiedetelo a quelle mamme che giornalmente rabboccano le coperte ai loro frugoletti, a quei papà che conducono all’asilo i loro bambini, a quelle nonne che danno un bacio ai nipotini prima che si addormentino. No, non possiamo permetterci rinvii, non possiamo deluderli. Dite a quelle nonne che questo è il bacio del Gran Ciambellano, dite a quei papà che da adesso il Gran Ciambellano li segue con amore tenendoli per mano, dite a quegli scolari che attendono una parola di guida e di conforto che saremo lì a raccontar loro una buona novella. Date a tutti l’annuncio… che Noi si sta per rispondere alle richieste che sorgono impellenti in tutto il Paese. La tv dice che qui tutto va male e altrove, negli altri principati tutto va bene e per il meglio. Ma è falso e tendenzioso. Non è vero. Se guardiamo le cose in prospettiva tenendo conto del più e del meno, del sopra e del sotto, del maggiore e del minore, del prima e del poi, del vicino e del lontano, del tutto e del niente… possiamo vedere la situazione del paese sotto una nuova luce piena di speranza. Si tratta di contestualizzare, relativizzare, ridefinire, riconsiderare, ristrutturare e rabberciare… e finalmente abbattere. La parola d’ordine per poter ricostruire è demolire e rottamare. Ce lo chiedono i cittadini. Diamoci precise scadenze, passaggi puntuali, tappe, itinerari scanditi, organigrammi, il tutto ben organizzato e senza piangerci addosso. Smettiamola di lamentarci, e allora, carissimi e nobilissimi Borogavi, finalmente potremo dire, vivaddio non siamo più nella merda (stavolta senza sdrucciolamenti). E badate che non mi aggrappo alla delicata situazione internazionale (e ne avrei di cose da dire e di giustificazioni da dare…). Occorre raccontare, sistemare, ribaltare, destrutturare senza tanti patemi d’animo. Quando finalmente avremo abbattuto tutto per benino, potremo guardare al futuro con lungimiranza, immaginare un grande disegno, una visione sublime del nostro futuro. Onorevoli e imperituri Borogavi, occorre dare una prospettiva alla nostra patria, proprio cominciando da qui, chiedendo a tutti voi anime sublimi e di provata esperienza, sia pure un po’ incartapecorite rispetto a me che porto ancora i calzoncini alla zuava, di passare a miglior vita (politicamente parlando) per il bene del paese, e senza tante cerimonie. Dibattiti, referendum, elezioni… eh, che saranno mai? Carnevalate, il paese non può aspettare. Stanotte, pensando e almanaccando di questo giorno memorabile, ho fatto un sogno. Ho sognato una scuola nuova, una scuola che educhi per davvero. Sì onorevoli, una scuola che investa nel capitale umano. La ricetta per trasformare il nostro bel paese ancora non ve la posso dare, ci stiamo lavorando alacremente, posso solo indicare innovazione e lavoro, scuola innovazione e lavoro tutto on-line e un fisco amico del cittadino. Processi veloci come il lampo. Come? Ci si sta lavorando, alacremente. E poi, per carità, mica si vuole dire che il Consesso sia un inutile orpello. Di grazia no, mica si scherza, ci mancherebbe.... Da migliorare, certo, da restringere all’uopo, da ridimensionare per renderlo snello, da riqualificarlo e liofilizzarlo, da sfiatarlo e dimagrarlo, da concentrarlo e depotenziarlo, da rottamarlo solo un po’... insomma, da ridurlo e smoccolarlo quanto basta. Un’operazione di restyling della rappresentanza per dirla papale papale. Ce lo chiedono le mamme e i babbi e financo, negli altri paesi, i Barbapapà. 

Concludo onorevoli.

Mi piacerebbe parlarvi della cultura, della nostra identità. Voi avete mai visto la faccia di qualcuno che si è lasciato interrogare in un museo, di fronte a un’opera d’arte? Avete mai visto il suo sguardo? Vorrei potervelo dire... mi vengono i brividi. Si tratta della nostra identità. Omologazione e integrazione. Opportunità senza fine, posti di lavoro. Se non vogliamo disintegrarci, come quei poveri bambini senza mamma e papà, la bellezza salverà le nostre tasche di sicuro. Come? Di grazia, questo luogo, quest’aula di grande storia e tradizione, sarà il nostro museo, coinvolgeremo i privati, sarà un vero affare.

Concludendo davvero.

Voglio dire a questo Consesso di aulenti e vermigliosi scanni di altezzosa e probante armonia che sorgono giulivi e fieri ricordi di un tempo che fu, ora non più, non più, ma che ferale e linguale s’avanza il gran giorno di prospettiche aurore. Bimbi, mamme e papà cantando do re mi fa sol là, maestri e scolari recitando ei ahi a la là. Sì, onorevoli Borogavi, questi luogo bello e solenne sarà un mausoleo, verranno turisti e scolaresche in visita a ricordare il tempo che fu, ora non più, non più…"


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1 commento:

Anonimo ha detto...

(Il riffritore)
Le Banche con speculazioni sbagliate hanno innescato la recessione
i Governi Europei e la BCE le premiano.

Mentre Le Banche negano i finanziamenti alle piccole e medie Aziende
Vere colonne portanti della nostra economia .
( il boom economico del dopo guerra lo si deve a loro)

Senza prestiti molte aziende rischiano il fallimento
Aumentando cosi la disoccupazione.

La priorità per Governo e multinazionali? è abolire l’articolo 18

Nel frattempo per tirare su il morale si sente parlare solo di licenziamenti.
i Governi per riattivare l’economia dovrebbero aiutare l’imprese
in automatico anche le Banche si ricaricherebbero.
Ma ai nostri giorni viene fatto tutto il contrario l'unica cosa concreta ?
È Il malaffare dilagante perpetrato da speculatori - Banche – e da chi ricopre cariche istituzionali ( con danni incalcolabili per il Popolo)

Il Popolo per tutti gli abusi subiti dovrebbe chiedere Giustizia chiamando in causa tutti i parassiti che in 64 anni di repubblica si sono arricchiti rubando al Popolo la punizione dovrebbe essere di esempio e non depenalizzata come avviene oggi permettendo a gli avvocati di menare il can per l’aia sino alla prescrizione del reato.
PS il Giudice quando condanno Pinocchio gli disse io quando ho fame non rubo.???????Vittorio