mercoledì 19 marzo 2014

L'affaire Ucraina e la crisi del modello americano

Articolo di Gilberto Migliorini




Nell'affaire Ucraina c'è qualcosa di comico, paradossale, oltre che di drammatico. Al di là di una apparenza che allude a un vecchio copione, quello che può ricordare Alexander Dubček e la Cecoslovacchia del 1968, in realtà il capovolgimento è palese: con il plebiscito della Crimea è proprio Obama a sembrare Brežnev, e Putin un liberal che difende il diritto delle minoranze alla autodeterminazione. Non importa quale sia la verità, che è sempre molto più complessa di quanto appaia in superficie, quello che importa è che la strategia americana basata sull’espansionismo, sul controllo delle materie prime, sulle trame dei servizi segreti, sulla pianificazione a colpi di spot, sull’ingegneria politica secondo i procedimenti della propaganda e della retorica della sicurezza contro il terrorismo… ha ormai raggiunto il suo culmine. Con l’11 settembre il dubbio che, da ancor prima dell’omicidio Kennedy, sia in atto una colossale sceneggiatura ha cominciato ad insinuarsi nella coscienza collettiva mondiale, perfino quella del popolo americano, anche se il sospetto della gente non sempre viene esplicitato in modo palese.

Nelle masse è più che altro un sentimento torbido e oscuro, una precognizione di quello che può ancora accadere. I recenti scandali in materia di spionaggio, su tutti i cittadini del mondo, ha poi insinuato ulteriori interrogativi sulle modalità di ‘protezione’ del gendarme del pianeta che comincia ad apparire anche ai più sprovveduti come un pericoloso tutore, un defender che ricorda certe organizzazioni dedite al malaffare… La Russia non è né l’Irak e né la Libia, né la Serbia o la Siria, né Panama o l’Afghanistan… dispone di un armamento bellico che seppure di gran lunga inferiore per potenza e per sofisticazione di quello dello yankee americano (che può annientare più volte i suoi nemici), può colpire una sola volta ma in via definitiva il suo eventuale competitore, e va da sé che in certi casi poco importano certe differenze… E poi adesso c’è anche la Cina che in quanto a potenza economica è in grado di tener testa a chiunque con un arsenale bellico in via di consolidamento. 

Pare un mondo sempre più simile al 1984 orwelliano nel quale gli equilibri sono quelli dello stallo con i tre paesi eternamente in lotta tra loro, e che ai cittadini del 1984 appare invece una guerra sempre contro lo stesso nemico, un progressivo avanzamento verso la vittoria. L’affaire Ucraina dimostra inoltre ancora una volta come la vecchia Europa (che come al solito va sempre al traino e al di là delle solite roboanti prese di posizioni, Germania in testa) sia poco più di uno zimbello, un’area strategica che ripete pedissequamente gli slogan del boss e non si accorge minimamente dei cambiamenti (non parliamo dell’Italia che è solo una piccola e insignificante colonia che quando parla ha la voce di un ventriloquo e che con l’attuale capo di governo sembra quella di Totò). La strategia americana del mito della frontiera e dell’espansionismo illimitato (il governo globale) e nonostante il nuovo mito dell’alta frontiera dello spazio, ha ormai raggiunto il suo limite, a meno che non voglia impelagarsi in un conflitto nucleare. Altri hanno messo dei paletti: non plus ultra. Un’economia che si basa sull’imperialismo e uno sviluppo capitalistico senza freni (che ha trasformato il pianeta in una discarica e le persone in oggetti, compreso lo stesso popolo americano) sta per entrare in crisi. Le conseguenze non sono immaginabili. 

Una America senza più espansione rischia di implodere in tutte le sue contraddizioni. Forse verrà tentato qualche espediente tipo l’11 settembre, forse qualcosa di ancor più plateale per un pubblico mondiale abituato alla fantascienza e agli effetti speciali? Ma la faccenda Crimea ci parla d’altro. Tutto appare in rapido divenire, nonostante la solita retorica sempre più spenta e con gli instancabili viaggiatori della diplomazia e del marketing che cercano di vendere i vecchi copioni e le vecchie patacche con i rituali delle sanzioni e agitando non meglio precisati provvedimenti (magari perfino un impegno bellico sul campo?). Il vero vincitore è Putin che appare come il vero moderato e per giunta alla lunga risulta più schietto di quella pletora di lacchè che ripetono le solite formule trite e ritrite, e che in passato hanno fatto presa su un’audience di bocca buona, ma che dopo le varie guerre ‘per la libertà’ combattute in giro per il mondo si è fatta un po’ meno sprovveduta (salvo per molti italioti che sono davvero impermeabili e continuano a bersi d’un fiato perfino gli intrugli indigeribili come la nuova legge elettorale approvata dalla camera). 

Le strategie creative dello script massmediatico dovranno attingere a nuovi modelli di sceneggiatura. Quali? Quella dell’arrivano i nostri non sembra più sollevare gli entusiasmi dell’audience ormai assuefatta e annoiata, meglio allora la retorica inossidabile dell’ecologismo di maniera (finto) o quella del nemico tra noi. Si tratta pur sempre di un cancro da estirpare… Le nuove strategie sembrano le repliche sempre più esauste di vecchi copioni. Il mondo mai come adesso sembra privo di direzione e preda di automatismi che ormai non sa più controllare, una macchina mossa da impulsi ciechi e (auto)distruttivi. In tale scenario spicca solo il realismo magico e la semplicità disarmante di papa Francesco, un uomo che emana carisma. Sembra l’unica novità, sicuramente un po’ poco, per credenti e non, in un teatro dal futuro fosco e disilluso.



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2 commenti:

Vanna ha detto...

Sì Gilberto, hai ragione,questa volta la politica degli States è venuta allo scoperto.
Obama sembra non avere spessore politico,ma neanche i Bush.
Anche loro burattini nelle mani di chi?

L'economia americana solida sta vacillando, e non ha in pugno né la Cina, né la Russia, né l'Iran, forse neanche l'India.
L'Europa sì, purtroppo deve condividere il Patto Nato.

Conosciamo i trabocchetti della Libertà che vendono con gli OGM, le armi chimiche, aggressioni ad hoc, minacce a chi vuole farsi i reattori nucleari.

Conosciamo le occupazioni territoriali, i blocchi di merci e medicine a chi vuole mantenere l'autonomia.

Potrebbero utilizzare i soliti pretesti, nel frattempo dovrebbero rileggersi la Dichiarazione d'Indipendenza di T. Jefferson e ricordarsi come hanno trattato i nativi americani.
Un saluto.

Anonimo ha detto...

La crisi che stiamo subendo è una crisi nata per la cupidigia de gli Economisti Americani
L’unione Europea? Invece di unirsi per studiare una strategia Comune cosa fanno
Tramano gli uni contro gli altri favorendo cosi gli speculatori Americani .

Da ignorante mi sono posto questa domanda ma La comunità Europea non doveva servire a contenere lo strapotere degli Americani sui mercati Mondiali ? perché la Germania e la Francia hanno permesso a L’America di declassare L’Italia la Spagna e la GRECIA
Tradendo la Comunità hanno fatto capire al Popolo che la Comunità Europea è una bufala
Serve solo da specchietto per le allodole.
L’Impero del Male Per risollevarsi dalla recessione Mondiale da loro stessi creata gli basterebbe
Mettere le Mani su L’Iran e poter gestire il suo Petrolio .

Sta volta però potrebbe aver fatto i conti senza l’oste La CINA non cela vedo a fare dà spettatore
Economicamente se volesse potrebbe mettere L'America in ginocchio
Le conseguenze ? Lascio a voi giudicarle.
Ps NEL SENTIERO della VITA NON CAMMINARE DAVANTI A ME
POTREI NON SEGUIRTI.
NON CAMMINARE DIETRO Di ME NON SAPREI DOVE CONDURTI.

CAMMINA AL MIO FIANCO
( FRATELLO DEL MONDO) DAMMI LA MANO SAREMO FELICI
E ANDREMO LONTANO. VITTORIO